…And I grew with that key in hand.
Versione testata Playstation 3.
Sono trascorsi moltissimi anni da quando Naughty Dog è entrata di prepotenza nell’industria videoludica e da quel momento ha sfornato dei must have che non hanno mai deluso le aspettative di anno in anno crescenti di ogni giocatore.
Come poche software house si sono infatti ripetuti di volta in volta con capolavori che hanno lasciato il segno del loro passaggio all’interno di questa industria fatta principalmente di prodotti visti e rivisti.
Con l’avanzare del tempo è sempre arduo ripetersi e fare meglio, ma Naughty Dog non solo si è distaccata dal filone Uncharted che l’aveva resa famosa, ma è riuscita a fare ancora meglio riuscendo a stupire il videogiocatore con un titolo originale, maturo, a tratti crudele, come soltanto un mondo post-pandemico può essere.
The Last of Us si discosta dai classici blockbuster di turno e in modo molto coraggioso si presenta al giocatore come un prodotto che fa della narrazione la sua caratteristica principale, presentando una regia che esalta i sistemi narrativi, ma discostandosi dai canoni hollywoodiani, riprendendo un genere, quello survival, dal tono carismatico e affascinante che sembrava però morto e sepolto.
Dopo avervi anticipato la produzione con le impressioni di Roberto Serranò, siamo pronti a darvi il giudizio che stavate aspettando da tempo sul prodotto completo.
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