AMD Ryzen – Recensione AMD Ryzen 7 1800X

Introduzione: C’era una volta AMD

Con la sua piattaforma Ryzen, AMD è tornata a sparigliare le carte di un mercato fermo. In questa recensione di Ryzen 1800X proveremo a spiegarvi come funziona Ryzen e perché i processori Ryzen 7 sono le migliori CPU per le vostre configurazioni, siano esse dedicate al gaming o alla produttività.

Ci sono storie anche nel freddo mondo dell’hardware che ci piace raccontare, come quella di Apple, che spinta sull’orlo del fallimento da un management incompetente, grazie al ritrovato Steve Jobs e a quell’iPod che avrebbe cambiato per sempre il nostro modo di ascoltare la musica,  è diventata la compagnia più capitalizzata al mondo, o quella di PlayStation 3, che quasi schiacciata dall’outsider XBOX 360, qualche anno più tardi si è presa la sua rivincita, stracciando letteralmente l’avversaria in termini di vendite.

Questa potrebbe essere una di quelle storie.

Il duopolio AMD/Intel nel mondo delle CPU ha sempre garantito agli utenti grande competitività sia in fatto di prestazioni sia in termini puramente economici con prezzi concorrenziali e incrementi tecnologici di rilievo di generazione in generazione. Questo almeno sino ad un certo punto, quando, complice alcune scelte tecnologiche forse troppo azzardate, la fulgida stella di AMD ha cominciato ad appannarsi.

L’ultimo grande successo commerciale di AMD risale infatti a più di un decennio fa, quando la mitica serie di processori Athlon, rappresentò una alternativa altamente competitiva in termini di performance e soprattutto in termini economici ai Pentium di Intel. Sul finire del 2005, proprio grazie allo straordinario successo dei processori Athlon, la compagnia di Sunnyvale registrò profitti eccezionali e soprattutto una fiducia del pubblico che fece oscillare le granitiche certezze di Intel.

L’arrivo della piattaforma Bulldozer e poi di Vishera, però, segnò l’inizio di un momento davvero complicato per la compagnia che si è protratto fino ad oggi. La famiglia di processori FX basata su un processo produttivo a 32nm (e 28nm poi) introduceva per la prima volta nel mercato consumer un processore a 8 core basato su un’architettura che, sulla carta, avrebbe dovuto avere vita facile contro quella a “soli” quattro core di Intel; l’architettura CMT (Clustered Multi-Threading) si rivelò però molto meno efficiente e performante di quella “Core” di Intel, basata invece su una architettura Simultaneous Multi-Threading (SMT).

Il CMT di AMD, in buona sostanza, permetteva la condivisione di alcune parti del processore con due threads, mentre altre restavano uniche per ciascun thread. Le potenzialità di Bulldozer, pertanto, variavano in ragione dell’ottimizzazione con cui il codice dell’applicazione era scritto. Affidarsi però alla buona volontà degli sviluppatori, tuttavia, non è mai una scelta saggia e la conseguenza fu che ben pochi sviluppatori, anche considerando la minore base installata di processori FX, si cimentarono nell’impresa di ottimizzare i propri prodotti per questa piattaforma.

Fall and Ry(zen)

Incapace di controbattere allo strapotere di Intel sul piano delle prestazioni ma anche sul piano commerciale (in questo settore non sempre il prodotto meno caro vince), per lungo tempo AMD è rimasta alla finestra mentre Intel dettava legge offrendo prodotti che di generazione in generazione aumentavano di prezzo portando ben poche innovazioni dal punto di vista tecnologico.

La promessa piattaforma dei miracoli, “Zen” – nome in codice Summit Ridge -, è rimasta a lungo un miraggio, fino allo scorso mese di dicembre, in occasione dell’evento AMD’s New Horizon quando è stato presentato finalmente Ryzen, un’architettura del tutto nuova e finalmente in grado di competere punto su punto con Intel.

Come testimonia il nome, efficace commistione tra il termine inglese “risen”, risorto, rinato e il nome della piattaforma, Zen appunto, Ryzen è il prodotto della rinascita, quello che dovrebbe garantire ad AMD i fasti di un tempo sia dal punto di vista commerciale che soprattutto dal punto di vista tecnologico, ma per comprendere bene su quali fondamenta si basi l’entusiasmo di Lisa T. Su e compagni è bene fare una piccola premessa.

