Fist of the North Star: Lost Paradise, la nostra recensione

Uno dei crossover più insoliti dell’anno!

Fist of the North Star (Ken il Guerriero) è uno dei più famosi manga giapponesi della storia. Realizzato da Tetsuo Hara e Buronson è stato pubblicato nella rivista Weekly Shōnen Jump della Shūeisha a partire dal lontano 1983. Gli adattamenti televisivi, i romanzi e i film d’azione hanno reso leggendario l’artista marziale Kenshiro anche al di fuori dei confini del Sol Levante. L’ultima entrata nell’ormai ricco franchising è Fist of the North Star: Lost Paradise, un videogioco action – adventure sviluppato da SEGA e pubblicato in esclusiva su PS4 l’8 marzo scorso in Giappone e il 2 ottobre 2018 in occidente.

Non è necessario avere alcuna conoscenza pregressa della serie e non è indispensabile l’aver giocato ai due precedenti capitoli: Fist of the North Star: Ken’s Rage e Ken’s Rage 2 pubblicati rispettivamente nel 2010 e 2013 su PS3 e Xbox 360. Fist of the North Star: Lost Paradise è una storia indipendente che può essere apprezzata sia dai principianti che dai veterani, e vi consigliamo di viverla questa esperienza in quanto vi immergerà in un mondo tanto affascinante quanto stravagante come solo Ken il Guerriero sa fare.

“You are already dead”

“Sei già morto” è un ritornello familiare del protagonista di Fist of the North Star, Kenshiro – spesso detto dopo aver sfiorato senza alcuno sforzo uno dei punti di pressione di un mastodontico bandito. È uno slogan potente che si traduce in una sicurezza quasi infettiva. Ancora più soddisfacente è ciò che segue, poiché il nemico di Kenshiro implode in un pasticcio sanguinoso – una macabra punizione inflitta a coloro che danneggiano gli innocenti. Questa raffigurazione così macabra e violenta della morte ha catturato per decenni l’immaginazione dei fan di anime e manga, coinvolgendo innumerevoli persone con la sua straordinaria giustizia frutto delle tanto affascinanti arti marziali. È una qualità che lo sviluppatore di Yakuza, RGG Studios, cattura davvero bene in Fist of the North Star: Lost Paradise.

Fin dall’inizio, Lost Paradise offre una vasta gamma di strumenti utilizzabili in combattimento contro i banditi e i criminali del deserto, eseguendo esecuzioni devastanti e combo micidiali sui nemici che spesso ci sottovalutano. Per tutto il tempo, una gestione esperta del melodramma e dell’assurdo umorismo che accompagnano il nostro cammino assicurano che gli epici drammi della serie vengano trasmessi chiaramente, mentre li spingono in nuove, eccitanti direzioni. C’è una grande ambizione in Lost Paradise, e anche se alcuni potrebbero non immediatamente realizzarne appieno il potenziale, il gioco è eccezionale e riesce a metterci perfettamente nei panni del lottatore messianico Kenshiro.

Yuria ha bisogno di noi!

Dopo una guerra nucleare, gli oceani si sono prosciugati e ciò che resta del genere umano deve lottare ogni giorno per sopravvivere. Kenshiro, il successore dell’arte marziale Hokuto Shinken è l’unica speranza per un mondo ormai martoriato e morente. Dopo aver rimediato una dolorosa sconfitta contro Shin, resa ancora più dura da digerire a seguito del rapimento della sua fidanzata, Yuria, Kenshiro inizia un viaggio attraverso le terre desolate e desertiche per trovare la sua amata. Alla fine, sente dire che una donna chiamata Yuria potrebbe trovarsi nella città di Eden.

Questa è soltanto la punta dell’iceberg. C’è molto di più sotto la superficie ma non saremo noi a rivelarvelo. Oltre a fare domande su dove possa essere la sua dolce metà, Kenshiro riesce a farsi coinvolgere nella politica e nelle lotte della città. Questo porta a una serie di situazioni narrative che ci sorprenderanno e ci scioccheranno, con colpi di scena in abbondanza. La trama si perde un po’ verso la metà del gioco, con obiettivi e situazioni a tratti banali ma riesce a rimettersi insieme nel momento più opportuno, ovvero verso le ultime ore di gioco, nelle quali si susseguono una serie di eventi a dir poco epici.

