Pokémon GO: il parere di chi non ci può giocare

La solitudine ai tempi di Windows Phone. 

Recentemente è accaduta una cosa insolita: mi sono ritrovato da solo. Questo a causa del mio telefono. Quando nel 2014 dovetti scegliere uno smartphone, mi rivolsi a chi poteva incontrare le mie esigenze lavorative. In breve mi serviva una suite di Office e un posto dove riservare tutti i miei documenti e trovarli quando ne avevo bisogno. Venne fuori che un Lumia 520 era la soluzione migliore. Un anno fa, poi, con l’arrivo di Windows 10 decisi di cambiare e optai per un “performante” Lumia 640, che oggi usa lo stesso OS presente sul mio PC. Tutto molto bello, utile per la produttività ma che mi rende praticamente invisibile a chi, in questo preciso istante si sta divertendo nel catturare Pokémon grazie a Pokémon GO. Ebbene sì: il gioco di Niantic (così come tanti altri) non esiste per Windows 10 Mobile e probabilmente mai esisterà. Questo non mi ha comunque impedito di provare il gioco e così, in una domenica di luglio particolarmente afosa, ho chiamato un vecchio amico con uno smartphone Android e siamo andati alla ricerca di mostri e palestre da conquistare.

Pokémon GO è semplicemente quello che abbiamo chiesto da tutta una vita. O meglio, quello che si avvicina di più al sogno erotico di tutti noi, che andavamo alle elementari e il pomeriggio giocavamo a fare gli allenatori con il nostro Game Boy Color: catturare Pokémon nella vita reale. Grazie alla realtà aumentata, al GPS e ad una partnership con Google Maps, tutti possono impugnare il proprio dispositivo e iniziare a cercare Pokémon dietro casa, mentre stanno andando al lavoro o in vacanza. Si tratta della versione definitiva di quella Pokémon Challenge, lanciata da Google e Nintendo come pesce d’aprile per l’1 aprile 2014. Ed è dannatamente divertente.

Di acqua sotto i ponti, da quell’esperimento di due anni fa, ne è passata veramente tanta. Ufficialmente Niantic ha pubblicato Pokémon GO solamente in Australia, Nuova Zelanda e USA ma le APK hanno già iniziato a circolare fin dalle primissime ora. E così ora non è insolito vedere un ragazzo in bicicletta che si ferma, conquista una palestra e poi se ne va. Perché il primo videogioco per smartphone targato Nintendo non si limita ad essere un gigantesco album di figurine, ma aggiunge anche qualche meccanica abbastanza soddisfacente e perfettamente in linea con il mondo dei giocatori “social”. Catturare i Pokémon va bene, ma vuoi mettere andare ai Pokéstop e raccogliere le Poké Ball e le uova segrete? Che poi per farle schiudere magari devi girare per 5 chilometri. E allora si ricomincia: motorino, bicicletta, a piedi: giri e cerchi nuovi mostricciatoli. Il PvP, per forza di cose ridotto rispetto alle versioni 3DS dei giochi creati da Game Freaks, funziona alla grande. Tutti possono avere una palestra, tutti possono provare a conquistarla. Chapeau, Nintendo. Chapeau, Niantic. Chapeau, The Pokémon Company.

Certo, nessuno è profesa e nessuno ha la sfera di cristallo in casa. Non possiamo dire con certezza se si tratti solamente dell’hype oppure se effettivamente tra un anno Pokémon GO sarà ancora così chiacchierato e giocato. Nintendo però ha fatto centro e non lo dico io, ma il mercato finanziario. Le azioni della casa di Kyoto sono volate ai massimi storici:l’ultima volta che accadeva era il 1983, anno in cui venne lanciato sul mercato il NES. Forse ora riusciamo a dare un’immagine più definitiva di quello che ha combinato Nintendo portando i Pokémon su smartphone, no?

Ancora in uno stato embrionale, Pokémon GO si appresta a diventare il primo, grande successo di Nintendo su smartphone Android e iOS. C’è chi, come me, non può giocarci a causa del suo sistema operativo. Tutti gli altri invece continuano a viaggiare e ad esplorare i vicoli delle loro città per trovare nuovi Pokémon, Pokéstop e conquistare le palestre. E vi assicuriamo che non è poco. 

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