NBA 2K19, la nostra recensione

Better than ever!

I ragazzi di Visual Concepts lo hanno fatto di nuovo, sono riusciti a migliorare un gioco che per molti è considerato la migliore iterazione sportiva presente sul mercato. La serie di NBA 2K è semplicemente incredibile e la ventesima edizione del franchise di basket non è assolutamente diversa. Dalla grafica, ulteriormente migliorata tanto da sembrare ancora più realistica, al gameplay, passando per il cuore pulsante della produzione, ovvero la tanto amata MyCareer, che quest’anno, oltre ad essere molto vicina ad un film avvincente e giocabile, può vantare un cast stellare tra cui Anthony Mackie, Haley Joel Osmont e Michael Rapaport. L’ultima fatica della software house americana, fa capire ancora una volta chi comanda nel segmento sportivo, e tutti noi ci chiediamo (e sogniamo) che prima o poi tale trattamento possa essere riservato anche ad un eventuale titolo calcistico targato 2K Sports.

L’unica nota stonata della convincente produzione è data dalle tanto invasive microtransazioni e da un modello molto vicino al pay-to-win che riduce l’esperienza complessiva di gioco ad un livello che alcuni troveranno imperdonabile. Ma andiamo con ordine.

Il basket alla portata di tutti… o quasi

Come per la stragrande maggioranza dei titoli sportivi di questo tipo, pubblicati a cadenza annuale, una recensione si rivolge a due tipologie di utenze differenti: gli appassionati che tendono ad acquistare il gioco ogni anno e semplicemente sono curiosi di sapere cosa c’è di nuovo, e quelli che temporeggiano per capire se effettivamente entrare o magari ritornare nella serie. Nessuno nel segmento sportivo, dall’ottimo NBA Live di EA Sports, a FIFA, passando per la serie di WWE di 2K Sports, riesce a raggiungere un livello di simulazione sportiva così convincente come è riuscita a fare negli ultimi anni Visual Concepts con il basket.

Ogni giocatore è esattamente come la sua controparte nella vita reale, e la presentazione (così come il gameplay) non ha rivali. Mentre altre serie sportive come Madden o quelle citate qualche riga più su sembrano ancora ricercare la formula definitiva per presentare al meglio il proprio gioco, Visual Concepts e 2K Sports apportano piccole costanti migliorie che non stravolgono le solide basi costruite in questi anni. In NBA 2K19 le introduzioni e i commenti pre-partita sono spesso esilaranti, così come a convincere sono i momenti di pausa e i commenti post-partita. Tutto sembra funzionare al meglio e i giocatori, che in passato presentavano incomprensibili sbavature, si comportano in maniera più convincente, muovendosi con una naturalezza tale da renderli incredibilmente verosimili.

Se avete giocato a NBA 2K18 ricorderete il modo in cui la difesa si comportava quando a provare l’attacco o la penetrazione era un giocatore veloce. Spesso, l’azione si concludeva con comportamenti strani che facevano sembrare i nostri difensori dei completi incapaci.  Quest’elemento era troppo sbilanciato e veniva utilizzato (specialmente Online) da tantissimi giocatori a proprio favore. Per fortuna quest’anno lo sviluppatore ha colmato l’evidente lacuna incrementando la prestanza fisica dei difensori che in 2K19 riescono a fare spalla a spalla anche con giocatori dotati di ottima tecnica e velocità, sfruttando la maggiore altezza o corporatura e chiudendo gli spazi che potrebbero favorire l’attaccante.

Non si tratta soltanto di premere il relativo tasto per gestire la difesa, piuttosto bisogna capire e prevedere cosa il nostro avversario vuole fare in modo tale da impedirgli la giocata. In 2K19, sembra quasi di giocare una partita di scacchi. Ogni partita ha una storia a sé, in alcuni frangenti bisogna utilizzare una tattica, in altri momenti invece è meglio cambiare strategia. Un moto perpetuo che premia i giocatori che sanno attendere il varco giusto per aprire la difesa come una scatola di latta e tentare la giocata. Nel corso del match, è possibile modificare la propria strategia così come lo schema di gioco utilizzato.

I meccanismi verranno immediatamente carpiti anche dai giocatori gestiti dalla convincente CPU, che risultano essere ancora più capaci di capire quando andare in penetrazione, effettuare un raddoppio e così via. L’attenzione di NBA 2K19 sul realismo è alquanto scoraggiante all’inizio, ma ci vogliono soltanto buona volontà e qualche partita per capire che tutti i cambiamenti sono in meglio. Con animazioni più nitide, visuali più realistiche e un gameplay più bilanciato rispetto al passato. NBA 2K19 è una simulazione di basket incredibilmente gratificante che costringe astutamente a imparare tutte le intricate manovre di gioco.

