Recensione Shadow Tactics: Blades of the Shogun

Cinque guerrieri in missione nel Giappone Feudale.

Versione testata PC.

Alzi la mano chi da ragazzino ha giocato quei capolavori degli stealth game a visuale isometrica su PC. Avete presente quei giochi in cui a colpo d’occhio avevate tutta la mappa (o quasi) a portata di sguardo, e dovevate raggiungere vari obiettivi senza farvi scoprire ed eliminando furtivamente i nemici presenti, uno alla volta? Ecco. Stiamo parlando di titoli come la trilogia Commandos, Airborne Ranger, Syndicate: tutti giochi che dimostrano o che siete sufficientemente vecchi o che avete tanto buon gusto da esserli andati a recuperare in un secondo momento.

Ma gli stealth game tattici in tempo reale rappresentano una nicchia tra le nicchie, in Europa ed America persino gli RPG vantano una schiera di fedelissimi più numerosa. Ciò non ha fatto però desistere Mimimi Productions dal provarci lo stesso, studio animato da una profonda passione per il genere in questione, a tal punto da investirci tempo e risorse. Nasce così Shadow Tactics: Blades of the Shogun. Di più: gli sviluppatori si sono attenuti alle meccaniche di base della tipologia di gioco, senza ricercare per forza compromessi con i tempi moderni al fine di attirare più giocatori del dovuto. Del resto, perché rovinare ciò che per i fan già funziona, solo per attirare nuovi (dubbi) sostenitori?

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I nostri eroi

Quando si parla del periodo Edo (1600 circa – 1868), viene subito naturale associare il nome allo sconfinato immaginario nipponico pregno di miti e leggende su ninja, samurai e Shogun. Non potrebbe essere altrimenti visto che lo shogunato, retto per quasi tre secoli dal clan Tokugawa, non solo è stato fautore di una politica feudale repressiva e isolazionista che ha comunque portato a una certa stabilità interna, ma ha anche gettato le basi per quello che poi diventerà il Giappone moderno. I ragazzi di Mimimi Productions ci portano nel 1615, quando un nuovo Shogun riesce a prendere il sopravvento. In un clima carico di astio, dissenso e instabilità politica, il nuovo Shogun assolda cinque atipici professionisti (ognuno ovviamente dotato di caratteristiche e abilità peculiari) i quali si occuperanno di sventare possibili congiure e sollevazioni perpetrate dai ribelli capeggiati dal misterioso Kage-sama attraverso una campagna molto lunga e dall’alto tasso di difficoltà.

La narrazione purtroppo è lenta e prevedibile, e non riesce nell’intento di regalarci alcun momento realmente epico. Il team di sviluppo ha cercato di puntellare questo traballante aspetto caricando i cinque protagonisti di personalità che appaiono ottimamente tratteggiate e, nella maggior parte dei casi, in netto contrasto tra loro. Ciò consente di assistere a scambi di battute ben scritte (nonché altrettanto ben recitate in inglese o giapponese, a seconda delle preferenze), tese ad approfondire il background e le motivazioni che spingono ogni singolo comprimario a sostenere la causa dello Shogunato.

Silenziosi e letali

Shadow Tactics: Blades of the Shogun comincia con la prima delle tredici mappe che compongono la campagna del gioco, adibita all’apprendimento delle meccaniche. Incredibilmente ci troviamo di fronte a un tutorial che non ammorba il giocatore, ma che è stato costruito con una eccellente: la mappa è divisa in micro aree, ognuna delle quali introduce a una nuova meccanica da utilizzare per superarla. Certo, ci sono delle brevissime pergamene da leggere, ma si agisce subito e direttamente, senza che una qualche entità superiore blocchi il gioco ogni tre secondi per spiegarci cosa fare.

