Recensione Impact Winter

Sepolti da neve e ghiaccio.

Versione testata: PC.

Cosa accadrebbe se un meteorite impattasse sulla Terra e si creasse una sorta di nuova era glaciale? Per quanto possa trattarsi di un evento improbabile, è proprio questo lo scenario immaginato dallo sviluppatore indie Mojo Bones per il suo nuovo titolo Impact Winter, che ci catapulta in un mondo di gioco dove le temperature estreme sotto lo zero, la neve e la scarsità di provviste fanno da padroni. La natura survival rende il gioco aperto a più partite, offrendo quindi una buona longevità a coloro che amano esplorare in lungo e in largo ogni zona.

Per scoprire se i ragazzi di Mojo Bones sono riusciti a realizzare un titolo innovativo in grado di distinguersi in un genere che ormai sente il bisogno di una ventata d’aria fresca, non vi resta che leggere la nostra recensione.

30 giorni ai soccorsi

Impact Winter lascia poco spazio ai convenevoli: la nostra avventura inizierà immediatamente all’interno di una chiesa e vestiremo i panni di un superstite di nome Jacob, che insieme ad altri quattro membri costituisce una piccola squadra di sopravvissuti. La bufera e le condizioni meteorologiche estreme hanno interrotto ogni mezzo di di comunicazione, ma grazie ad un colpo di fortuna sono riusciti a contattare, seppur per breve tempo, i soccorsi. La loro richiesta di aiuto è stata ricevuta, ma c’è ancora un grosso ostacolo che separa i superstiti dalla salvezza: dovranno resistere ancora 30 giorni prima di essere estratti da quell’inferno di ghiaccio.

Il nostro migliore amico, per quanto possa sembrare strano, non sarà fatto di carne ed ossa, bensì di lamiere e chip: Ako-Light, questo il suo nome, è un drone di supporto che ci tornerà utile in svariate situazioni grazie alle sue funzionalità. Questo robottino volante che chiameremo amichevolmente Ako, infatti, non solo potrà illuminarci la strada nelle aree più buie, ma grazie a diversi upgrade che potremo sbloccare proseguendo nell’avventura sarà in grado, ad esempio, di segnalarci eventuali oggetti utili sepolti sotto la neve. Data la componente survival, l’utilizzo di queste funzioni andrà a ripercuotersi sull’autonomia della batteria del drone, che potremo ricaricare totalmente tornando al rifugio.

I membri del nostro gruppo, in ogni caso, giocheranno un ruolo fondamentale, in quanto ognuno di loro disporrà di abilità uniche molto utili per aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza. La donna più anziana, ad esempio, sarà in grado di cucinare pasti caldi e di ottima qualità che, tra i vari benefici, non mancheranno di tirare su il morale a tutta la squadra, essenziale per non perdersi d’animo in quell’apocalisse. Il classico giovane cervellone maestro della tecnologia, colui che potremmo definire “uno di noi”, si occuperà invece della manutenzione e del potenziamento di Ako portandogli i pezzi richiesti.

Per far sì che ogni personaggio possa dare il meglio di sé dovremo costantemente monitorare le statistiche della squadra, tra cui fame, sete e stanchezza. Questo farà risaltare ancor di più l’importanza dell’esplorazione e ci porterà a dover ragionare nell’ottica di un gruppo e non solamente per noi stessi. Tutte le provviste che troveremo nel vasto mondo di gioco, siano esse cibarie, oggetti o cianfrusaglie, si riveleranno perciò sempre utili e rimpinguare continuamente il magazzino improvvisato all’interno del nostro rifugio sarà di vitale importanza per la sopravvivenza di tutti i membri. Tra il resto, dovremo anche tenere d’occhio il fuoco di fortuna all’interno della chiesa, attizzando la fiamma con tutto ciò che può essere bruciato in modo da mantenere sempre caldo il luogo ed evitare l’assideramento. Una pecca che non pochi giocatori potrebbero notare, purtroppo, risiede nelle lunghe camminate che ci troveremo ad affrontare durante le fasi esplorative, che dopo svariate ore di gioco potrebbero trasmettere un senso di monotonia e noia.

Potremo organizzare delle spedizioni inviando altri compagni in avanscoperta, ma non prima di aver dato loro le scorte necessarie per resistere alle intemperie: attraverso un semplice “sistema di razioni”, infatti, potremo assegnare cibo e bevande ai vari membri a seconda delle loro necessità. Infine, potremo anche attribuire diversi perks ai personaggi da cui trarranno alcuni benefici ma, al contempo, dei piccoli svantaggi che bilanceranno il tutto.

