Recensione JoJo’s Bizarre Adventure: All-Star Battle

Il ritorno della famiglia Joestar.

Versione testata PlayStation 3

CyberConnect 2 e Namco Bandai avevano tra le mani una brutta gatta da pelare: trasporre in videogame uno dei manga più strani, bizzarri ed in ultima analisi pazzi, che la terra del sol levante avesse mai partorito: Le bizzarre avventure di JoJo.

Il manga nato nel 1987 dal genio di Hirohiko Araki e comparso in Italia per la prima volta grazie a Star Comics nel 1993, rappresenta infatti non soltanto una delle più longeve serie nipponiche pubblicate in Italia, ma anche una delle più complesse dal punto di vista narrativo, incentrata com’è non su di un singolo personaggio, ma su di una intera stirpe di combattenti, i Joestar, e su vicende verificatesi in luoghi (dall’Inghilterra all’Italia, passando per gli Stati Uniti ) e momenti storici profondamente diversi, ed inusuali, per un manga giapponese. 

Ad esso si devono tra l’altro tutta una serie di geniali intuizioni che hanno influenzato una certa parte della narrativa giapponese (storica in questo senso l’introduzione a partire dalla terza serie degli “Stand”, materializzazione verso l’esterno dell’energia psichica e spirituale degli individui) e alcuni personaggi diventati addirittura più celebri del personaggio a cui sono ispirati (come Rose di Street Fighter, per stessa ammissione di Capcom modellata sul personaggio di Lisa Lisa).  

Con queste premesse è facile comprendere che un titolo come Jojo’s Bizarre Adventure: All Star Battle rappresentasse una vera scommessa per la software house che aveva già curato trasposizioni videoludiche di un certo peso come quelle relative alla serie Naruto: riuscire a preservare l’enorme fascino del manga e allo stesso tempo offrire meccaniche videoludiche divertenti ed al passo con i tempi non deve essere stata sicuramente impresa facile. La scommessa tuttavia, ve lo anticipiamo subito, è stata pienamente vinta.

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Fedeltà al modello prima di tutto

Jojo’s Bizarre Adventure: All Star Battle è un picchiaduro che fa della differenziazione il suo punto di forza. L’incredibile varietà dei personaggi e degli stili di combattimento del manga è stata infatti mirabilmente preservata da CyberConnect2 attraverso una caratterizzazione oseremmo dire maniacale degli oltre 40 personaggi che compongono il roster del titolo. 

A differenza del suo predecessore risalente al 1998, Capcom’s JoJo’s Bizarre Adventure 2D, il titolo attinge a piene mani da tutte le 8 stagioni del fumetto comparse nell’oltre quarto di secolo dalla sua prima apparizione nella terra del sol levante.  Se ciò puo’ indubbiamente costituire un vantaggio, in quanto i riferimenti costanti al manga hanno impedito passi falsi e pericolose deviazioni dal plot originale,  dall’altro la necessità di individuare uno stile del tutto personale nelle movenze,  nelle animazioni e soprattutto nelle tecniche di combattimento per ciascuno dei personaggi giocabili, avrebbe potuto rappresentare un ostacolo insormontabile per gran parte degli sviluppatori. Non è stato cosi’ per fortuna per CyberConnect 2. Ciascun personaggio conserva intatti tutti gli elementi di caratterizzazione propri della controparte cartacea, tant’è che molte delle pose e dei movimenti presenti nel gioco paiono essere una diretta trasposizione delle tavole a fumetti. 

Dal punto di vista del gameplay siamo di fronte ad un classico picchiaduro 2D che si concede solo raramente a meccaniche tridimensionali, come nel caso del movimento laterale che permette di ruotare attorno all’avversario ed evitare cosi’ attacchi lineari e proiettili. Gli attacchi e le combo sono come sempre differenziati in forti, medi e deboli e permettono una limitata serie di combinazioni anche in relazione al particolare modo di incedere dei personaggi (anche questo direttamente mutuato dal manga)  

Gli stili di gioco sono comunque profondamente diversi a seconda del personaggio scelto. Le abilità speciali cosi’ come l’intera impostazione del combattimento infatti variano e sono influenzate dai poteri padroneggiati dal vostro alter ego, dalle classiche onde concentriche (Hadouken style) a quelli che fanno largo uso dello Stand, avatar generati dalla spiritualità del personaggio che attaccano insieme a voi generando combo davvero devastanti.

A tutto ciò si aggiungono mosse speciali attuabili alla semplice pressione del tasto indietro dopo una parata, ed in grado di attivare onde energetiche che spezzano la guardia avversaria. 

