Recensione Shinobido 2: Revenge of Zen


Vendetta

La storia di Shinobido 2: Revenge of Zen vede partecipe un ninja chiamato Zen, il quale assiste alla distruzione dell’intero villaggio nativo situato nella regione Utakata. La regione è governata da una potente fazione denominata “Ichijo” la quale vive un rapporto burrascoso con la fazione Akame. Zen, dopo aver trovato il proprio villaggio distrutto, viene a conoscenza che la sua compagna San, è stata brutalmente uccisa da due temibili ninja Shu e dalla letale Nagi. La storia che vede partecipe i giocatori è sin dall’inizio molta chiara, far vendetta contro coloro che hanno ucciso la sua compagna.

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Shinobido 2: Revenge of Zen, si inserisce nel panorama videoludico come un prodotto “stealth” più puro e maturo di altri titoli apparsi fino ad ora, i giocatori in Shinobido 2 preferiranno un approccio di gioco più tranquillo, dove prevale di più un’uccisione silenziosa piuttosto che lo scontro diretto. All’inizio dell’avventura, sarete affiancati da un tutorial che vi farà comprendere l’intero sistema di controllo, il quale prevede l’impiego di diverse abilità fisiche e di alcuni strumenti, come il rampino, le stelle, funghi esplosivi e molto altro ancora.

Il sistema di controllo del titolo è abbastanza intuitivo, lo schema dei controlli prevede l’utilizzo del pulsante triangolo per le uccisioni silenziose (solo dopo essere arrivati alle spalle del nemico), il tasto X servirà per saltare o innescare uno Zankoku (un’abilità che sarà appresa durante il gioco e sarà selezionabile mediante il touch screen); il pulsante quadrato vi permetterà di attaccare e di effettuare “combo”. Lo schema dei commandi è abbastanza semplice e immediato, ovviamente con l’apprendere durante l’avventura nuove abilità Zen avrà la possibilità di effettuare particolari mosse.

Un difetto riscontrato è l’utilizzo del retro touch, il quale sarà impiegato per prendere la mira su determinati obbiettivi o per lanciare gli oggetti e/o trappole, ma questo sistema risulterà lungo andare scomodo poiché richiede molta pazienza e precisione. Ad innescare qualche bestemmia ci si mette la gestione della telecamera unita ai punti di appiglio, non sempre coerente con quello che si sta o si vuol fare, rischiando di trovarsi da carnefici a vittime.

Il personaggio che noi controlliamo può decidere se accettare o meno determinate missioni che ci vengono proposte rispetto a quelle principali. Ciò dona al titolo una minima componente di gestione nella progressione di Zen e delle sue abilità.

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Ma in Shinobido 2: Revenge of Zen il problema più grande è la gestione dell’intelligenza artificiale poiché se spicca in modo ottimo quando c’è da scovare il vostro personaggio, effettuare perlustrazioni e così via, perde di fascino e veridicità quando, una volta scoperti, basta fare un giro di isolato o trovar eun veloce nascondiglio per far tornare tutto alla normalità, mentre invece ci saremmo aspettati uno stato d’allerta per un tot periodo di tempo.

Il gioco mette in ogni missione vari tipi di ninja con diverse abilità, per cui si incontrano quelli con una completa incapacità dell’intelligenza artificiale tali da non accorgersi della vostra presenza anche facendo rumore dietro di loro, ed altri che, al minimo cambiamento visto o udito, cominciano a muoversi in modo diverso, a percorrere altri sentieri, addirittura coadiuvando la perlustrazione assieme ad altri nemici. Queste diversità aiutano a variare la stessa esperienza stealth senza rovinare cosi l’intera esperienza di gioco.

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