Un nuovo Yakuza o c’è di più?

In vista del rilascio, sono stati fatti diversi paragoni tra il gioco e il franchise di Yakuza, grazie al fatto che in parte condividono lo stesso sviluppatore. Fist of the North Star: Lost Paradise effettivamente è molto simile ai più recenti titoli di Yakuza come Yakuza 0, Yakuza: Kiwami e Yakuza 6: The Song of Life, ma ci sono alcune importanti differenze. Sorprendentemente, le correlazioni più interessanti fra le due serie si trovano in realtà al di fuori dell’azione. Ad esempio, la schermata della mappa è modellata esattamente nello stesso modo a quella dell’affascinante città di Kamurocho, con le stesse icone e colori usati per evidenziare diverse aree di intrattabilità. Ritroviamo inoltre i minigiochi e le sotto storie, che si svolgono quasi allo stesso modo, anche se in termini di missioni opzionali, nessuna, delle poche che abbiamo affrontato era altrettanto fuori di testa o barbara come le prove e le tribolazioni affrontate da Kazuma Kiryu.

Anche il gameplay è molto simile a quello di Yakuza ma forse trova la sua più grande differenza nelle meccaniche di combattimento. In battaglia, Kenshiro si affida alle tecniche della scuola Hokuto Shinken, l’arte marziale di cui è l’erede. Si dice che il suo stile di combattimento gli consenta di decidere fra chi vive o muore e, a causa di ciò, le cose diventano particolarmente cruente durante i combattimenti con i nemici che esplodono a sinistra, a destra e al centro. È uno spettacolo affascinante da vedere, ma lo sono altrettanto anche i letali attacchi che andremo ad infliggere.

Creeremo combo mescolando attacchi leggeri e pesanti, mentre potremo eseguire una determinata tecnica quando è il momento giusto. In particolar modo andremo a colpire i punti di pressione nascosti dei nemici, questi infliggono una quantità enorme di danni mentre appaiono incredibilmente appariscenti nel processo di esecuzione. Oltre a questo, è disponibile un contatore che verrà caricato ad ogni pugno o calcio inferto. Una volta riempita la relativa barra il nostro Kenshiro entrerà in una sorta di modalità Rage. I danni inflitti saranno notevoli e in un batter d’occhio anche i nemici più ostici verranno spazzati via. Ad aumentare notevolmente la varietà degli attacchi ci pensano i Talismani del Destino che agiscono come abilità aggiuntive che possiamo attivare in determinate situazioni attraverso la pressione del d-pad del Dualshock 4.

L’esecuzione di queste tecniche durante i nostri combattenti è chiaramente il momento clou degli scontri. Attraverso una serie di quick-time events, effettueremo un attacco particolarmente fiammeggiante mentre Kenshiro invoca il nome della mossa. Ci sentiremo dei gran fighi quando avremo mandato al creatore il nemico di turno mentre urliamo Stone Mountain Splitting Slash, Hokuto Hundred Fist Rush, o Two-Finger Interception. Eliminare i banditi ci farà inoltre guadagnare XP per aumentare il nostro livello, che ci permetterà di migliorare Kenshiro in ben quattro differenti rami di abilità. Questa è un’altra meccanica che prende spunto dalle serie Yakuza. Il layout è molto simile ed è presente lo stesso limite di utilizzo delle sfere, che allo stesso modo dei vari capitoli recenti di Yakuza rende poco stimolante l’intero sistema di progressione.

L’Eden non è un paradiso

La terra al di fuori della città è un luogo desolato quasi completamente privo di cibo e acqua, mentre la città dei miracoli è in completo contrasto con gli altri ambienti. Piena di cose da vedere e da fare, ed il trambusto delle persone che incontreremo ci faranno andare molto in là con l’immaginazione. È una città che si sente viva nonostante il destino e l’oscurità che la circonda, e state certi che vorrete esplorare e scoprire ogni centimetro di essa.