 

Com’è e come funziona la piattaforma Ryzen

Abbandonato lo sfortunato CMT della serie FX, la nuova piattaforma è basata su singoli core in grado di operare in multi-threading simultaneo (SMT). Ryzen è basato su una architettura estremamente efficiente a 14nm che permette di tenere consumi e temperature ampiamente al di sotto della media dei processori Intel concorrenti; il TDP di Ryzen non eccede infatti i 95W del processore di punta 1800X, quello oggetto di questa prova, contro i 140W della soluzione Intel 6900K. Ogni core Ryzen  è una unità distinta ed autonoma composta da un complesso di 4 sub core chiamato quad-core complex (CCX).

Ciascun core nel CCX  può essere disabilitato in modo da non condividere nulla con il suo vicino se non un blocco di 8MB di cache L3 (a differenza di quanto accadeva con Bulldozer). Ciascun core ha la sua cache di secondo livello dedicata di 512KB. Le due unità CCX che fanno parte del Ryzen 7 comunicano tra loro attraverso il sistema di interconnessione ad alta velocità denominato Infinity Fabric, di cui parleremo nel prossimo paragrafo. Il progetto del die e la scalabilità di Infinity Fabric, come vedremo, hanno permesso a AMD di adattare la sua offerta sin da subito per il mercato entry level con i Ryzen 3 fino ai super potenti Threadripper, il cui top di gamma è un processore da ben 16 cores e 32 threads con la assurda quantità di 64 PCI-E lanes.

Infinity Fabric e SenseMI, ripartiamo dalla tecnologia.

La rinascita di AMD, che come una fenice risorge dalle sue ceneri, è durata quattro lunghissimi anni durante i quali la compagnia ha sviluppato due delle idee che ci accompagneranno nel futuro del marchio AMD, ovvero Infinity Fabric e SenseMI.

Prima di parlare di Infinity Fabric è però necessario fare una premessa sull’HyperTransport, il Front Side Bus secondo AMD. HT può essere pensato come l’autostrada che collega le diverse unità IC permettendone la comunicazione tra loro. A differenza del FSB dei processori Intel, che è disegnata per ciascuno dei processori in modo specifico, l’HyperTransport non soltanto è open source ma è anche molto più flessibile, tanto da poter essere utilizzato anche su processori di famiglie diverse. Infinity Fabric rappresenta l’evoluzione del concetto di flessibilità immaginato da AMD, infatti l’Hyper Transport 2.0 porterà questo sistema di comunicazione ad essere utilizzato non soltanto sull’intera gamma di processori Ryzen, dal 7 al 3, ma anche sull’imminente gamma di GPU Vega.

Infinity Fabric permetterà una scalabilità del bus dai 30 ai 50 GBps per i notebook e fino a 512 GBps per le GPU Vega e potrà essere utilizzato praticamente per ogni futura implementazione delle tecnologie AMD. Permetterà inoltre di implementare le tecnologie SenseMI, di cui vi parleremo più avanti, ed altre come lo sfruttamento di tutta la DRAM presente sia per il SoC che per le GPU su qualsiasi prodotto sviluppato intorno all’Infinity Fabric. Questo ha ricadute anche sull’efficienza della progettazione. Garantendo la cache coherence anche in caso di aumento del numero di processori o di core in una CPU o in una GPU, con l’unico limite della banda, Infinity Fabric permetterà di scalare in alto o in basso il design dei prodotti in poche ore senza spendere ulteriore tempo, risorse e capitale umano nell’operazione. Questo si tradurrà anche per il futuro in prezzi decisamente più contenuti dei prodotti AMD e in una maggiore offerta, capace di adattarsi ad ogni esigenza del mercato.

SenseMI, processori veramente intelligenti.

La svolta dei processori AMD si gioca però tutto intorno alla tecnologia che la compagnia definisce SenseMI.

SenseMI è un set di caratteristiche di apprendimento e adattamento che aiutano i processori Ryzen a offrire prestazioni adeguate a ciascuno degli ambiti di utilizzo, spingendo il clock del processore quando c’è bisogno di potenza bruta o risparmiando energia quando i compiti non richiedono maggiore potenza.

