Un gameplay anomalo
Puppeteer è un platform atipico nel quale si fondono sapientemente elementi del tradizionale teatro delle marionette giapponese, il Bunraku, ed elementi di modernità propri dei videogames, uno su tutti Little Big Planet, capolavoro di Media Molecule, del cinema e della narrativa mondiale.
Accompagnati da una voce narrante sempre presente, forse anche un po’ troppo, che interagisce con noi giocatori e con il pubblico in sala, i personaggi si muovono su quello che è a tutti gli effetti un palcoscenico, con luci, tendaggi e persino applausi e risa del pubblico pagante. Gli stage che si costruiscono dinanzi ai nostri occhi sono vere e proprie scenografie teatrali che si muovono, si sovrappongono, cambiano dinanzi ai nostri occhi trasportandoci in luoghi sconosciuti della Luna. Il nostro Kùtaro dapprima impaurito e timoroso, poi spavaldo e coraggioso, armato soltanto di “teste” di fortuna e delle forbici magiche “Calibrus” si muove in questi scenari interagendo con essi, tagliandoli e facendoli a pezzi.
Alle classiche meccaniche da platform infatti – salta su questa o quella sporgenza, attiva questo o quel meccanismo – i Japan Studios hanno aggiunto le straordinarie potenzialità delle forbici Calibrus, che tagliando, letteralmente, elementi della scenografia permetteranno al nostro piccolo eroe-marionetta, di raggiungere luoghi inaccessibili, scalare vette nascoste e in definitiva innovare le meccaniche di un gameplay di genere che da troppo tempo pareva ancorato a routine classiche.
Kùtaro nel corso dell’avventura acquisterà inoltre nuovi poteri ed “accessori” e potrà raccogliere centinaia di teste diverse elementi questi che contribuiranno ulteriormente a variare il gameplay.
Il gioco si dipana in 7 atti e ben 21 stage, ciascuno enormemente diverso dall’altro. Deserti, boschi incantati, oceani, corse in auto, faranno da sfondo ad un level design ispirato e immaginifico che saprà far viaggiare la fantasia dei più piccoli e, forse persino di più, quella dei più grandi che potranno provare a indovinare le innumerevoli citazioni sparse nell’avventura, da Tim Burton alla Sirenetta di Walt Disney ( chi di voi non ricorda ad esempio l’esilarante “In fondo al mar” della Sirenetta, qui riproposto in “Trydent Trydent” esilarante ) passando per la mitologia giapponese. Persino i trofei sbloccabili al termine di ciascun atto, con le loro citazioni riusciranno a strapparvi un sorriso (clamoroso il trofeo “Tori che Odiano i Cavalli” chiara citazione del “quasi omonimo” capolavoro di Stieg Larsson “Uomini che odiano le donne” )
Il titolo non brilla certo in longevità, risultando sufficienti ad un giocatore esperto appena 7/8 ore per portare a termine il gioco, tuttavia la rigiocabilità è garantita dalla presenza delle teste collezionabili e dal fatto che grazie a ciascuna di esse sarà possibile sbloccare livelli bonus sparsi lungo tutto il nostro percorso. Il titolo è giocabile anche in due ed in questo caso il secondo giocatore avrà il compito, controllando Picarina o Ying Yang, di aiutare Kùtaro a trovare oggetti nascosti e nuove teste.
Le teste del povero Kùtaro rappresentano una vita, perse le altre due di ricambio che ci è possibile portare con noi, saremo costretti a ricominciare dall’ultimo check point, spendendo parte delle scintille di luna e delle anime che liberemo durante la nostra traversata.
Al termine di ciascun atto sbloccheremo poi una serie di libri, accessibili dal menù principali che ci racconteranno la storia di ciascuno dei personaggi dell’opera degli Japan Studios, contribuendo a ricostruire il filo della narrazione che potrebbe essere andato perduto tra una sequenza e l’altra, con animazioni degne di un piccolo corto d’animazione.
Dal punto di vista grafico il colpo d’occhio offerto è meraviglioso. Puppeteer è una fiaba che ci ricorda quanto di bello e magico abbiamo sacrificato in nome del realismo videoludico: colorato e divertente vi farà presto dimenticare un aliasing un po’ troppo evidente in certi punti e modelli poligonali che non sono di certo allo stato dell’arte di questa generazione videoludica.
Se a tutto ciò aggiungiamo una colonna sonora sognante e un doppiaggio italiano perfetto comprenderete il grande interesse che abbiamo provato nel giocarlo.