È questa atmosfera che distingue Fist of the North Star da qualsiasi altra cosa. Gli eccentrici personaggi che incontreremo lungo il cammino rimarranno impressi nella nostra mente, forse sarebbe stata necessaria una maggiore caratterizzazione di alcuni di essi, magari affrontando meglio il loro passato vissuto ma tutto sommato va bene anche così. In contrapposizione alla violenza che accompagnerà le nostre gesta ci pensa lo stile della commedia giapponese che riuscirà a strappare una risata anche alla persona più pessimista di questo mondo.

Per terminare il gioco sono richieste circa 18 ore mentre se affronterete secondarie, minigiochi e tutto quello che il titolo ha da offrire, ne sono richieste circa 30. Il doppiaggio in giapponese (ma c’è anche in inglese, con sottotitoli) è di primissimo livello e vede la partecipazione di alcuni attori che hanno già prestato la loro voce alla serie Yakuza e riescono a trasmettere umore, tono e ironia anche al pubblico occidentale. Il doppiatore giapponese di Kenshiro è lo stesso di Kiryu, quindi è facile stabilire la connessione tra entrambi i personaggi e la loro natura riluttante ad aiutare chi ne ha bisogno. Per quanto riguarda il sonoro, lo sviluppatore non ha utilizzato le iconiche musiche di  Hokuto no Ken, ma ha deciso di inserire brani a tratti anonimi che non riescono a dare quel tocco in più che un titolo del genere avrebbe sicuramente meritato.

Chiudiamo la recensione parlando di Fist of the North Star: Lost Paradise in termini puramente grafici e tecnici. La scelta stilistica relativamente al personaggio di Kenshiro è molto simile a quello dei tradizionali Shōnen giapponesi. Il modello proposto dallo sviluppatore è realizzato magistralmente e salvo qualche lieve sbavatura, convince pienamente così come a convincere sono tutti gli altri personaggi presenti. L’unico vero problema è relativo alle ambientazioni di gioco. La città di Eden non si avvicina neanche lontanamente a quelle di Kamurocho e uno stile piuttosto datato accompagnato da diverse texture e elementi in bassa risoluzione ne riducono enormemente l’attrattività. L’engine utilizzato non è quello di Yakuza, ovvero il Dragon Engine, ma ci saremmo sicuramente aspettati un risultato migliore. Purtroppo, invece così non è, caricamenti leggermente lunghi, movimenti dei personaggi legnosi e a tratti ripetitivi, alcuni rallentamenti durante l’azione di gioco, per forza di cose inficiano negativamente sulla valutazione complessiva di Lost Paradise.

Fist of the North Star: Lost Paradise
7.0 / 10 4News.it
Acquista suAmazon.it
Disponibile suPS4
Pro
    - Affascinante narrativa melodrammatica che mescola sapientemente elementi tradizionali di Fist of the North Star e nuovi
    - Fantastico sistema di combattimento
    - Un mondo ricco di attività
    - Doppiaggio da 10 e lode
    - L'umorismo nipponico vi strapperà più di una risata
Contro
    - Evidenti limiti tecnici
    - Un Yakuza ambientato nel mondo di Kenshiro
    - Ci saremmo aspettati una maggiore caratterizzazione dei personaggi
    - La colonna sonora lascia a desiderare
Riassunto
Fist of the North Star: Lost Paradise è un gioco particolare. È difficile raccomandarlo oppure no, è una sorta di ibrido che si basa in gran parte sulla serie Yakuza ma con i tipici elementi e i personaggi di Ken il Guerriero. Il personaggio di Kenshiro in sé funziona alla perfezione, ci farà sentire invincibili, capaci di sgominare orde di nemici e salvare chi ha bisogno di noi. Purtroppo è il gioco che manca di identità propria, forse il budget ridotto e un motore grafico non propriamente recentissimo, hanno inevitabilmente portato il team di sviluppo a dover fare delle scelte. L'esperimento di SEGA e di RGG Studios a nostro giudizio è comunque superato, seppur parzialmente, in quanto se in futuro ci sarà un sequel ci aspettiamo che il gioco sarà un po' meno Yakuza e molto più Ken il Guerriero
Gameplay
Grafica
Sonoro
Longevità
Giudizio finale

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Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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