Recensione Valiant Hearts: The Great War

L’altra faccia della medaglia di Ubisoft

Versione testata PlayStation 4.

Accanto a terribili (dai, non offendetevi, si fa per dire, NdR) franchise stagionali, Ubisoft conserva un’anima più genuina e sperimentale, che non costituisce certo la principale fonte di guadagno della software house, ma che le consente di essere apprezzata anche da giocatori con gusti più sofisticati della media. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di godere di due incredibili Rayman e recentemente abbiamo decantato le lodi di Child of LightValiant Hearts: The Great War si pone nello stesso solco condividendo con i giochi di cui sopra il motore grafico, lo strabiliante UbiArt Framework. Per quanto attiene tutto il resto, però, l’ultima opera dello studio di Montpellier si discosta notevolmente da tutto quanto visto fino ad ora.

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Cinque eroi che condividono la stessa tragedia

Se non disdegnate gli FPS, vi sarete imbattuti più di qualche volta in giochi a sfondo bellico. Valiant Hearts non rientra né nell’una nell’altra categoria: qui la guerra non é un semplice contorno, l’occasione per killare qualche malcapitato nemico di turno, ma la vera e indiscussa protagonista. La trama ci racconta le disavventure di quattro personaggi (cinque, contando anche il valoroso cane dell’unità cinofila che spesso ci aiuterà), variamente collegati fra loro dalle contingenze o da legami affettivi. Cinque delle innumerevoli vite sconvolte – quando non addirittura stroncate – dalla Prima Guerra Mondiale. I diversi capitoli, divisi a loro volta in sezioni, ci raccontano un’unica grande storia, servendosi delle prospettive dei protagonisti, destinati a incrociare spesso le loro strade ed altrettante volte a separarsi. Ciascuno di loro ha i suoi motivi che lo portano a prendere parte al grande conflitto non ultimo la costrizione, ma il fil rouge è il desiderio di poter riabbracciare i propri cari. La narrazione si serve principalmente di una voce esterna, che riassume brevemente le vicende belliche più importanti e annuncia i cambi di fronte e di personaggio, mentre le sezioni giocate non vengono spezzate da dialoghi, anche nei momenti salienti. In queste fasi é possibile apprezzare anche elementi umoristici di comic relief e accedere a numerosissimi dati storici interessanti: essi non sono legati solo agli eventi bellici, ma anche alle condizioni di vita e agli oggetti di uso comune fra i soldati. Anche in questo frangente gli sviluppatori hanno voluto esplorare il lato umano e quotidiano della guerra, e non solo le battaglie, le armi e le strategie, che invece sono al centro di numerosi giochi di tutt’altro genere.

Un gameplay un po’ deludente. 

Se fino ad ora il plot originale ed educativo di Valiant Hearts non puo’ che averci soddisfatto, purtroppo non possiamo dire altrimenti del gameplay che ci riporta bruscamente con i piedi per terra: Valiant Hearts non é ingiocabile, tutt’altro, ma non é nemmeno in grado di toccare vette di eccellenza. Ubisoft Montpellier ha costruito un’avventura bidimensionale infarcita di semplici puzzle e arricchita da fasi action in senso lato e da qualche QTE. Gli enigmi strutturati il più delle volte come in un punta-e-clicca (il gioco é  pero pensato per essere giocato con il pad), sono ben distanti da quelli, a volte complicatissimi dei tanti punta e clicca anni ’90: il tutto è invece molto semplice e spesso abbastanza ovvio. A rendere ancora più semplice il titolo due sistemi per aiutare il giocatore bloccato: uno consiste nell’evidenziare gli elementi interattivi e l’altro in un sistema di indizi che vengono sbloccati con il passare dei minuti; é possibile naturalmente non avvalersi di queste agevolazioni scegliendo (in ogni momento) la Modalità Veterano, ma anche in questo caso il grado di sfida non sarà alto. 

