Recensione KONA

Persi tra la neve canadese, alla ricerca di altre forme di vita.

Versione testata PlayStation 4.

Se vi piacciono le avventure inquietanti e i giochi in prima persona, KONA è il gioco che fa per voi. Se poi amate anche le atmosfere nordiche o avete avuto la possibilità di visitare il Canada e la zona del Quebec, è doppiamente il gioco che fa per voi. Ansia, mistero, inquietudine e avventure investigative si mescolano in un concentrato potentissimo nel nuovo prodotto targato Parabole, team sconosciuto ma che potrebbe avere davanti a sè un futuro radioso se decide di giocare bene le proprie carte.

Forse avete già avuto modo di provare KONA durante lo scorso anno, dato che era stato reso disponibile in Early Access su PC. Se ve lo siete perso, nessun problema: adesso è disponibile in digital delivery non solo su Personal Computer, ma anche su PlayStation 4 e Xbox One. Nella sua versione definitiva, ovviamente. Che presenta qualche incertezza di troppo, lascia in bocca la sensazione di un titolo incompiuto e rozzamente rifinito, e tuttavia non costa neanche così tanto da rinunciare a prescindere all’acquisto: 19.90 euro. Vi raccontiamo della nostra avventura in Canada nei paragrafi che seguono.

Persi tra la neve.

Il luogo che fa da sfondo alle vicende raccontate da Kona è Atamipek Lake, un posto che non è mai esistito: si tratta di una zona immaginaria del Canada collocata nel Quebec del nord. L’anno è il 1970 e da queste parti vive una comunità di nativi Cree, entrata in contrasto con il ricco industriale W. Hamilton, proprietario di una miniera di rame nella regione. E fin qui, tutto sommato, nessun problema. Ma i giocatori più attenti (e cultori del genere) al solo sentir nominare una tribù indiana avranno già capito che l’elemento soprannaturale non si farà attendere. E infatti…

È proprio il magnate a chiamare in causa il protagonista del gioco, Carl Faulbert, veterano di guerra riciclatosi come investigatore privato una volta tornato in patria. Hamilton chiede al nostro personaggio d’indagare su una serie di atti vandalici ai danni di una delle sue proprietà, dandogli appuntamento presso l’emporio locale per prendere accordi e iniziare le ricerca dei colpevoli. Il portafogli del cliente convince Carl ad arrampicarsi al nord senza fare troppe domande, ma poco prima di arrivare al luogo dell’incontro l’investigatore ha un incidente e finisce fuori strada, perdendo conoscenza. Una volta sveglio, Carl inizia a rendersi conto di essere l’unico essere umano presente nella zona, mentre la bufera di neve – straordinaria anche per un luogo così “nordico” – continua incessante.

Altro non vi diremo, sulla trama di gioco, ma avrete capito dove si vuole andare a parare: in stile Gone to the Rapture, siete ansiosamente soli tra i territori inospitali e freddi del Canada settentrionale. A parte la compagnia dei lupi, e di qualcosa d’altro, non troverete nessuno. Nessuno. E KONA gioca proprio su questo: lasciarvi spauriti, disorientati e soli in mezzo al nulla, mentre proseguirete lungo il percorso narrativo alla ricerca di spiegazioni. Spiegazioni che, alla fine, arriveranno. Sempre che vi piacciano.

Esplorazione, sopravvivenza, indagini.

Con questi tre termini è possibile riassumere l’intera avventura offerta da KONA, perchè vi ritroverete a fare (contemporaneamente o meno) queste sole tre cose: ci sarà qualche fase più di stampo action, ma poche e mal riuscite, e soprattutto nelle fasi finali: dunque le tralasceremo, non essendo fondamentali. L’esplorazione, invece, quella sì che è fondamentale: alternando ambienti interni ma soprattutto esterni, sarete costantemente alla ricerca di qualcosa (oggetti utili, prove, indizi, materiale di varia natura) nei territori canadesi immersi nella neve, cercando di non perdere l’orientamento nè di farvi sopraffare dalla paura. Paura che è per la verità soprattutto inquietudine, uno stato di ansia continua sulla quale in verità poggia l’intera produzione, e che soprattutto nelle fasi iniziali della stessa ci è sembrata particolarmente efficace.