Ognuno dei quattro NPC avrà una storia personale che darà accesso a svariate missioni di diverso genere a seconda del ruolo ricoperto. La tuttofare Maggie, ad esempio, ci affiderà compiti come la ricerca di attrezzature e strumenti utili a migliorare il rifugio e, in generale, la sicurezza del luogo. Completando le quest, ovviamente, riceveremo diverse ricompense e ridurremo inoltre il tempo residuo all’arrivo dei soccorsi: il timer dei 30 giorni, infatti, si ridurrà ogni qualvolta scopriremo nuove location, porteremo a termine i compiti assegnatici e saliremo di livello.

Durante le nostre “scampagnate”, inoltre, incontreremo non di rado dei nomadi erranti in cerca di oggetti rari che potremo aiutare in cambio di generose ricompense che si faranno più ghiotte per le missioni a tempo. I nostri compagni, di tanto in tanto, ci proporranno anche il commercio di diverse risorse per riceverne altre e starà a noi decidere se accettare o meno. Dato che non saremo gli unici superstiti, infine, a volte alcuni stranieri potrebbero fare una visita indubbiamente non di cortesia al nostro rifugio e razziare diverse scorte, perciò sarà un altro inconveniente che dovremo mettere in conto.

Non proprio liscio come l’olio

I ragazzi di Mojo Bones hanno scelto Unity come motore grafico per Impact Winter che, tutto sommato, si comporta bene con la visuale a volo d’uccello, offrendo delle buone ambientazioni, un livello di dettaglio apprezzabile e un frame rate a 60 fps stabili a settaggi massimi. Talvolta è possibile incappare in qualche bug o compenetrazione poligonale, ma nulla di eclatante che mini l’esperienza di gioco. Di per sé, comunque, il titolo non risulta particolarmente pesante da gestire su PC e la configurazione con cui lo abbiamo testato monta un FX-8350, 16 GB di RAM e una R9 380 4 GB come scheda grafica.

Quanto al comparto audio, innanzitutto il gioco è totalmente in inglese, sottotitoli inclusi, e ciò potrebbe risultare un piccolo scoglio per coloro che non lo masticano bene. Gli effetti sonori sono di buona fattura così come le musiche che ci accompagneranno durante l’avventura.

Abbiamo riscontrato un problema per quanto riguarda i comandi, nello specifico provando ad utilizzare un controller simile a quello dell’XBOX 360 ma pienamente compatibile con tutti i titoli da noi giocati: andando nelle impostazioni, infatti, ci viene mostrata l’interfaccia del DualShock 4 e l’assegnazione dei tasti è quasi totalmente sfasata. Basti pensare che premendo “B”, che generalmente è sempre associato al comando “Back”, veniva eseguiva esattamente l’azione contraria. Anche se con tastiera e mouse non abbiamo avuto problemi, la tipologia di visuale utilizzata in Impact Winter lo rende un titolo più semplice da gestire se muniti di controller, ma questa problematica (probabilmente dovuta ad una compatibilità parziale con i vari prodotti sul mercato) potrebbe impedire di sfruttare il proprio pad.

Commento finale

Impact Winter si rivela un interessante titolo indie caratterizzato da una buona componente survival ed una buona rigiocabilità. L’importanza della nostra piccola squadra di superstiti è un valore aggiunto che rende ancora più marcato il fattore sopravvivenza, costringendoci a non ragionare solamente per noi stessi. L’esperienza di gioco, a conti fatti, risulta decisamente apprezzabile, sebbene la mancanza dell’italiano potrebbe creare qualche problema a chi non conosce bene l’inglese. Se siete amanti dei survival games, in ogni caso, Impact Winter saprà soddisfare le vostre esigenze catapultandovi in uno scenario dove ghiaccio, neve e freddo saranno i vostri più acerrimi nemici.

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Simone Rinaldi
Simone Rinaldi
Meglio conosciuto come "Ping" per gli amici e online, gioco dall'ormai lontano 2000. Cresciuto a pane e videogiochi a partire dalla prima PlayStation, nel tempo ho esteso i miei interessi anche all'ambito della tecnologia in generale, scoprendo un certo feeling con l'hardware PC. Le mie grandi passioni si sono poi trasformate in qualcosa di più concreto con l'entrata in 4News, grazie a cui ho avuto modo di vedere il mondo videoludico-tecnologico da una nuova prospettiva ed affrontarlo in modo più serio e professionale.

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