Le possibilità di interazione sono poi abbastanza scarse, tanto che non é contemplato nemmeno un inventario. Quelle che abbiamo chiamato fasi action consistono essenzialmente in corse ad ostacoli (in sostanza ci si sposta da un punto A ad un punto B evitano le bombe che cadono dal cielo), brevi sezioni stealth e sporadiche missioni di guida, in cui in realtà non si fa altro che spostare il veicolo a destra e a sinistra a tempo di musica. I QTE sono legati ad Anna, un medico al quale sarà affidato il compito di curare numerose persone completando brevi sessioni che ricordano i rhythm game. Dopo il primo capitolo probabilmente si ha già una panoramica pressoché totale su ciò che il gameplay ha da offrire. Tutto ciò non è un dramma, sia chiaro,  il titolo per quanto piuttosto semplice si lascia giocare abbastanza piacevolmente nelle poche ore di gioco che l’avventura offre, sebbene questo aspetto dipenda in larga parte dalla scaltrezza  di chi regge il pad fra le mani, tuttavia la maggior parte dei giocatori che si cimenteranno in Valiant Hearts, siamo sicuri non supereranno le 6/8 ore di gioco. Non sono tantissime, ma non sono nemmeno così poche per un gioco scaricabile per € 14,99; certo, se costasse qualche soldo in meno sarebbero tutti più felici (tranne Ubisoft), ma il prezzo é tutto sommato onesto, se si tiene conto non solo della longevità, ma anche della qualità dell’opera. Per allungare la permanenza del titolo nell’Hard Disk delle vostre console, potete darvi alla raccolta dei collectibles (oltre 120) disseminati nei vari livelli, che possono essere rigiocati singolarmente sezione per sezione. In questo modo probabilmente arriverete anche a sbloccare tutti gli Obiettivi. Va detto, comunque, che il replay value non é elevato: conoscendo già enigmi e trama, gli stimoli verso un nuovo completamento vi verranno molto presto a mancare.

Avete mai visto la guerra in salsa UbiArt?

Valiant Hearts non ha bisogno di uno stile realistico per dipingere l’orrore della guerra, anzi, sfoggia fieramente l’UbiArt Framework adattandolo alle sue esigenze: se i due Rayman erano esplosioni di colore e vitalità e Child of Light una fiaba trasognata, l’opera di Ubisoft Montpellier é un fumetto caricaturale, espressivo e vibrante nei suoi colori (la palette cromatica ha molto di più da offrire rispetto ai soliti grigi smorti che caratterizzano gli shooter a sfondo bellico). Anche i fondali, spesso composti da numerosi livelli, sono curatissimi e dinamici, con soldati in movimento, smitragliate ed esplosioni. La regia non indugia mai sulla crudezza della violenza fisica come invece fanno altri giochi cartoonosi, perché non è questa la dimensione del conflitto mondiale che il gioco si propone di esplorare. Tutto questo ben di Dio – che comunque a livello tecnico non é roba da capogiro – gira a 60fps con una risoluzione di 1080p. Senza timore di smentita possiamo affermare che uno dei maggiori pregi di Valiant Hearts è proprio la grafica: non parliamo di poligoni e potenza di calcolo, ma di arte e di fine design. 

Il sonoro é all’altezza della situazione, grazie all’ottimo doppiaggio, anche in Italiano e alle musiche, tra cui possiamo distinguere sia pezzi originali, sia brani famosi scelti per accompagnare alcune scene particolari, come le sezioni di guida a tempo di musi
ca, tra queste ad esempio “Il Volo del Calabrone”. Le composizioni originali sono anch’esse di qualità, proponendo interessanti temi di pianoforte, marce militari e altro ancora. 

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Commento finale

Valiant Hearts: The Great War non é stata una delle migliori esperienze ludiche della nostra lunga carriera videoludica, ma non per questo non ci sentiamo di promuoverlo a pieni voti. Valiant Hearts è un’avventura ricca di arte, di storia e di emozioni, con un finale da ricordare, il problema,  semmai risiede nel fatto che il gameplay semplicemente non é all’altezza delle altre componenti. Il discorso, dunque, é riassumibile nei seguenti termini: chi è interessato ad un gioco genuinamente divertente può rivolgersi altrove; chiunque sia alla ricerca di un’esperienza emotivamente pregnante ed intensa farebbe bene, invece, a considerare per i suoi acquisti futuri Valiant Hearts. Anche solo per finirlo e venire qua a dirmi che non capisco niente di videogiochi.

Pro Contro 
– Graficamente bellissimo
– Storia molto ben raccontata
– Molte informazioni storiche
– Gameplay un po’ sacrificato
– Non lunghissimo
  Voto Globale: 85 
 
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