Recensione Assassin’s Creed Origins – The Hidden Ones

Alla scoperta della regione del Sinai.

Lo scorso ottobre Assassin’s Creed Origins ci ha piacevolmente sorpresi. Trovate la recensione qui, se ve la siete persa (Se non lo avete ancora ordinato, potete farlo al prezzo migliore garantito su Amazon a questo indirizzo). Chi si aspettava che Ubisoft riuscisse, con un colpo da maestro, a resuscitare una saga che tutti davano ormai per spacciata? Ma alla faccia dei gufi e delle lamentele infondate, la software house ci ha proposto un titolo fresco, longevo e davvero profondo. Come non ne aveva realizzati da tempo. Soprattutto all’interno del franchise degli Assassini.

Questo articolo è stato curato da chi ha ormai sviscerato non solo il gioco base con tanto di platino (su PlayStation 4) ma anche il primo DLC rilasciato da Ubisoft come espansione: The Hidden Ones. Gli Occulti. Vi dice niente il titolo? Dovrebbe, se avete giocato con attenzione l’ultimo capitolo della serie di Assassin’s Creed. Facciamo un po’ di ripasso? Chi non ha ancora giocato la versione base è vivamente invitato a non leggere la recensione del DLC prima di aver completato la trama principale dell’avventura, e buona parte delle missioni secondarie se potete.

Tra Oriente e Occidente

L’esaltante finale di Assassin’s Creed Origins si concludeva con la fondazione degli Occulti, ovvero la prima setta degli assassini della storia. Una sorta di prototipo per quella che sarà poi la vera e propria Confraternita, a Masyaf. Bayek e Aya sono riusciti a vendicare la morte del figlio Kemu, uccidendo tutti i membri dell’Ordine degli Antichi (a sua volta, proto-setta dei Templari).

Durante le ultime fasi di gioco ambientate a Roma, veniamo a sapere che Aya non è più tornata in Egitto: ha invece gettato nel chaos la città latina, favorendo l’uccisione di Cesare. Questo evento ha avuto ripercussioni non solo in Occidente, ma anche ad Oriente: il comandante Rufio infatti non ha deciso di riporre le armi nella penisola del Sinai, ma vuole sottometterla completamente alla sua volontà, in nome dell’imperium. E diventerà quindi il nostro nemico principale.

Chiamato in soccorso dall’amica Tahira (l’abbiamo conosciuta in un paio di missioni secondarie di Assassin’s Creed Origins), Bayek parte per il Sinai per salvare ancora una volta la situazione. Dalla conclusione della trama principale trascorrono quattro anni di tempo prima dell’avvio di quella del DLC The Hidden Ones.

Ancora più Origins

La formula alla base di The Hidden Ones è la seguente: più ce n’è, meglio è. Sostanzialmente, infatti, nessuna delle meccaniche già viste nella versione base del titolo è stata modificata, aggiornata o potenziata. Si tratta semplicemente di un po’ di ore di gioco in più per Assassin’s Creed Origins, per chi a distanza di qualche mese ha comunque ancora voglia di avventurarsi tra le sabbie dell’Egitto, anche nella penisola del Sinai. In fondo va bene così: un DLC è l’estensione di una formula collaudata.

Ma per giustificare il prezzo del biglietto, The Hidden Ones non rinuncia completamente a introdurre qualche piccola, timorosa boccata d’aria fresca. Per esempio negli ambienti di gioco: questa volta l’oscillazione tra zone desertiche, centri abitati e oasi lussureggianti è molto più accentuata rispetto alle regioni che ben conosciamo dell’Egitto. Il Sinai è una zona prevalentemente montuosa: questo ha consentito agli sviluppatori, entro certi limiti, di sviluppare la prospettiva verso l’alto, favorendo arrampicate e nascondigli su vette molto alte.

Anche la difficoltà generale del DLC tende verso l’alto, dal momento che si presuppone che il giocatore abbia già completato la versione base del titolo e sia quindi almeno al livello 40. I nemici avranno, di conseguenza, livelli molto alti e noi stessi potremo aumentare il nostro level cap da 40 a 45 per potenziarci ulteriormente. Soprattutto impostando la difficoltà al massimo, The Hidden Ones è in grado di offrire una sfida niente male ai giocatori.

L’approccio, inoltre, si fa più studiato, calcolato, furtivo. Impossibile gettarsi nella mischia a spade sguainate: i generali di Rufio sono astuti, e il level design favorisce un tipo di azione più alla “Assassin’s Creed”. Dopotutto “viviamo nell’ombra” per servire la luce. Non ha molto senso palesarsi sin da subito e mettersi a lanciare spade in mezzo alla strada, per attirare un’attenzione indesiderata. A proposito di spade, The Hidden Ones amplia l’inventario del gioco con un certo numero di nuove armi, cavalcature e missioni secondarie.

Giudizio Finale

Forse costa un po’, ma The Hidden Ones è un ottimo DLC per un gioco già di per sé quasi eccellente. Il livello di sfida è interessante, l’approccio più meditato (quello originale del franchise) e ci sono parecchie cose da sbloccare. Tornare a seguire le imprese di Bayek contro un nuovo nemico è gradevole: anche se chiaramente è una mera aggiunta, e il grosso della narrazione ce la siamo lasciata alle spalle assieme ad Aya.



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CONTRO

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