Recensione Soul Sacrifice


Redenzione o punizione?

La scelta di salvare o condannare un nemico come detto nel capitolo precedente non è solo funzionale alla trama di gioco, ma anche al gameplay e alle nostre statistiche. Infatti se da una parte “sacrificare” significa avere più punti in attacco, dall’altra saremo marchiati come “cattivi” e perderemo punti difesa. Se invece scegliamo la strada della redenzione oltre a risvolti più positivi della trama, aumentarenno i nostri punti difesa e alcuni nemici si uniranno al nostro gruppo per aiutarci, questo però ovviamente a scapito del nostro potere d’attacco che diminuirà.

Queste scelte naturalmente sono molto ben viste ai fini delle rigiocabilità del titolo e magari molti utenti vorranno fare un prima run giusto per saggiare l’avventura da “buono” per poi rifarla a “cattivo”. In entrambi i casi la trama stupirà più di una volta il giocatore lasciandolo letteralmente a bocca aperta.

Il sistema di reclutamento dei demoni, e sopratutto il gameplay del gioco, è basato sul sistema di abilità. Prima di ogni missione possiamo scegliere sei diverse skill divise in attacchi ravvicinati, ad area, evocazioni, e molto altro.

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Le abilità hanno un numero limitato di utilizzi che costringe il giocatore a dosare bene quando e come usarle riducendo cosi lo spamming delle magie più potenti e introducendo un fattore strategia che amplia le possibilità di approccio al titolo.



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