Impeto cestistico

Scesi sul parquet, la prima cosa che notiamo è la presenza di una sorta di potenziamento temporaneo, ovvero l’Impeto (Takeover). Esso è legato all’archetipo del giocatore e può tanto aumentare quanto danneggiare gli attributi chiave di un determinato giocatore. Se riusciamo a fare un paio di colpi di fila con un tiratore scelto, possiamo attivare il potenziamento temporaneo che aumenterà ulteriormente le probabilità di centrare il colpo successivo. Viceversa, se i nostri tiri dovessero essere sbagliati, accanto al nostro giocatore apparirà un’icona a forma di fiocco di neve che indica che si è letteralmente raffreddato, riducendo di conseguenza la sua capacità di realizzazione. Ci sono nove archetipi in tutto, ciascuno dei quali interessa determinate aree chiave come il passaggio, la difesa e il rimbalzo.

Alcuni giocatori famosi, come LeBron James, Steph Curry, Giannis Antetokounmpo hanno diverse abilità di Takeover, e sebbene questa nuova funzione non sia un grande punto di svolta, mette in evidenza il fatto che una volta che questi giocatori entrano nel giusto ritmo, possono letteralmente dominare la partita. La durata del bonus e la sua effettiva efficacia dipendono dall’overall del giocatore prescelto. Più si avvicina a 94, maggiori saranno le probabilità di sbloccarlo e di fare giocate incredibili. Anche i buoni giocatori possono raggiungere l’Impeto, ma la sua durata sarà molto breve.

Solit(d)e modalità

In generale, le modalità presenti in NBA 2K19 sono pressoché le medesime viste negli anni scorsi. L’offerta è sempre ricca, con qualche miglioria. MyGM continua a metterci nei panni di un General Manager di una franchigia NBA. Tale modalità può essere giocata anche attivando l’esperienza narrativa, basata su quella dello scorso anno ma con un arco narrativo del tutto nuovo. Se non avete giocato a 2K18, sarà possibile assistere ad un riepilogo della storia e prendere le relative decisioni, in modo da impostare la narrazione desiderata. Inoltre, sono state aggiunte due nuove funzioni: una gestione del Draft migliorata, in particolare sono state aggiunte nuove statistiche ed informazioni accanto alle future stelle NBA e la possibilità di importare i Draft storici (ad esempio, 1969, 1984, fino ad arrivare al 2017). Ciò sta a significare che potremo ingaggiare atleti del calibro di Kareem Abdul-Jabbar, Michael Jordan e molti altri. Ad aiutare l’inserimento in squadra e la crescita della matricola, ci pensa la figura del Mentore, un giocatore ormai navigato e capace di dare utili consigli sullo stile di gioco e sulle statistiche distintive del nuovo arrivato.

Abbiamo poi la modalità MyTeam (La Mia Squadra), che funziona in stile FIFA Ultimate Team e vede l’aggiunta di sfide 3 contro 3 davvero divertenti, partite amichevoli (Online e non), modalità Blacktop che ci vedrà impegnati in divertenti sfide sui campi di strada, la Mia Lega e le Stagioni.

Persiste il problema dei lag nelle lobby e delle lunghe code per entrare nel gioco. Per un titolo così popolare, è strano quanto tempo impieghi il matchmaking per fare il suo lavoro. Questo è aggravato dal modo in cui NBA 2K19 ti obbliga ad aspettare in piedi e guardare la partita in corso. Una scelta davvero strana, soprattutto perché Visual Concepts continua ad aggiungere nuove cose da fare nel quartiere. Per prendere però parte alla sua attrazione principale, ovvero quella di giocare al bellissimo gioco del basket, bisogna letteralmente aspettare in fila come si farebbe alla fine del primo tempo nell’arena per andare al bagno.

MyCareer come non l’avete mai vista

Uno degli aspetti che ha reso così popolare la modalità MyCareer nel corso degli anni è quello di aver raccontato storie davvero incredibili. Ad esempio, la trama dello scorso anno ha seguito un ex DJ musicale che dopo aver suonato in una gara di Street Ball è in qualche modo riuscito ad arrivare in NBA. Per fortuna, la storia di NBA 2K19 è molto più credibile.

Soprannominato “The Way Back“, dopo che non è riuscito a fare il grande passo nel campionato che conta, il nostro giocatore, creato e personalizzato a piacimento (l’editor può essere finalmente saltato senza tanti fronzoli), inizia la sua carriera in Cina prima di arrivare alla G-League e, infine, in NBA. Lungo la strada, sviluppa rivalità, crea relazioni e impara a diventare un giocatore di squadra. Per le prime ore di MyCareer, la storia è raccontata attraverso filmati dall’evidente taglio cinematografico, grazie alle magistrali interpretazioni di Anthony Mackie, Haley Joel Osment, Michael Rapaport e molti altri. Questi filmati sono lunghi e sensibilmente migliori dei precedenti in termini di valore di produzione. La scrittura è un passo avanti, e ci sono alcuni dialoghi genuinamente divertenti.

