Recensione One Piece: Unlimited World Red

Il ritorno della serie Unlimited.

Versione testata Wii U.

Quando esce un nuovo One Piece su console Sony si fa presto ad associarlo direttamente ai due capitoli Pirate Warriors usciti negli ultimi anni su PlayStation 3, ritenendo prossimo l’arrivo dell’ennesimo musou in cui debellare orde di nemici premendo tasti a ripetizione. Ebbene tale aspettativa verso Unlimited World R non potrebbe essere più errata.

La serie Unlimited, storicamente associata a Nintendo, è stata da sempre sviluppata da un team totalmente diverso dagli Omega Force specialisti del musou (e della serie Dinasty Warriors). Ganbarion è infatti uno sviluppatore capace di realizzare titoli dal gameplay profondo e dalle storie appassionanti: ne è un esempio lampante l’ottimo Pandora’s Tower, un titolo che, se non fosse stato per il comparto tecnico un po’ approssimativo, sarebbe stato da tutti ricordato come uno dei migliori RPG della passata generazione. 

Per questo abbiamo deciso, nonostante la versione PS3 sarà sicuramente la preferita dei videogiocatori vista la grande differenza di base installata, di provare quella che nelle nostre aspettative sarebbe potuta essere la miglior versione sul mercato. Ma forse abbiamo sbagliato qualcosa nei nostri calcoli.

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Il conte Red: che cattivo ca… carismatico!

Quando il maestro Oda mette mano ad una sceneggiatura è impossibile non notare il suo tocco e Unlimited World Red non fa eccezione. La storia ritrova così il suo antefatto nell’incidente di Impel Down: Barbanera ha infatti agevolato l’evasione di alcuni dei più pericolosi criminali detenuti al livello VI della prigione e tra loro c’è anche il vero protagonista di questo titolo, ovvero il capitano Redfield, o conte Red. Soprannominato anche Red il Solitario, Redfield aveva avuto una certa fama ai tempi di Barbabianca e Gol D. Roger, riuscendo a tenere loro testa quanto a singole abilità. Questo grande pirata non era però riuscito a lasciare un segno altrettanto marcato alla sua epoca, finendo ben presto a marcire, dimenticato, nelle profondità della prigione più sicura del mondo.

E’ con questo background che comincia l’avventura dei mugiwara, con Rufy e compagni costretti a fronteggiare degli strani eventi che iniziano a capitare sull’isola delle Promesse dove hanno accompagnato un tanuki parlante, Pato. Rapimenti e incontri con vecchie conoscenze porteranno la trama verso il suo climax, in un crescendo, anche emotivo, che coinvolgerà sempre di più il giocatore nonostante l’iniziale smarrimento dovuto ad un level design non proprio immersivo.

Le otto/nove ore della missione principale diventano così il punto centrale e migliore di questo titolo, che introduce uno dei “cattivi” più carismatici creati dal genio di Eiichiro Oda ed un nuovo frutto del diavolo che speriamo di vedere presto all’interno del manga (non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma se volete saperne di più potete trovare maggiori informazioni su wikipedia). 

Un equivoco da sfatare: non tutti i giochi One Piece sono musou!

Se nell’acquistare One Piece: Unlimited World Red la vostra preoccupazione più grande fosse quella di ritrovarvi tra le mani un altro musou, potete tranquillizzarvi. Come già anticipato, infatti, la serie Unlimited ci mette di fronte ad un gioco d’avventura e azione, con scontri in stile Beat’em Up e numerose componenti rpg.

Il gameplay della modalità storia si divide così in due fasi distinte: da una parte abbiamo Transtown, la nostra vera e propria base operativa, dall’altra le terre esterne, palcoscenico degli scontri dei mugiwara.

Mentre saremo in città avremo modo di controllare soltanto Rufy e potremo accedere a diverse attività ed edifici. Transtown è infatti una località in espansione e, oltre alla locanda dove poter alloggiare (e salvare i progressi di gioco), ci sarà da lavorare duramente per poter accedere alle diverse strutture. E’ qui che entrano in gioco elementi come il crafting per la creazione di oggetti e la costruzione di nuovi edifici, nonché fasi esplorative per raccogliere collezionabili (palloncini), tesori e sbloccare conversazione utili a rendere operative nuove attività commerciali. Saranno via via presenti anche vari minigiochi, che richiedono una certa dose di riflessi per spezzare la monotonia durante lunghe sessioni di gioco. 

Dopo la costruzione della taverna, sarà poi sempre all’interno di Transtown che potremo accettare le numerose missioni secondarie (spesso di semplice raccolta di determinati oggetti in qualche scenario esterno di gioco) utili a grindare e far salire di livello i personaggi meno utilizzati. 

Nelle terre esterne, invece, avremo modo di far progredire la nostra Grand Quest. Qui potremo controllare solo 3 dei nove elementi della ciurma, con due personaggi che ci seguiranno, immortali e con attacchi depotenziati finché guidati dalla CPU. La scelta della squadra non è sempre fondamentale per riuscire a portare a termine la missione visto che il livello di difficoltà dei combattimenti non sarà mai troppo elevato: bastano pochi strumenti curativi per non incappare mai nel Game Over, che rimanda semplicemente al checkpoint precedente senza penalità se non la perdita degli strumenti utilizzati fin lì. Nonostante ciò, ogni elemento della ciurma ha uno stile di combattimento ed abilità differenti, perciò sarà bene avere sempre una certa varietà per non perdere troppo tempo contro vari “minion” e boss.

