Recensione Micro Machines World Series

Un giochino divertente per ricordare l’infanzia.

Due cose ci ricordiamo di quando eravamo piccoli: il pallone e le macchinine. I videogiochi sono arrivati dopo. Le macchinine erano una componente importante di tutti i pomeriggi, vogliamo negarlo forse? Non siete mai andati a casa dei nonni a creare, dopo pranzo, delle piste improvvisate con tazze, rotoli di carta igienica, cartonati, scatoloni e tutto quello che c’era a portata di mano? Beh noi si. E al momento non crediamo sia ancora giunto il momento di farci controllare da uno specialista.

 

Quando arrivarono i videogiochi naturalmente fu tutto molto bello. Con loro, guarda caso a testimoniare il successo presso il pubblico di bambini, tornarono anche le macchinine: di videogiochi Micro Machines ne abbiamo avuti a bizzeffe dalla prima PlayStation ad oggi, non tutti perfettamente riusciti, ma quanto meno divertenti. Chi se li scorda i primi due capitoli su PlayStation 1 in compagnia degli amici? Lì finirono le prime amicizie.

Stiamo vivendo il ritorno della nostalgia di quegli anni, basta dare un’occhiata al parco titoli su console: Crash Bandicoot è già tornato, Spyro con tutta probabilità non tarderà a seguirlo, e adesso sono tornare anche le famose Micro Machines in un nuovo titolo realizzato dai Codemaster. C’è solo un problema: anche in questo caso i ricordi ci hanno tirato un brutto scherzo. Micro Machines World Series è divertente, sicuramente, ma non come su PlayStation 1. Siamo invecchiati male? O è l’ennesima riproposizione di un titolo tutto sommato niente più che accettabile, ma infarcito di bellezza dai ricordi della nostalgia?

Broom Broooom (ma solo online)

Di solito accompagniamo le nostre recensioni con un bel paragrafo dedicato alla modalità storia, ma, sorpresa sorpresa, in un videogioco dedicato alle Micro Machines non c’è alcuna trama! Siete sorpresi? Non molto, vero? Però potreste quanto meno richiedere a gran voce una modalità Carriera, che sta bene un po’ ovunque nei racing games e nei titoli sportivi in generale. Fosse mai che qualche software house attenta decida di accontentarvi (e accontentarCI). E invece no, niente trama, niente storia e niente carriera. La vita è dura.

Ma pur facendo passare in secondo piano questa piccola verità, è innegabile che con i grandi titoli del passato Micro Machines World Series abbia poco da spartire, se escludiamo il nome e qualche piccola citazione. Codemaster ha optato per una offerta dedicata esclusivamente al comparto online che strizza l’occhio agli eSport e ai titoli competitivi, limitando il single player (e multiplayer locale con quattro amici) alla canonica Schermaglia.

Ciò si traduce in match rapidi, stagioni classificate, eventi speciali a tempo e ricompense legate alle prestazioni del giocatore. Tutto molto bello, per carità, e si sa che l’online offre quel minimo di competitività necessaria per tenere desta l’attenzione del giocatore il più a lungo possibile, ma davvero l’offline è stato relegato a un perenno contorno?

Sarebbe anche bello se Micro Machines World Series – proprio come accade per altre produzioni – possa essere un titolo in continua espansione arricchito da nuove auto, piste e modalità di gioco. Non dobbiamo dimenticare, però, che Codemaster non opera con lo stesso budget della Blizzard di turno, giusto per fare un esempio. Per questo, il timore è che il progetto rimanga sostanzialmente così com’è, senza altre aggiunte.E sarebbe un vero peccato, perché il titolo (nonostante alcune semplificazioni nel gameplay e la povertà contenutistica) risulta comunque davvero divertente in tutte le sue modalità.

Micro Modalità

Se escludiamo gli eventi a tempo che si rinnovano ogni settimana, e che presentano modificatori casuali, sono tre le modalità principali di Micro Machine World Series: Gara, Battaglia ed Eliminazione.

La prima non ha certo bisogno di presentazioni: ci consente di correre e sfruttare potenziamenti per eliminare gli avversari su uno qualsiasi dei dieci tracciati a disposizione, scegliendo una tra le dodici auto dai tratti caratteristici come l’auto della polizia, il carro armato di G.I. Joe e dei Cobra (sempre grazie alla licenza Hasbro), un Caterpillar e uno spazzaneve. La varietà, insomma, non è poi molta e anche il feedback dei vari mezzi risulta semplificato, quasi “appiattito” su una standardizzazione che rende la guidabilità delle auto sostanzialmente simile.

A variare resta la risposta dei mezzi in curva e la ripresa, fattori comunque che mai vanno trascurati nei racing game (e Mario Kart ci ha insegnato più di qualche cosa): lenta per quelli pesanti (come la camionetta dei pompieri e il carro armato), molto più rapida per le auto sportive.

Nonostante ciò, mantenere il controllo del bolide non è mai cosa facile un po’ per la visuale isometrica, che necessita di pratica per esser digerita, un po’ per gli ostacoli disseminati lungo i percorsi. Glassa, zollette di zucchero, salatini, graffette, caramello appiccicoso, vernice, palle di biliardo che rotolano per il campo e altro ancora; tutto è meticolosamente studiato per creare il caos, rallentarci e farci sbandare. Starà ai nostri riflessi e al nostro “studio” evitare gli ostacoli predisposti dagli sviluppatori.

 

 



PRO


CONTRO

Ultimi Articoli

Articoli correlati