“A chi l’anima, a chi il corpo”
Finora abbiamo analizzato il lato meramente narrativo e il gameplay del titolo. Un po’ l’anima del gioco per intenderci. Finora tutto è filato liscio. Ho deciso di lasciare come ultima analisi quella riguardante il comparto tecnico, questo perché in un’avventura grafica, almeno a mio parere, sono trama e macchiniche di gioco ad essere gli aspetti di principale importanza. E’ vero perché che anche l’occhio vuole la sua parte.
Il Testamento di Sherlock Holmes purtroppo deve essere bocciato sotto questo punto di vista. In se per se, possiamo decretare accettabili i modelli dei vari personaggi chiave del gioco. Tuttavia, basta guardarci un po’ attorno per capire come graficamente sia stato effettuato un lavoro abbastanza approssimativo. Location ispirate vengono rovinate da texture qualitativamente sottotono accompagnate da una illuminazione che rovina ancor più il design dei vari scenari.
Come se non bastasse ci siamo trovati dinanzi ad alcuni cali di frame che risultano ancora più fastidiosi poiché il motore di gioco non deve muovere ne un numero di PNG elevato o situazioni complesse, ne aspetti tecnici di una certa prestanza. Che dire, è difficile essere sia simpatici che belli… o almeno è questa la scusa.