Recensione Final Fantasy XIV Stormblood

A distanza di due anni, nuova espansione di sangue

Di Final Fantasy non ce ne sono mai abbastanza in circolazione. E, almeno per quanto riguarda la nostra redazione, sortiscono un po’ l’effetto della caffeina: ce n’è sempre un costante, insaziabile bisogno. Anche di quelli un po’ atipici, o che a prima vista col brand condividono soltanto il nome. Stormblood, per esempio.

Prendiamo Final Fantasy XIV: A Realm Reborn. Non è il classico RPG basato sulla Storia / Avventura dei protagonisti: è un MMORPG, avente come cuore il multiplayer online. Un gioco da gustare online, possibilmente in compagnia di amici, presi dalle meccanica del genere “fai il personaggio, scegli la classe, mena, Sali di esperienza, mena, potenzia l’equipaggiamento e completa le quest, mena ancora”. Ma ha avuto successo, sì.

Tanto successo da giustificare due espansioni: la prima, Final Fantasy XIV: Heavensward, rilasciata nell’estate del 2015 (due anni fa, quindi). E neanche una robetta di poco conto: i giocatori hanno avuto la possibilità di esplorare i territori del regno di Ishgard (Holy See of Ishgard) impegnato nella millenaria guerra di Dragonsong contro le draconiche orde di Dravania.

Tra l’altro con l’introduzione di tre nuove classi, la razza degli Au-Ra, l’aumento del livello massimo dei giocatori da 50 a 60, la possibilità di utilizzare cavalcature volanti nelle nuove zone, oltre ovviamente ad un gran numero di missioni riguardanti la storia principale e le vicende secondarie.

Le aspettative per questo fantomatico Stormblood erano (e sono) dunque altissime. Diciamo “sono” perché sebbene l’espansione sia disponibile già da qualche giorno, si sa che in questi tipi di giochi gli effetti, le scoperte e l’appagamento arrivano con il tempo. Il tempo che abbiamo impiegato per sviscerare a fondo l’espansione, con ancora tanti nuovi pomeriggi d’estate a disposizione prima di esserne sazi.

Un ripassino di Storia

Fin dagli albori della storia di Eorzea, le tribù che si stabilirono nelle Terre del Nord vennero viste con benevolenza da divinità conosciute come “i Dodici”. Sotto la loro guida illuminata si svilupparono i primi insediamenti fino a costituire le prime Città-Stato. Con la formazione di queste ultime non tardarono però ad arrivare le prime guerre di conquista che tinsero di sangue le cronache delle Terre del Nord. Non mancò nemmeno la presenza di eserciti provenienti da Oriente che aggravò il già drammatico scenario di distruzione e di morte di quelle lande.

Alla fine le varie nazioni accantonarono le divergenze e decisero di stringere un patto che garantisse una volta per tutte la pace. Si pervenne dunque all’Epoca della Quiete; in tale periodo le Città-stato si dedicarono alla fortificazione ed alla difesa delle proprie terre. I regni pullulavano di mercenari, avventurieri, cavalieri erranti, ma anche di ladri, assassini e briganti; i regnanti, temendo un possibile degrado della società, fecero istituire delle organizzazioni atte a educare e correggere queste persone, al fine di convogliare verso il bene le loro abilità.

Grazie a tali lungimiranti decisioni, nacquero le prime Gilde che diedero inizio all’epoca contemporanea: un’epoca che ha bisogno di speranze in un momento in cui cominciano ad intravedersi cupe ombre di incertezza.

E qui, naturalmente, entriamo in scena noi, dato che sarà ora possibile anche imbarcarsi nella nuova grande epopea di Eorzea, che vede viaggiare gli avventurieri nelle terre orientali di Othard per trovarci ancora una volta faccia a faccia con l’impero, questa volta per liberare, tra le altre cose, Ala Mhigo.

Contenuti impressionanti

Naoki Yoshida per molti è solo un nome, ma è anche l’artefice del grande successo di Final Fantasy XIV A Realm Reborn. Il produttore ha descritto in questo modo l’espansione Stormblood: “Al momento Final Fantasy XIV: A Realm Reborn è come una montagna: se ci state giocando da tempo siete a metà, con Stormblood sulla cima, ma se non ci avete mai giocato allora quella vetta sembrerà lontanissima, perché sarete solo ai piedi di quella montagna”. E mai parole furono più pregnanti.

Tanto per cominciare a spulciare le grandi aggiunte, ci sono due nuovi job storici della saga: il Samurai ed il Red Mage. C’è una nuova linea di quest, che porta avanti l’apprezzabile storia principale. E’ stato aggiunto un sistema di combattimento completamente rivoluzionato per venire incontro all’eccessiva complessità di quello attuale. Dal nulla sbuca anche, e soprattutto, l’introduzione dei Tales of Adventure, forse la novità più significativa in termini di benvenuto ai nuovi giocatori.

Beh, in realtà quest’ultima costerà qualche soldino in più per velocizzare un po’ le cose: a partire dal primo giorni di early access infatti è stato possibile comprare degli oggetti attraverso la MogStation (in ogni caso uno per account fino alla patch 4.1) che permettono di portare un job fino al livello sessanta con arma ed equipaggiamento annessi, ma anche Chocobo con nome casuale, accesso alla Hall of Novice e iscrizione alla Grand Company della città natia, il tutto a 21.75€.

E continuiamo con le modifiche alla componente PvP. Anche in questo caso l’obiettivo è stato sin da subito quello di renderlo più accessibile e immediato per tutti, e per questo il livello ora minimo consentito per partecipare è trenta e non più sessanta. Le statistiche del personaggio saranno poi tutte parificate e verranno determinate semplicemente dal tipo di ruolo che si ricopre in party e non dall’equipaggiamento: tutti i tank, gli healer, i dps (melee e ranged) avranno quindi le stesse statistiche della loro categoria, rendendo effettivamente gli scontri una questione di abilità.

Insomma, è il momento giusto per tuffarsi nel Giappone feudale: Square Enix ci ha messo l’impegno nel realizzare un nuovo fattore di completezza per un gioco già di per sé appagante e interessante. Il resto lo vedremo nei mesi a venire, con l’aggiunta di nuovi contenuti end game. Noi, al momento, ci sentiamo soddisfatti.

 

 



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