Hacking Team, gravi violazioni dei diritti umani

Emergenza per la Hacking Team. 

La nota società italiana Hacking Team, produttrice di soluzioni di controllo remoto e spionaggio, è stata recentemente attaccata da un hack abbastanza sofisticato, in grado di sottrarre oltre 400GB di dati sensibili.
La cyberintrusion, secondo Eric Rabe, portavoce della società, non è stato frutto del lavoro di una sola persona, vista la particolare accuratezza con la quale è stato programmato; si pensa piuttosto ad un gruppo criminale organizzato o addirittura ad un’agenzia governativa.
La società è a stretto contatto con agenzie e governi ai quali fornisce i propri prodotti di sorveglianza, che molte volte sono stati criticati per la loro eccessiva intrusione e per le alte violazioni della privacy degli utenti di Internet, in quanto, coloro che ne usufruiscono, hanno la possibilità di monitorare le comunicazioni via internet, decriptare i loro file personali ed e-mail, registrare chiamate di Skype o altri programmi di voice chat ed attivare, attraverso controllo remoto, apparecchi come microfoni e webcam. 
Tra i vari dati rubati e già diffusi via BitTorrent e Wikileaks, ci sono quelle che testimonierebbero il rapporto della compagnia con le forze armate libanesi, con il Sudan, il Bahrein e il Kazakistan, accuse già fatte in precedenza e già smentite dalla società stessa, in particolar modo in merito alle sue relazioni con il Sudan.
Poche ore dopo l’attacco, uno dei membri, Christian Pozzi, ha affermato che il team sta lavorando a stretto contatto con le autorità per scovare i colpevoli, spiegando che ogni file pubblicato è un falso e addirittura infetto da virus; ironia della sorte, poco dopo il tweet, lo stesso account di Pozzi è stato hackerato.
E’ con un pò di perplessità che ci chiediamo tuttavia come si possa affermare la falsità dei dati pubblicati, ma allo stesso confermare che i dati sono stati trafugati dai propri server: cosa ci fa una compagnia con tutti questi presunti dati falsi nei loro archivi? 
Un altro problema che dobbiamo porci è la perdita del controllo dei loro software: l’azienda ha affermato infatti di non essere più in grado di controllare coloro che usufruiscono dei suoi programmi; l’integrità del software è compromessa e chiunque può accedervi, una grave falla se si considera anche l’importante allerta terrorismo di queste ultime settimane.
L’azienda è risultata già immischiata nello scandalo “Datagate” avendo tra i suoi principali clienti anche l‘FBI, oltre alla polizia brasiliana, al governo italiano e addirittura all’Arabia Saudita e proprio l’estate scorsa, grazie ad un’indagine condotta da Kaspersky Lab e Citizen Lab, si è venuti a conoscenza attraverso i server di Hacking Team, che quest’ultima aveva realizzato una serie di nuovi virus in grado di destabilizzare Android ed IOS e probabilmente da utilizzare per colpire attivisti, difensori dei diritti umani e giornalisti. La Turchia, ad esempio, avrebbe pagato circa 440 mila euro ad Hacking Team negli ultimi 4 anni per lo spionaggio di utenti internet utilizzatori di particolari documenti scomodi. Già nel 2013, Reportes sans frontières inoltre aveva accusato la società di aver venduto i suoi prodotti a regimi dittatoriali, accuse queste smentite dalla compagnia. 
La procura di Milano in seguito al furto di dati,  ha aperto un’inchiesta su un accesso abusivo a sistema informatico. Sull’argomento si è espresso anche un esperto di sicurezza come Antonio Forzieri di Symantec che ha evidenziato come, nonostante l’evidente necessità che la compagnia Hacking Team spieghi il perchè sussista una documentazione fiscale attestante la vendita dei propri prodotti a regimi dittatoriali, la qual cosa potrebbe portarle notevoli problemi, esiste un vuoto normativo che va colmato, poichè al momento non esiste ancora una normativa che vieti la vendita a questi stati di software di questo tipo.
Tra una smentita e l’altra, ci rendiamo sempre più conto che ogni nostro movimento è accuratamente tracciato: da una parte la NSA, dall’altra Hacking Team; da una parte l’Onu colpevolizza Hacking Team, dall’altra gli USA trafficano armi in ogni parte del globo. Fondamentalmente “il bue che dice cornuto all’asino” non potrebbe essere più appropriato.
Fonte: Il fatto quotidiano

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