“Ti Amo da Morire”
Essenzialmente sette erano le pagine che componevano un racconto intitolato “Sono uno Zombie Innamorato” pubblicato da Isaac Marion, aspirante romanziere, sulle pagine di un blog.
Il racconto in seguito ebbe così tanti apprezzamenti da far si che lo stesso Marion lo curasse a tal punto da farlo diventare il suo romanzo d’esordio, oltre che bestseller.
E si sa, l’industria del cinema non aspetta, marcia costantemente alla ricerca di nuove gallina dalle uova d’oro, di nuove idee che possa catturare il pubblico e far felici cast e produttori.
Jonathan Levine (Fa la cosa sbagliata, 2008 ndr.) ha così ricevuto l’incarico di dirigere Warm Bodies, adattamento dell’omonimo romanzo di Isaac Marion, sotto l’etichetta di Summit Entertainment (produttori del più celebre Twilight ndr.).
La trama del film ruota attorno ad uno zombie il cui “habitat” è un aeroporto insieme ai suoi “amici” zombie. Il nome di questo zombie (eh si hanno anche un nome in Warm Bodies) non è altri che “R”. Lo zombie in questione ha la capacità (?) di pensare ed è alla continua ricerca di un contatto, cosa chiaramente abbastanza difficile visto che gli altri zombie sono tali nel senso classico del termine (grugniscono soltanto e pensano a mangiare cervelli). Il fato vuole che durante una sanguinosa lotta tra i non morti e un gruppo di umani spedito fuori dalle mura dell’unica città ancora libera per trovare rifornimenti, il nostro R si innamori di Julie, tutto questo dopo aver mangiato il cervello dell’ex fidanzato appropriandosi dei suoi ricordi. Così inizia la “convivenza” tra i due dalla quale nasceranno avventure e problemi vari… non vado oltre per non anticiparvi troppo.
L’idea di base è interessante. Si tenta di andare oltre lo stereotipo dello zombie, rompendo i canoni classici del genere, mixando l’horror (??) al romanticismo, alla satira e all’azione. Il risultato purtroppo non è dei più riusciti. L’horror è assolutamente inesistente (considerando che questa è la generazione di Walking Dead), il romanticismo è di quanto più scontato ma allo stesso tempo improbabile mai scritto, l’humor è forse la cosa più riuscita anche se farà storcere il naso a chi si aspettava altro dal film che qualche battuta o “situazione sarcastica”, l’action è banale nonché troppo surreale, in alcune situazioni era inevitabile la morte della protagonista, cosa che però non avverrà mai chiaramente. Parliamoci chiaro, tutto il film lascia un senso di incompiuto, come se il regista ed i produttori volessero creare un cocktail non riuscendo a mescolare a dovere gli ingredienti.
Durante tutta l’opera inoltre, il richiamo l più classico “Romeo e Giulietta” è quanto mai evidente. I nomi dei due protagonisti già parlano chiaro: “R” e Julie (anche uno zombie ci arriverebbe, specialmente in Warm Bodies). Inoltre il tutto viene palesato nella scena del balcone e nella tematica “dell’amore sfortunato”. Dovendo inoltre cercare una morale nel film, oltre che l’amore supera tutti gli ostacoli (*tosse* ndr.), è il fatto che una delle priorità dell’uomo sia quella di comunicare con gli altri, di non essere soli e di allacciare legami forti e duraturi. Una critica quella di Levine alla società attuale che vede nei social media e nelle telecomunicazioni il punto di socializzazione portante.
Commento finale
Warm Bodies purtroppo è un piatto del quale non si riesce ad assaporarne il gusto, troppi ingredienti mal mescolati tra loro. Alcune scelte inoltre sono assolutamente poco costruttive e probabilmente è l’idea di base ad essere troppo coraggiosa e insensata. Speriamo che in futuro qualcuno riesca a tirar fuori nuove idee, ad aggiornare la classicità degli zombie carpendone nuove potenzialità. Magari invece tutto ciò che ci serve è che nulla venga toccato, che per ora gli zombie ci piacciano cattivi, senza anima, cervello e cuore.
Pro
– A tratti divertente
– Il coraggio di proporre lo zombie innamorato
Contro
– Tanti generi, troppo caos
– Banale e scontato
– Scelte di regia opinabili
Il film è disponibile al cinema dal 7 febbraio 2013.