Recensione Utawarerumono: Mask of Deception

Premettendo che anche soltanto pensare ad un nome come Utawarerumono: Mask of Deception per un videogioco dovrebbe costare agli sviluppatori almeno sei anni di carcere, il titolo in questione non è qualcosa di completamente nuovo, almeno sul fronte Occidentale. Si tratta infatti di un appartenente al genere visual novel uscito nello scorso 2015 in Giappone, ma che solo adesso è riuscito ad ottenere la distribuzione ufficiale europea.

E se vogliamo dirla tutta vanta anche un primato: è infatti anche il primo della serie ad essere riuscito a sbarcare in Europa. Il capitolo precedente risale allo scorso 2002 (sono passati ben tredici anni tra l’uno e l’altro, quindici se contiamo l’arrivo nel nostro paese) e pur essendo uscito per PC non ha mai superato i confini nipponici, se non per via traverse e a volte non propriamente legali.

Ma veniamo ad Utawarerumono: Mask of Deception, che da questo momento in poi, per la nostra e vostra salute mentale abbrevieremo semplicemente in Mask of Deception. Si tratta fortunatamente di una storia che può essere apprezzata anche non conoscendo assolutamente niente del suo predecessore (e dove lo avremmo giocato, anche volendo?), ma è senza dubbio meglio giocarlo comunque prima di passare a Mask of Truth, che arriverà da noi in un secondo momento, e magari recuperando l’anime di riferimento, che tra l’altro non è nemmeno così bruttino.

Leggi leggi, bell’addormentato

Mask of Deception è una visual novel in cui si combatte poco e si legge tanto. Tutto ciò che dovete sapere verrà raccontato nel corso del lungo prologo iniziale, nonostante un classico incipit in cui troviamo il protagonista nel bel mezzo di un’amnesia totale che ci lascia abbastanza privi di punti di riferimento. Volendo sarà disponibile sin da subito un Auto Mode che eliminerà il bisogno di premere tasti per proseguire, però così facendo non potrete superare più velocemente tutti quei dialoghi che rendono davvero stagnante la narrazione.

Eccoci dunque alle prese con uno di cui titoli che si amano o si odiano, e in cui la via di mezzo è spesso molto sofferente: dialoghi, e dialoghi e dialoghi a schermo da mandare avanti, per conoscere personaggi, vicende, situazioni e sviluppi. Li si può saltare a piè pari, certo, ma cosa capireste alla fine? In fondo il 75% dell’avventura è tutta lì, contenuta nei testi di una storia che non conoscete, e particolarmente intricata da apprendere.

Le prime ore saranno interamente dedicate alla narrazione e serviranno a mostrarci il traumatico risveglio di Haku, lo smemorato protagonista di cui dicevamo poco fa. Dopo essersi ritrovato di fronte a insetti giganti e melme omicide, egli viene salvato da Kuon, una ragazza con coda e orecchi che diventerà il primo membro del suo futuro gruppo di avventurieri. Dopo l’incipit la storia prende rapidamente il via quando i due iniziano il loro viaggio per capire chi diavolo sia Haku, incontrando lungo il loro cammino personaggi particolarmente bizzarri con tantissime personalità differenti, sempre in modo da soddisfare i clichè narrativi ovviamente.

Non mancano colpi di scena e momenti che vanno dall’ironico all’imbarazzante. Visto che nella maggior parte dei casi i nostri compagni di viaggio saranno delle ragazze, aspettatevi commenti che variano dal camionista allo stalker, soprattutto di fronte alle inevitabili eroine prosperose, anche da parte del nostro alter ego. Tecnicamente parlando, siamo di fronte a un gioco che è presente anche su PlayStation Vita, quindi non aspettatevi molto dalle sue parti tridimensionali, legate ad alcune scene d’intermezzo e ai combattimenti, ma i disegni sono sempre e comunque ben fatti e su PlayStation 4 possono ovviamente essere apprezzati negli sfavillanti 1080p.

Ma quando si menano i mostri?

Se cercate un gioco in cui bisogna menare tanto e leggere poco, non avete capito bene cosa avete comprato. I combattimenti sono così pochi in Utawarerumono: Mask of Deception che si possono contare con una buona approssimazione, e noi lo abbiamo fatto, perché siamo dei sadici: sono in tutto 16, con 12 ulteriori scontri da poter affrontare una volta finito il gioco, ad esagerare. Per godere al meglio di quel poco che c’è, conviene impostare la difficoltà ai massimi parametri probabilmente, a meno che naturalmente non siate alle prime armi, nel cui caso prendetevi le vostre responsabilità e non suicidatevi.

I combattimenti di Mask of Deception non escono molto dal solco della tradizione di un genere che viaggia da Final Fantasy Tactics a Fire Emblem. Avremo quindi a disposizione la classica griglia di attacco e spostamento, personaggi che devono districarsi in scontri corpo a corpo, magie, armi a distanza, resistenze e debolezze. Nella maggior parte dei casi viene chiesto di eliminare tutti gli avversari, evitando la morte del protagonista, ma in altri dovremo soddisfare altri requisiti, come l’uccisione di un boss o attirare gli avversari in una trappola. Per superare gli scontri al livello più elevato sarà fondamentale conoscere benissimo tutti i pro e i contro di ogni personaggio, così da sfruttare gli attacchi in combo e le eventuali capacità elementali, così da aumentare il danno.

Ciò che dovremo capire da subito è se quello che abbiamo di fronte è uno scontro in cui è consigliabile attaccare o adottare un approccio più morbido e lasciare che siano le nostre difese a evidenziare i punti deboli del nemico. Inoltre, per scatenare gli attacchi a catena dovremo premere il tasto giusto al momento giusto, questo ci permetterà di ottenere colpi critici e mosse finali, ma se preferite c’è anche un auto mode, a patto di rinunciare ai critici.

 



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