Discorso a parte meritano poi gli Heart Heat Gauge e i Great Heat Gauge che si attivano al raggiungimento di una speciale carica di energia: questi, insieme agli stage hazards, ovvero interazioni con lo stage di gioco e alle Mosse finali, produrranno situazioni davvero spettacolari che spesso si tradurranno in animazioni tratte dallo stesso fumetto.  In ogni caso ciascuno dei personaggi ha la propria serie di attacchi speciali e riuscire a padroneggiarli tutti sarà impresa non da poco. Per garantire comunque una certa spettacolarità degli scontri anche a chi non fosse in grado di padroneggiare da subito il sistema di mosse speciali, gli sviluppatori hanno introdotto il sistema Easy Beat, che attraverso la pressione di un solo tasto (quadrato) permette di effettuare una serie di combo con mossa speciale finale. 

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F2P: perchè ? 

E’ nei “dettagli” che si nasconde il diavolo e anche JoJo purtroppo non fa eccezione: tuttavia più che di un dettaglio sarebbe meglio parlare di “mascalzonata” bella e buona, sulla quale per fortuna Namco è intervenuta mettendoci una pezza. 

La campagna del gioco è infatti strutturata attorno a meccaniche free to play, tanto “care” agli amanti del gaming mobile. Per giocarvi e proseguire nell’avventura che vi metterà di fronte a diversi boss presenti nelle 8 stagioni del fumetto e ad alcuni minigame e vi premierà con elementi di personalizzazione aggiuntivi per ciascun personaggio, sarà necessario spendere crediti d’oro guadagnati giocando. Cinque minuti di gaming danno diritto ad un credito, ma i giocatori “più impazienti” possono facilmente sbloccare crediti aggiuntivi mettendo mano al portafoglio. Detta cosi’ non sembra una gran perdita, ma se pensate che inizialmente il tempo di accumulo crediti era sensibilmente più lungo (20 minuti) il discorso cambia. In seguito alle proteste tuttavia tale aspetto è stato limato e le meccaniche “spendiegiocameglio” sono state rese pressochè inoffensive. Per farsi perdonare inoltre Namco Bandai ha pensato bene di rilasciare tutti i prossimi DLC gratuitamente: un tocco di signorilità, non c’è che dire. 

La modalità Storia permette di rivivere le 8 stagioni della serie mediante riferimenti evidenti a dialoghi storici e a momenti salienti delle avventure della famiglia Joestar; tuttavia questi continui riferimenti appaiono più come “citazioni” e quindi restano del tutto anonimi per chi non avesse una profonda conoscenza del manga. In questo senso si sarebbe potuto fare sicuramente di più provando magari ad attirare nuovi fan verso il fumetto. 

Una tavola fatta videogame

Dal punto di vista visivo Jojo rappresenta la più compiuta rappresentazione di quello che un “fan service” dovrebbe essere, in senso positivo si intende. Animazioni incredibilmente dettagliate e realistiche rispetto al fumetto, stile, colori e soprattutto modelli poligonali curatissimi per ciascuno dei personaggi, danno sostanza ad un cel shading davvero perfetto, come da tradizione CyberConnect2. Tutto sembra tratto da una tavola originale del fumetto e probabilmente è il segno che il team di sviluppo ha lavorato fianco a fianco con i disegnatori e gli sceneggiatori giapponesi.

Unico appunto che ci sentiamo di fare al comparto tecnico è la decisione di bloccare il framerate a 30fps, che in un picchiaduro appare una scelta piuttosto penalizzante.

Il manga, così come l’anime, è zeppo di riferimenti musicali e tale caratteristica non è andata perduta nella trasposizione videoludica. La colonna sonora è infatti tratta dall’originale anime, al quale è ispirata nel 99% dei casi. Le voci originali dei doppiatori fanno tutto il resto.

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Commento finale

Nato con il chiaro intento di omaggiare una serie storica della narrativa a fumetti giapponese, 16 anni dopo il tentativo  di Capcom, Jojo’s Bizarre Adventure: All Star Battle è prima di tutto un tributo a tutti i fan della serie, che potranno rivivere le tavole del manga come mai prima d’ora. Musiche, animazioni, stile, tutto contribuisce a ricreare le ambientazioni e la personalità di un prodotto inimitabile, che saprà appassionare anche chi si è avvicinato da pochissimo al fumetto. Il tutto è naturalmente pienamente godibile anche per chi cerca un buon picchiaduro, ma è naturale che il vero valore aggiunto è il riferimento continuo al capolavoro originale.

Peccato soltanto per la scelta di non approfondire la modalità storia e per la campagna in F2P.  

Pro Contro 
– Lo spirito della creatura di Araki rivive in questo gioco
– Caratterizzazione dei personaggi fedele all’originale
– Divertente anche per chi si avvicina per la prima volta alle avvenuture di Jojo
– Story mode solo abbozzato
– Meccaniche F2P: perchè ? 
– Bloccato a 30fps 
  Voto Globale: 80  
 
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PRO


CONTRO

Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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