L’architettura AMD Zen sfrutta più di 1000 sensori per misurare le statistiche della macchina con un delta che varia fino a 1mA, 1Mv e 1°C. In questo modo i processori possono godere di un voltaggio che varia in tempo reale modificando anche le frequenze di funzionamento.

In particolare, AMD divide queste funzionalità in quattro macroaree: Pure Power, Precision Boost, eXtended Frequency Range (XFR) e Neural Net Prediction (o Smart Prefetch).

Analizziamole nel dettaglio:

Pure Power

E’ il sistema di sensori smart che monitora costantemente il processore e il sistema, controllando l’assorbimento di risorse, di energia e le temperature regolando il tutto nella maniera più efficiente possibile.

Precision Boost

Il Precision Boost regola la curva di potenza/prestazioni in maniera simile al concorrente Intel Turbo Boost. Utilizzando i suoi sensori, Ryzen è in grado di aumentare di 25 MHz e fino a 100 MHz (solo sulle CPU della serie X, mentre quelle normali avranno un boost di “soli” 50 Mhz) il clock di frequenza del processore quando le applicazioni lo richiedono.

XFR

Collegata alla tecnologia precedente è una delle grandi innovazioni dell’architettura Summit Ridge.  L’eXtended Frequency Range permette al processore di cambiare la frequenza di clock in maniera dinamica in base alle temperature di funzionamento. Si tratta di una tecnologia che, insomma, valuta il vostro sistema di raffreddamento, sia esso ad aria, liquido e persino LN2 e regola il funzionamento del processore. E’ fondamentale pertanto, per una macchina AMD Ryzen che funzioni al meglio, un sistema di raffreddamento quanto più efficace possibile.

Neural Net Prediction o Smart Prefetch

E’ una tecnologia del tutto nuova che è il frutto della ricerca di AMD nel campo delle intelligenze artificiali e che porta anche in processori consumer una vera e propria rete neurale. Il funzionamento è, almeno sulla carta, semplice. Il processore costruisce una mappa delle istruzioni e del comportamento delle applicazioni, delle richieste effettuate alla CPU e dei comportamenti dell’utente, precaricando le istruzioni prima che siano necessarie. Ciò aiuta a ridurre notevolmente i tempi di esecuzione delle applicazioni, migliorando di volta in volta le prestazioni generali della macchina.

Un processore “Prosumer”

Nonostante l’integrazione di alcune tecnologie che potrebbero far parte di un processore “PRO”, come lo Smart Prefetch e la presenza di 8 core SMT, l’architettura Ryzen 7 resta principalmente una architettura dedicata al mondo consumer ed enthusiast, lasciando il compito di  soddisfare i desideri più nascosti dei feticisti dei core all’imminente Threadripper. A dimostrazione della sua vocazione “prosumer” possiamo citare la presenza di “sole” 24 PCIe lanes, 16 delle quali dedicate alla GPU. Scegliendo la soluzione più avanzata e anche l’unica che permette lo SLI o il Crossfire, la piattaforma chipset X370, le 16 linee dedicate al processore grafico sono divise in due connessioni da 8 linee ciascuna. Le altre linee restano libere per dischi NVMe e altre piattaforme di input mapper. La scelta è insomma in linea con quella fatta da Intel con i suoi chipset Z170 e i Core i7 7700K (sebbene la compagnia offra anche una versione potenziata della piattaforma, la Z270 con 24 linee PCIe e una versione Extreme o Enthusiast, come i Broadwell-E, con ben 40 linee).

A dir la verità, il motivo per cui si dovrebbe optare, almeno sul mercato consumer/gaming/editing leggero, per un sistema con più di 16 linee ci è oscuro, visto anche che per le schede grafiche più potenti attualmente sul mercato, le Pascal di NVIDIA, è sconsigliato uno SLI di più di due GPU; ma si sa, in questo campo spesso è una corsa a “chi più ne ha più ne metta”.

