Recensione Black Mirror

Ville, incubi e deliri in un reboot abbastanza riuscito.

I più anziani si ricorderanno di tre capitoli di Black Mirror approdati più di dieci anni fa su PC. Era il tempo in cui le avventure grafiche andavano alla grande, la crisi economica non esisteva, e le guide su Youtube per i collezionabili non si potevano neppure immaginare. Black Mirror fu acclamato come un gran titolo, di indiscusso valore narrativo e nel gameplay, tanto che nel giro di pochi anni arrivarono due sequel.

Poi, come un po’ tutto, se ne persero le tracce, i gusti cambiarono, e al giorno d’oggi se ti diverti ancora con le avventure grafiche come minimo ti dicono che sei legato ai vecchi tempi. Non che sia un male, ovviamente. Se togliamo Deponia, Twimbleweed Park e pochi altri indie, però, i punta e clicca/avventura grafiche non esistono più. Ma a THQ Nordic è venuta la brillante idea di annunciare il reboot di Black Mirror, qualche mese fa. Ora è sugli scaffali dei negozi, e nei cataloghi digitali.

Quando diciamo “brillante idea” potremmo sembrare ironici. Non lo siamo. Rilanciare un punta e clicca moderno, condito da nuove meccaniche aggiornate, è un esperimento lodevole. Serve a far riscoprire un genere dimenticato, ma vivo. Il problema è che se la realizzazione è mediocre, quanto può fare bene l’esperimento all’industria?

Dalla Scozia con furore

Il padre di David Gordon è misteriosamente scomparso (leggi: kaput), e il figlio che non lo vedeva da molti anni è costretto a recarsi in Scozia. Qui lo attende il parentado, composto da vecchi bisbetici e inquietanti, un maggiordomo dall’aspetto losco, e servitù spaventata da non si sa bene che cosa. Per non parlare di un intero castello in rovina, agghiacciante, dai rumorii sommessi, e dai più reconditi segreti. Black Mirror è la storia del nostro eroe alla ricerca della verità: sul suo passato, su suo padre, ma soprattutto sugli scheletri nell’armadio di casa.

L’avventura, raccontata in terza persona, è estremamente interessante anche se inizia un po’ priva di mordente. Ma proseguendo i colpi di scena non si fanno attendere, e ad essi va aggiunta un’atmosfera composta da inquietudine e ansia estremamente funzionale. Black Mirror, difatti, è un mix tra un thriller e una detective story, ma dagli ambienti gotici in stile romanzo di fine 700. Se amate Lovecraft, Poe e autori affini, i cui richiami non si fanno di certo attendere (date un’occhiata nella biblioteca dei Gordon), probabilmente avete trovato il vostro gioco dell’anno.

Visioni ed enigmi

Black Mirror si basa su un intelligente mix di esplorazione, enigmi e visioni. Sarà necessario imparare a memoria il castello in ogni suo anfratto per trovare e raccogliere non solo i collezionabili (pezzi di fotografie) ma anche oggetti necessari per proseguire all’interno dell’avventura. Di tanto in tanto, ma in modo costante, saremo infatti chiamati a risolver enigmi, oscillanti tra la discreta e l’alta difficoltà. Niente ai livelli del Professor Layton certo, ma occasionalmente bisognerà davvero spremersi le meningi. Anche soltanto per andare a pensare dove diamine si sarà cacciato l’ultimo pezzo di chiave che ci serve per aprire un baule sigillato.

Interessante la meccanica delle visioni: David Gordon è tormentato dai ricordi del passato, fin troppo vividi e in grado di portarci al game over in caso di errore. Rivivendo le sequenze dei tempi andati, dovremo “cliccare” e interagire velocemente su alcuni punti luminosi, in un certo ordine, per fare ordine tra gli eventi. Questi brevi intermezzi fungono da chiave interpretativa per l’intera storia, ma a volte sono davvero più frustranti che interessanti.

Troppi problemi per godersi al meglio l’avventura

Nel momento in cui scriviamo dovrebbe essere in lavorazione la seconda patch per Black Mirror, ma la realtà dei fatti non cambia: il titolo è afflitto da problemi, bug, rallentamenti, cali di frame e chi più ne ha più ne metta. Problemi talmente evidenti che su altri lidi i recensori hanno deciso addirittura di affibbiare al titolo di THQ voti bassi pari a 3 e 4. Noi prendiamo bene le distanze da quelle che reputiamo esagerazioni: Black Mirror ha diversi pregi, e nel complesso il prodotto è sufficiente.

Ma non si va molto oltre la sufficienza questo è vero. Non è raro che i cali di frame rate (a tratti inspiegabili) facciano perdere di mordente l’azione. Di tanto in tanto bisogna ricaricare i salvataggi, dato che David resta incastrato in qualche punto dello scenario. Sono evidenti ovunque, tra giochi di luce e mobili, mancanze nella rifinitura dei poligoni, delle texture. Ed è un problema, perchè l’engine sembra voglia ambire a  un prodotto current gen restando però ancorato inesorabilmente a un risultato mediocre della scorsa generazione.

Commento Finale

Black Mirror è il degno erede dei punta e clicca del passato. Però non è un punta e clicca, ma un thriller in terza persona in cui vanno risolti degli enigmi fino al finale, in un crescendo emotivo favorito dall’ottimo comparto narrativo. Se vi approcciate al titolo prendendo come riferimento i tre capitoli originali, lo stroncherete inesorabilmente. Cercate invece di valutarlo per quello che è: un figlio dei nostri tempi, con qualche difetto di troppo ma pregi non da poco.



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