Recensione Killer is Dead


Spruzzare personalità da tutti i pori

Le ambientazioni che compongono Killer is Dead sono piuttosto lineari e non offrono la libertà di esplorazione che meriterebbero. Si va da palazzi rinascimentali, ad una revisione del mondo di Alice nel paese delle meraviglie, a giardini orientali, la Luna e perfino il proprio subconscio. L’omissione di un tasto adibito al salto, toglie qualsiasi possibilità di sezioni platform nei livelli, oltre che abbassare il tecnicismo dei combattimenti; una scelta che potrebbe far storcere il naso agli amanti degli action puri. Sotto il profilo tecnico, la scelta del cell-shading è stata la soluzione migliore, visto che dona un tocco di anime-like al titolo. Inoltre la palette acida di colori in contrasto con le tinte forti e contrastanti del sangue che schizza dai corpi nemici è la ciliegina sulla torta in una realizzazione artistica di prim’ordine. I vari filtri applicati durante le sequenze “bullet time” o quelli dedicati ai vari squartamenti dimostrano quanto carattere abbia questa produzione. Purtroppo il gioco soffre di un evidente effetto tearing, onnipresente nelle fasi più concitate di lotta. La telecamera, nonostante si possa controllare liberamente, a volte va in crisi e non permette una perfetta lettura dei combattimenti. Il character design offre dei protagonisti e dei boss  ben caratterizzati e con la propria personalità. Purtroppo non possiamo dire lo stesso dei nemici comuni, troppo simili tra loro, a parte qualche rara eccezione. Il comparto audio regala effetti sonori di prim’ordine, assieme ad un doppiaggio in lingua giapponese o inglese eccezionale. La colonna sonora è composta dal maestro Akira Yamaoka, una garanzia inattaccabile. Si va dallo smooth jazz, alla beat, al rock poderoso e all’elettronica psichedelica. Ognuna calza a pennello alle situazione cui è associata. La giocabilità offre un action dal sistema di combattimento semplice ma raffinato al contempo, costringendo il giocatore a restare sul pezzo per inanellare combo, guadagnare sangue e cristalli e attivare le sequenze a rallentatore evitando di essere feriti. Non avremo le complesse combo di un Devil May Cry o di un God of War, ma anche questo fa parte dell’opera di Suda 51. Sul fronte longevità il gioco risulta sotto la media generale, in quanto affrontando le dodici missioni principali, il gioco non durerà più di sei ore. Volendo completare anche le missioni secondarie, le sfide di Scarlett e Gigolò, allora si può ambire alle 10/12 ore di gioco. Una volta terminato il gioco si sbloccherà la modalità Estrema, oltre alla possibilità di riaffrontare tutte le missioni per ottenere una valutazione migliore.

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