Processore nuovo, socket nuovo

Dopo anni di onorato servizio, AM3 è finalmente andato in pensione. Con Ryzen, infatti, arriva anche un nuovo socket che nelle intenzioni di AMD ci accompagnerà per molto tempo. Il nuovo socket AM4 è però molto diverso dalle soluzioni concorrenti. Con AM4, AMD ha spinto molto sull’integrazione fondendo nella CPU Northbridge e Southbridge; così facendo ha creato, in sostanza, un’architettura molto più simile a quella di un SoC che a quella di un processore tradizionale. E’ il processore Ryzen a gestire tutte le operazioni e a suddividere le performance fra CPU e Southbridge, mentre il socket gestisce direttamente la memoria, per la prima volta la DDR4, il PCIe, l’USB 3.0 e due SATA 6Gb/s. Il chipset, in senso tradizionale, è ancora presente ma serve solo ad aggiungere maggiore connettività come più porte SATA, l’USB 3.1 e maggiori linee PCIe.

Trattandosi di una architettura SoC, le differenze tra le diverse piattaforme sono piuttosto limitate. In ogni caso, la gamma AM4 è articolata in cinque prodotti: X370 e B350 rappresentano le soluzioni per la fascia enthusiast. Tra i due chipset, l’unica differenza sta nella presenza di un maggior numero di linee PCIe per il supporto delle architetture multi GPU SLI di NVIDIA e Crossfire di AMD e maggiore connettività ausiliaria.
Entrambe gestiscono l’overclocking a seconda delle feature implementate dai diversi produttori di motherboard, rendendo possibile sfruttare il moltiplicatore sbloccato di tutta la famiglia di processori Ryzen 7. Anche questa una novità non da poco nel panorama delle CPU enthusiast, visto che nel mondo Intel occorre necessariamente rivolgersi ai prodotti “K” per avere la possibilità di sfruttare in overclock il proprio processore.
Il chipset A320 è invece dedicato alla fascia bassa del mercato, con una soluzione base che non permette l’overclock. Esistono anche le schede della famiglia X300 e A300 che, però, non hanno un vero e proprio chipset aggiuntivo, ma le opzioni di connettività sono solo quelle previste dal SoC nel modo che abbiamo visto.  

La gamma Ryzen

Come abbiamo spiegato nei paragrafi precedenti, il grande surplus del progetto Zen è la scalabilità. Grazie a Infinity Fabric, AMD è in grado di cambiare e adattare la sua offerta commerciale a pressochè ogni tasca e grazie a questa possibilità la gamma Ryzen è apparsa sin da subito molto articolata.

Già con un Ryzen 7 1700 a circa 300 euro è possibile portarsi a casa un processore a 8 core, mentre con 500 euro si può optare per il top di gamma, sempre otto core, della famiglia Ryzen 7. Per il processore equivalente in casa Intel, ovvero l’Intel i7 6900k occorre spendere intorno ai 1000 euro, per prestazioni che, seppur superiori in single thread, difficilmente potranno costituire una valida ragione per spendere due volte tanto il prezzo del top di gamma AMD.

La nostra configurazione

AMD 1800X

Prima di dare spazio ai nostri benchmark e alle possibilità offerte dall’overclock occorre spendere qualche parola sulla piattaforma utilizzata.

Per il nostro test abbiamo utilizzato una macchina da gaming costruita ad hoc per poter sfruttare al massimo le potenzialità del top di gamma Ryzen 1800X; in sostanza abbiamo provato ad ottimizzare la scelta dei componenti traendo il massimo da ciascuno di essi.

Ecco le sue caratteristiche nella versione finale.

Innanzitutto abbiamo scelto una scheda madre AsRock basata sul “chipset” B350, la AsRock Fatal1ty AB350 Gaming K4. Per chi non ha intenzione di effetturare uno SLI, scegliere una X370 è nella maggior parte dei casi una spesa accessoria che può invece essere dirottata su altre componenti come, appunto, memorie più performanti. Una scheda B350, viste anche le ridotte funzionalità del “chipset”, è più che sufficiente a soddisfare le esigenze del 90% dell’utenza, mentre la AsRock in questione è tra le schede migliori per quanto riguarda le possibilità di OC.