MyCareer, dopo che il nostro giocatore ha raggiunto l’NBA, ritorna alla solita routine. La qualità della scrittura e dei filmati si abbassa leggermente (fortunatamente la narrazione resta ancora solida e convincente) e ci ritroveremo immersi nel Quartiere. Il nuovo layout posiziona le attività al centro, evitando un inutile e noioso vagabondaggio.

All’interno del quartiere è possibile visitare negozi, farsi tatuaggi e acconciature, comprare gadget, andare in palestra, sfidarsi in varie attività. È presente anche l’alternanza giorno/notte che cambia alcuni aspetti ed eventi di gioco.

Le microtransazioni sono davvero necessarie?

Dato che MyCareer è ancora il punto focale della serie, è un vero peccato che le meccaniche pay-to-win rimangano intatte anche in NBA 2K19. Sebbene Visual Concepts abbia reso un po’ più facile guadagnare valuta virtuale (VC) in 2K19 grazie agli obiettivi giornalieri, ai mini-giochi e alle attività disponibili, le microtransazioni persistono in maniera abbastanza invasiva (anche se in maniera più indulgente rispetto al passato), soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle statistiche del nostro giocatore. Ciò crea un mondo online in cui i migliori giocatori sono spesso quelli con le tasche più profonde, ed infatti, pochi giorni dopo l’uscita del gioco, ci siamo già ritrovati player con statistiche al di sopra del 90.

Fa male vedere che tali microtransazioni agevolano chi può spendere soldi e invece scoraggia quasi chi non può (o giustamente vuole), spendere valuta reale. Soprattutto perché la modalità storia costruita attorno a MyCareer di 2K19 è la migliore che si sia mai vista. Con una sceneggiatura di pregevole livello, un solido lavoro dietro alla recitazione degli attori e alcune divertenti decisioni di casting come Rob Huebel come allenatore della G League con evidenti problemi di gestione della rabbia. Per coloro che amano la modalità MyCareer ma non il contenuto della storia, quest’anno è possibile saltare i filmati, anche se è consigliabile non farlo in quanto la trama è davvero impressionante.

Graficamente impressionante

Dal punto di vista squisitamente grafico, NBA 2K19 non poteva far altro che presentarsi in forma smagliante. Ogni giocatore, così come gli elementi di contorno e non risultano essere stati realizzati con grande cura e maestria. Il lavoro di Visual Concepts si è incentrato anche sui movimenti dei giocatori e sulle animazioni, ancora più realistiche e convincenti. Persiste ancora qualche lieve fenomeno di compenetrazione, ma in definitiva si verifica molto di rado, rispetto a quanto invece si vedeva in 2K18. Prima di chiudere, non possiamo non spendere due parole per l’ottima colonna sonora affidata alle cure di Travis Scott, noto Rapper made in USA e alla telecronaca che vede l’aggiunta di Bill Simmons e che ogni anno riesce a migliorarsi. Una caratteristica dalla quale dovrebbero imparare altri titoli sportivi che su tale fronte hanno ancora molto da migliorare.

NBA 2K19
9.0 / 10 4News.it
Acquista suAmazon.it
Disponibile suPS4, XBOX One, PC, Switch
Pro
    - La narrazione in MyCareer è la migliore che sia mai stata scritta
    - Tecnicamente sempre di altissimo livello
    - Interessante l'aggiunta dell'Impeto
    - Difesa migliorata
Contro
    - Microtransazioni ancora invasive e poco bilanciate
    - Alcuni problemi con i server con conseguenti lunghe attese
Riassunto
Ancora una volta, l'ultimo capitolo di NBA 2K si rivela un'eccellente simulatore di basket, grazie ad un gameplay più raffinato e realistico e ad un maggior equilibrio in attacco e difesa. La storia della modalità MyCareer è ad oggi la migliore mai scritta e il sistema di progressione sembra più indulgente rispetto alle precedenti iterazioni, seppur permangono le fastidiose microtransazioni. Il resto del pacchetto, al netto di qualche lieve aggiunta, rispecchia principalmente ciò che abbiamo visto in passato. Tirate fuori la canotta dall'armadio, NBA 2K19 è li pronto che vi aspetta!
Gameplay
Grafica
Sonoro
Longevità
Giudizio finale



PRO


CONTRO

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