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Nel primo livello facciamo anche la conoscenza di tre dei cinque personaggi che controlleremo per il resto dell’avventura: Hayato, un ninja versatissimo nelle arti della furtività. Mugen, un samurai capace di eliminare chiunque con un solo colpo della sua spada. Takuma, un cecchino abilissimo che può uccidere anche da decine di metri di distanza. I due personaggi mancanti, l’orfana Yuki, specializzata nel piazzare trappole, e Aiko, maestra dei travestimenti, sono introdotti nelle missioni successive, intelligentemente incentrate su di loro, così da permettere al giocatore di impratichirsi con le loro abilità. Del resto Shadow Tactics: Blades of the Shogun richiede proprio di imparare a leggere una situazione e decidere come agire per superarla, valutando le risorse a disposizione. Fallire significa perdere (basta la morte di un personaggio ed è game over) o complicarsi la vita enormemente a causa dei rinforzi chiamati dai nostri avversari.

I livelli verranno affrontati con queste limitatissime risorse a disposizione: appresi gli approcci e le abilità dei singoli protagonisti, dovremo studiare accuratamente ogni singolo dettaglio delle mappe di gioco, realizzate in modo eccellente, per scegliere che sentiero seguire e come agire. Potete nascondervi nell’ombra, scegliere l’approccio diretto e combattivo (che al 95% delle volte vi porterà alla morte immediata), raccogliere oggetti di interesse e ingannare i nemici piazzando trappole. L’intelligenza artificiale è uno degli elementi vincenti della produzione: le guardia sono estremamente furbe, noteranno persino la scomparsa di un nemico che fino a poco fa stava eseguendo la ronda accanto a loro. Vi sembra poco, di questi tempi?

Qualche limite lo ha chiunque

Se dobbiamo parlare anche dei difetti della produzione, il più evidente e fastidioso è la gestione della telecamera e la confusione che crea in alcune situazioni. Il gioco di Mimimi è completamente 3D, con la mappa che può essere ruotata o zoomata. Anzi, farlo è essenziale per scoprire elementi dello scenario coperti dall’inquadratura standard (comunque sempre richiamabile), che possono tornare utili in diversi modi. Ad esempio in alcuni casi si comprende la presenza di un certo percorso solo dopo aver ruotata la mappa. Questo, preso da solo non è un grosso problema, nonostante il fastidio per la leggibilità. Più grave il fatto che in alcuni casi gli elementi interattivi si sovrappongano, portando a commettere degli errori grossolani. Ad esempio ci è capitato di voler semplicemente far camminare un personaggio da un cespuglio a un altro e di ritrovarcelo invece a saltare su una sporgenza.

Dal punto di vista tecnico Shadow Tactics: Blades of the Shogun è un titolo discreto. L’inquadratura dall’alto aiuta a mascherare alcuni problemi dei modelli 3D, più evidenti quando si zooma molto. In generale, tecnicamente ci troviamo di fronte a una produzione media, capace cioè di fare il suo e nulla più. Certo, dal momento che la qualità artistica si accontenta della sufficienza, si poteva puntare almeno sul “fattore carisma”, ma il team si è accontentato dei risultati conseguiti o nei chi siamo per giudicarli? Meno convincenti alcuni dialoghi, poco adatti per il Giappone di inizio 1.600, anni in cui è ambientato il gioco: soprattutto gli americanismi sono a volte troppo evidenti e fastidiosi. Buona la colonna sonora, con bran
i particolarmente azzeccati e adatti all’ambiente e alle situazioni proposte.

Commento finale

Shadow Tactics: Blades of the Shogun è il graditissimo ritorno di un genere che avevamo ormai dato per morto. La sua difficoltà potrebbe tuttavia far desistere dopo i primi minuti di gioco i giocatori che non hanno mai provato un Commandos prima d’ora, o chi si è adattato alle sfide generalmente piuttosto sfumate dei titoli degli ultimi anni. Se però non avete paura di tentare e ritentare gli stessi livelli, studiando nemici, situazioni e dettagli dello scenario, Mimimi Productions vi ha appena fatto un grosso regalo.

Pro Contro 
– Un graditissimo ritorno
– Personaggi e narrazione interessanti
– Meccaniche intelligenti e soddisfacenti
– Telecamera a volte ballerina
– Difficoltà molto elevata
 
  Voto Globale: 75 
 
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