Le fasi esplorative, tuttavia, non avverranno in un vero e proprio mondo gigantesco: KONA non è un open world, è un’avventura a livelli di ampiezza più o meno elevata, e non è previsto neppure un free-roming dopo aver concluso la trama principale (i cercatori di collezionabili sono stati avvisati). Dal momento che le temperature esterne sono davvero rigide e che dunque per la maggior parte del tempo farà un freddo cane, scaldarsi sarà fondamentale, ed è qui che intervengono le meccaniche legate alla sopravvivenza. Cercate della legna, cercate un camino, cercate dei fiammiferi, e cercate soprattutto di rimanere al caldo il più a lungo possibile. E’ vero che gli sviluppatori in termini di risorse e di resistenza fisica del protagonista sono stati particolarmente prodighi, permettendoci di esplorare più o meno liberamente e in sicurezza il loro Canada misterioso: ma insomma, se non state attenti quel poveretto del protagonista finirà comunque assiderato se non state attenti. E voi vi sentirete in colpa.

Proseguendo nell’avventura porterete avanti le vostre indagini, raccogliendo oggetti utili come note di diari, appunti di vari personaggi e vari altri elementi propri delle detective story. Senza questi dettagli sarà difficile che riusciate a risolvere i vari enigmi e puzzle proposti dal team Parabole, almeno senza arrivare a strapparvi i capelli dalla frustrazione. Varie volte ci è capitato di iniziare a sbattere la testa contro le pareti dei casolari, dal momento che non avevamo la più pallida idea di che cosa diavolo dovessimo fare per proseguire. Una nota di diario, in questi casi, può salvarvi la sanità mentale.

Belli, quei fiocchi di neve. Sul serio.

Se volete ricordarvi in ogni momento che, poeticità e bellezza narrativa a parte, KONA è pur sempre un indie, nato come indie e cresciuto come indie, ci pensa il comparto tecnico. Graficamente non ce la sentiamo di denigrare la produzione di Parabole: diamine, gli scenari del Canada ammantato di neve e misteri è stupendo, i fiocchi di neve sono credibilissimi e curate in maniera maniacale, gli elementi sonori di tipo ambientale azzeccatissimi. Eppure, già negli interni (dove il colpo d’occhio si perde e i dettagli sono a portata di uno sguardo impietoso) si vede come i modelli poligonali vacillino, i render siano quello che siano, e il comparto tecnico in generale diventa mediocre. Per non parlare dei frame, che di tanto in tanto fanno quello che pare a loro, saltano, se ne vanno, tornano, con vistosi cali soprattutto nelle zone aperte. La versione PlayStation 4 (base) di questi cali ne risente parecchio, e abbiamo notizia di analoghi vacillamenti anche sulla PRO. Probabilmente su PC la situazione sarà migliore, ma non abbiamo avuto modo di provare KONA anche lì. E sinceramente, dopo averlo completato due volte, non ne avremmo avuto neanche troppa voglia: la
storia è bella, affascinante e interessante la prima volta, ma non si presta ad essere rigiocata.

Commento finale

KONA è un titolo interessante, affascinante e ansiogeno al punto giusto. Le sue atmosfere, i personaggi e le situazioni vi resteranno impressi per un bel pezzo: peccato che la componente narrativa e l’atmosfera non siano supportate da una tecnica altrettanto solida, e che sembra soffrire parecchio soprattutto su console. Si tratta, ad ogni modo, di un’avventura investigativa (con tratti horror/soprannaturali) venduta a prezzo budget: datele una possibilità, il Canada del team Parabole saprà offrirvi emozioni adeguate al prezzo del biglietto.

Pro Contro
– Atmosfera surreale, come piace a noi
– Un Canada affascinante
– Buon comparto narrativo
– Tecnicamente debole
– Alcuni puzzle sono frustranti più che difficili
– Scarsa rigiocabilità, post game assente
Voto Globale: 70



PRO


CONTRO

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