Tornando alle memorie, le prestazioni di Ryzen, come vedremo nei benchmark, più di ogni altro processore testato sino ad ora sono influenzate dalla velocità della memoria di sistema. Tuttavia, scegliere quelle giuste non è impresa facile. Sebbene negli ultimi tempi la situazione stia migliorando, una serie di incompatibilità dovute principalmente ad una scarsa coordinazione tra i produttori di schede madre e AMD ha impedito di sfruttare a pieno le potenzialità delle DDR4 più evolute. Sulla rete, tuttavia, sono cominciate a comparire in alcuni gruppi di discussione liste di memorie compatibili con Ryzen ed in grado di raggiungere velocità superiori e timings migliorati. Tra le più aggiornate troviamo questa comparsa su reddit, ma anche questa fornita da AMD direttamente. In generale è bene controllare sempre sul sito del produttore quali memorie siano compatibili con la propria scheda madre e a quale velocità. Se le memorie non sono compatibili, infatti, vi troverete costretti a rimanere su una velocità di 2133 MHz se non vorrete incorrere in crash di sistema, instabilità generale e via discorrendo.

Per questa prova abbiamo provato due tipi di memoria, le Corsair Vengeance LPX (CMK16GX4M2B3000C15) equipaggiata con moduli Hynix e le Corsair Dominator 3000 MHz CL15 (CMD16GX4m2b3000C15);  entrambe le memorie sono equipaggiate con moduli single rank, che dovrebbero garantire velocità di clock più alte. In entrambi i casi, tuttavia, la scheda madre non è riuscita a riconoscere velccità oltre i 2667 MHz. Mentre nel primo caso, però, siamo riusciti a tenere stabile il sistema solo con timing molto alti, nel caso delle Dominator, dotate di moduli Samsung BDIE, gli unici che garantiscono una compatibilità elevata con il BIOS Agesa, pur non superando la frequenza di 2667 MHz siamo riusciti ad abbassare di molto i timings, fino a raggiungere lo sweetspot di CL13 o 14 con prestazioni praticamente identiche tra i due timings.


Ad oggi, se si escludono le FlareX di G.Skill, le uniche ad essere certificate per processori Ryzen, le memorie sul mercato non sono ancora in grado di riconoscere il “AMP”, l’equivalente AMD di XMP. Prima di acquistare i vostri moduli, pertanto, il nostro consiglio è quello di fare un giro sulla pagina che vi abbiamo segnalato e tenere d’occhio la pagina del produttore della scheda madre e la presenza di eventuali aggiornamenti del BIOS AGESA.

Abbiamo poi utilizzato un disco NVMe Samsung 960 Evo per testare le prestazioni con dischi PCIe, e per le ragioni che vi abbiamo segnalato nella parte descrittiva dell’architettura Ryzen, un sistema di raffreddamento AIO, l’Arctic Liquid Freezer 240.

 

Benchmarks

I test di stabilità e di benchmark sono stati effettuati utilizzando le ultime versioni disponibili dei software Aida64 Engineer Edition, Cinebench R15 (vers. 0.38), GeekBench, PCMark 11. Le prestazioni in ambito grafico sono state misurate, oltre che ovviamente con i giochi di cui vi diremo appresso, anche con  3Dmark che è in grado di offrirci un quadro piuttosto chiaro di come renderà Ryzen con le DirectX12 grazie a TimeSpy. FiremarkExteme, invece, è una cartina di tornasole per quanto riguarda la resa con le DirectX11.

Con Crystal Disk Mark e Atto Disk Benchmark abbiamo invece misurato la resa con dischi NVMe, un compito che nella piattaforma Zen è passato al processore.

Mozilla Kraken 1.1 ci da invece una indicazione delle capacità di rendering web, indicatore importante per giudicare la funzionalità generale del sistema.

Ryzen in game

Sul lato gaming abbiamo utilizzato titoli piuttosto ostici sia per il carico sulla GPU che per quello sulla CPU, ovvero The Witcher 3 e GTA V, e quest’ultimo in particolare è un osso particolarmente duro per la piattaforma AMD.

