Commissione Blockchain: cos’è e quanto costa

Fare trading con le criptovalute ha ormai appassionato tutti. A sdoganare questa nuova attività è stato il boom del bitcoin, che, in breve tempo, ha reso ricchi quelli che hanno creduto in lui fin dall’inizio. Alla criptovaluta di Nakamoto ne sono seguite altre che, ormai, hanno invaso il mercato. Bitcoin e Altcoin, dunque, si contendono il ruolo di primattore del nuovo mondo finanziario che tutti sognano. C’è, però, un aspetto poco discusso riguardo il trading criptovalute ed è quello legato ai costi di commissione. Ebbene sì: anche chi decide di entrare nel mondo della finanza virtuale deve sottostare al pagamento di una piccola tassa. Questa prende il nome di commissione blockchain.

Commissione Blockchain: cos’è

La blockchain fee, meglio nota commissione ‘miners’, è una tassa di transazione bitcoin a carico degli utenti che eseguono operazioni.  Di fatto si tratta di una ricompensa per chi mette a disposizione la propria potenza computazionale per controllare e validare le operazioni. Bitcoin, capostipite delle criptovalute, inizialmente prevedeva dei fee molti elevati. Oggi grazie ad alcuni miglioramenti spostare BTC da un indirizzo a un altro prevede costi accettabili. Parliamo comunque di un costo che non si può eludere perché, senza di esso, i miners non hanno alcun interesse nel mettersi all’opera per convalidare una transazione. Non è un caso che, se da un wallet si imposta una commissione free, la transazione rischia di giacere non evasa per giorni. In generale, una commissione più alta accelera il buon esito della transazione. Questo significa che non esiste una tassa fissa da pagare, ma che questa varia a seconda di diversi fattori come la congestione della rete, le tempistiche di conferma transazione e le dimensioni della blockchain. Da notare che le tempistiche di conferma cambiano in base al provider di liquidità.

Problemi di tassazione

In alcuni casi le commissioni possono rivelarsi particolarmente alte. Questo nonostante esista una formula per calcolarla, ovvero X Satoshi per un byte. X è un numero intero variabile. Sulla variabilità incide la congestione della rete. Accade quando il bitcoin subisce improvvise fluttuazioni di mercato. Bisogna tenere presente che anche i wallet possono determinare i costi di transazione. Se il wallet ha grandi quantità di piccoli depositi, la dimensione della transazione sarà maggiore perché composta di numerosi input. Se, invece, ci si affida ad exchange wallet la tassazione sarà fissa. Ciò significa che non si dipenderà più da elementi esterni, ma si pagherà una sorta di «canone» per poter usufruire dei servizi. Questo ha uno svantaggio: dato che la commissione è impostasi potrebbe dover pagare tasse più alti del normale.

Va, infine detto, che gli sviluppatori dei bitcoin stanno cercando di ottimizzare e migliorare i costi della blockchain in modo da abbattere i costi legati all’energia spesa dai miners. Se riuscissero nell’impresa, il bitcoin farebbe un altro balzo verso il futuro.

 

 

 

 

Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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