Dall’analisi dei dati abbiamo potuto rilevare, soprattutto su The Witcher 3, come il frame rate del gioco sia influenzato più che su ogni altra piattaforma dalla velocità della memoria RAM, con variazione anche di 10 FPS nel passaggio dalla frequenza 2133 MHz a 2667 MHz. Più che sui risultati massimi però, che nella vita reale lasciano il tempo che trovano, il reale miglioramento lo abbiamo osservato nel frame rate medio che è diventato molto più stabile, testimoniando in maniera inequivocabie come la piattaforma Ryzen prediliga memorie molto veloci. Questo è merito del system Bus Infinity Fabric, che come chiarito da AMD è influenzato in maniera determinante dalla velocità delle RAM e dai timings. 

Questo dato è utile anche per un’altra considerazione. La piattaforma Ryzen è ancora all’inizio e, come chiarito nei paragrafi precedenti di questa review, ancora molte sono le incertezze dei produttori di motherboard con le memorie più veloci. Negli ultimi mesi, tuttavia, la frequenza di aggiornamenti BIOS è andata crescendo e sebbene con risultati ancora alterni, stiamo cominciando ad osservare decisi miglioramenti soprattutto nell’ottimizzazione e nella compatibilità. In altri termini, i margini di sviluppo dell’ecosistema Ryzen sono davvero elevati e l’impressione è che sino ad ora abbiamo soltanto cominciato ad alzare il coperchio.

Tra i titoli utilizzati per i test, GTA V è quello che forse più mette sotto stress il processore. In tutte le situazioni, Ryzen 7 1800X non fa una piega, dimostrando una grande stabilità anche nei frame rate medi.

The Witcher 3 è particolarmente interessante ai fini che qui ci interessano, perchè è la conferma di quanto abbiamo verificato anche nel test con AIDA64. Le prestazioni del 1800X e, in generale, di  tutti i prodotti della famiglia Ryzen 7 sono influenzati in maniera determinante dalla velocità delle memorie. Mentre su altri prodotti come il 7700K di Intel questa differenza è molto meno marcata (probabilmente a causa dell’alta frequenza di questo processore), su Ryzen utilizzare memorie con alta frequenza e  bassi timings è un must. Peccato che, ad oggi, il supporto non sia ancora perfetto per tutti i produttori.


DOOM è un altro titolo interessante non tanto per le frequenze medie, che su entrambi i processori testati sono più che buone, quanto piuttosto perchè dimostra il comportamento di Ryzen con API ottimizzate anche per sfruttare la grande capacità di calcolo degli 8 core come appunto le Vulkan. Anche in questo caso, Ryzen ne esce vincitore sia negli FPS massimi che negli FPS medi.

Hitman è stato uno dei titoli più complicati per il processore in esame nei suoi primi giorni di vita. Ora che la piattaforma è decisamente più matura i risultati di Hitman ci dimostano che il Ryzen 1800X è un processore adatto anche al gioco. Certo, il suo rivale 7700K ha uno street price di quasi 100 euro inferiore, ma se al gaming affiancate anche attività produttive in cui potete sfruttare i core aggiuntivi, sono sicuramente soldi ben spesi.

Overclocking 1800X e temperature

AMD con Ryzen 7 ha attuato una politica, se vogliamo, azzardata. A differenza di quanto avviene nel mondo Intel, dove per accedere ai moltiplicatori sbloccati è necessario rivolgersi ai processori con la sigla K, spendendo sensibilmente di più, AMD con Ryzen ha deciso di offrire su tutta la gamma 7 questa possibilità. La scelta sul piano commerciale potrebbe sembrare controproducente visto che in tanti, stando alle informazioni di mercato che ci è stato possibile reperire in rete, anziché optare per i processori più costosi ma più performanti in versione “stock” hanno deciso di optare per il modello più economico, salvo recuperare qualcosa cimentandosi, in molti per la prima volta, con l’OC. Un comportamento che addirittura AMD sembra incentivare mettendo a disposizione dell’utenza un software davvero intuitivo come Ryzen Master.

Nei primi mesi di vita, proprio in virtù di questa possibilità, uno dei processori preferiti dall’utenza è stato proprio il 1700, l’entry level della famiglia 7 che, overcloccato, riesce a garantire performance solo leggermente inferiori a un 1800X, con una differenza di prezzo però che oscilla tra i 150 e 200 euro.

La tabella qui sopra (che trovate completa a questo link) indica i valori medi di overclock della gamma Ryzen, e sebbene il dato non può di certo essere considerato scientifico (anche perché stilato da appassionati e quindi da utenti consapevoli), è utile a darvi una idea di quello che la famiglia 7 è capace di fare e di quali sono state le scelte dei consumatori.

Come si comporta il 1800X?
AMD sembra aver tirato già al massimo il 1800X e, almeno con il nostro esemplare equipaggiato su una B350, non siamo riusciti ad andare oltre i 3900 Mhz, anche spingendo al massimo il voltaggio ad 1.45v. Un risultato buono ma di certo non impressionante. Qualcosina è possibile recuperare disattivando, lato BIOS, l’SMT, ma si tratta di uno stratagemma che ha davvero poco senso in un’ottica di utilizzo reale della macchina visto che disattivando l’SMT le prestazioni nelle applicazioni più comuni crollano sensibilmente.

Con un moltiplicatore di 39 i consumi si attestano in full load intorno ai 129W di total package rispetto ai 95W in versione stock, le prestazioni crescono sensibilmente con un incremento percentuale che arriva a toccare il 30% in programmi più sensibili alle frequenze e nei giochi. Le temperature, invece, sono assolutamente più che regolari non superando mai i 57° nello stresstest AIDA64 e arrivando a sfiorare i 61° in PRIME95 e SuperPI (tutti i test sono stati effettuati con temperatura ambientale controllata di 24°).

Conclusioni e giudizio

Con la famiglia di processori Ryzen, AMD sta seriamente impensierendo l’arci rivale Intel sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista commerciale e di immagine. Partiamo con il primo; Ryzen 1800X, è inutile nasconderlo, è un prodotto eccezionale, carico com’è di novità tecnologiche che mancavano da troppo tempo nel panorama tecnologico oramai appiattito sulla politica del “Tick/Tock” di Intel. Le tecnologie del pacchetto SenseMI giocano un ruolo importante nelle prestazioni, ma è la possibilità di avere a disposizione ben 8 core a fare la differenza. Questa differenza prestazionale è certificata sicuramente dai punteggi in multithreading registrati dalla nostra CPU (pazzesco il risultato in CinebenchR15), ma è tangibile anche nell’utilizzo giornaliero. Renderizzare un video mentre si gioca, effettuare streaming, lasciare in background programmi con un grosso carico sulla CPU mentre si continua a lavorare su altro software, ed in genere lavorare in multitasking senza avvertire la benché minima incertezza, è qualcosa che è possibile fare soltanto grazie ad un processore multi core e in questo Ryzen 7 1800x è perfetto.

La differenza rispetto ai prodotti offerti da Intel è che oggi queste possibilità sono accessibili ad una fascia drasticamente più ampia di persone, grazie ad un prezzo che è quasi 1/3 rispetto a quello del pari grado Intel. E’ questo ci porta al secondo punto, il fattore commerciale. Con un prezzo altamente concorrenziale come quello del 1800x sarà difficile trovare una qualche forma di giustificazione per l’acquisto delle macchine Intel. Soprattutto se si considera che con lo stesso prezzo di uno SkylakeX tra qualche settimana sarà possibile acquistare il Threadripper 1950X con ben 16 core e 32 thread, o il 1920X con 12 core e 24 thread.
Certo, la piattaforma è ancora decisamente acerba e non può essere trascurata una certa “imperizia”, non sappiamo bene imputabile a chi se ad AMD o ai produttori di schede madre nella gestione della compatibilità delle memorie RAM, che come abbiamo detto incide profondamente sulle prestazioni del processore, tuttavia anche dal punto di vista commerciale AMD si è mossa benissimo, offrendo l’immagine di una compagnia rinata dalle sue ceneri con un progetto eccezionale e dal costo contenuto, che ha reso tutto d’un tratto meno fulgida l’immagine della concorrente, colpevole di “tirarsela” un po’ troppo, soprattutto con i prezzi.

Una cosa, comunque,  è certa: la strada è segnata, AMD è tornata e noi non potremmo essere più felici.

Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

2 Commenti

    • Grazie mille Diego, è davvero un piacere sentirselo dire dopo la tanta fatica fatta. Presto arriveranno le recensioni di due schede madre B350 utilizzate per il test 😉

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