Indispensabile invece ritornare in zone già esplorate per raccogliere tutti gli strumenti presenti: le abilità specifiche dei personaggi (scavare, leggere antiche iscrizioni, camminare sull’acqua, ecc) permettono infatti ciascuna di superare ostacoli differenti. Sarà difficile (se non impossibile) “azzeccare” al primo tentativo tutte quelle di cui avremo bisogno. In queste zone inoltre sarà possibile pescare e catturare insetti: sia la canna da pesca che il retino attivano in questi casi un minigioco da portare a termine come quick time event, per indebolire la preda e catturarla nei tempi previsti. Come quasi tutto ciò che si trova nelle terre esterne, anche questi animali saranno utili per sviluppare la nostra città.

Il sistema di combattimento prevede l’utilizzo di due attacchi principali, fino a quattro speciali, parate in quick time event (semplice pressione di A al momento giusto) e numerose combo. Nulla che richieda più di un sano e semplice button mashing, ma l’utilizzo di combo specifiche accorcerà i tempi di combattimento facendo entrare il nostro personaggio in una sorta di modalità “furia” che aumenta velocità e potenza degli attacchi successivi. Gli sconti si suddividono a loro volta in incontri casuali, che possono essere abbandonati continuando ad andare per la nostra strada, oppure battaglie obbligatorie. In questo secondo caso finiremo in una sorta di bolla volta a delimitare il campo di battaglia e non potremo proseguire finché non avremo sconfitto ogni nemico sul “ring”.

La crescita dei personaggi ci propone poi ancora altri elementi simil-rpg: abilità, attacchi speciali e abilità “oggetto” saranno determinate da numerose parole,  ovvero frasi tipiche dei personaggi in grado di conferire bonus in determinate caratteristiche, nuove mosse o abilità di supporto attivabili solo dopo un determinato intervallo di tempo. Le caratteristiche sono a loro volta determinate dal livello dei personaggi, che acquisiranno esperienza ad ogni nemico sconfitto. La possibilità di eseguire attacchi speciali, infine, è determinata da un indicatore specifico, che si ricarica colpendo gli avversari o schivando le loro offensive.

Co-op, Arena e Wii U GamePad

Ma perché portarsi dietro due persognaggi controllati dalla CPU, quando si potrebbero esplorare le terre esterne in compagnia di un amico? Semplicemente perché la modalità cooperativa sfrutta uno degli split-screen peggiori che si possano immaginare. Per mantenere le proporzioni in 16:9, infatti, Ganbarion ha deciso di affiancare i due schermi in orizzontale, dimezzando così inspiegabilmente le dimensioni della tv in nostro possesso. Una volta che ci si è abituati, tuttavia, questa scelta evidenzia anche un vantaggio innegabile, ovvero quello di mantenere inalterato il campo visivo durante l’esplorazione. Per quale motivo però non si sia deciso di inserire almeno una minimappa nella larga porzione di schermo inutilizzata, rimane tuttora un mistero che ci fa passare da un 40 ad un 22 pollici senza un motivo veramente valido.

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Allo stesso modo è un mistero anche lo scarso utilizzo del GamePad Wii U, ridotto a semplice monitor per la modalità off-screen in singolo. Il porting da 3DS da cui questa e le altre versioni derivano ci aveva fatto ritenere semplice inserire, se non tutto l’inventario, almeno la mappa del mondo sul nostro paddone. Il titolo invece sembra essere stato portato prima su PlayStation 3/Vita e poi, partendo dalle versioni Sony, essere stato trascinato a forza su Wii U senza troppo impegno. Anche l’assenza della modalità co-op in dual-screen è esempio di una certa approssimazione nel porting verso quella che fino a qualche anno fa era la piattaforma di riferimento della serie. Va detto che in off-screen si può gestire il gioco tramite touchscreen, ma è una magra consolazione se si pensa a ciò di cui è stata privata questa versione (anche in questo caso infatti, sembra più una derivazione da PS Vita piuttosto che una feature esclusiva per Wii U).

Tornando a parlare del gioco in generale, il main menù ci pone di fronte alla possibilità di scegliere tra due salvataggi, con il secondo slot inserito principalmente per rendere possibile l’avvio della modalità Storia estrema senza cancellare i dati della prima run. Questa modalità si sblocca infatti subito dopo i titoli di coda e consiste in una classica “nuova partita +” con difficoltà discretamente aumentata, boss e minion aggiuntivi, nonché tutto l’inventario della prima partita disponibile fin dall’inizio dell’avventura.

Che si inizi una nuova partita o si carichi uno dei salvataggi, sarà comunque presente fin dall’inizio la possibilità di scegliere se giocare in modalità Storia o in modalità Arena. Doflamingo ha infatti deciso di organizzare un torneo in cui far competere i pirati di tutto il mondo, tra cui anche Rufy e la sua ciurma, che sarà accompagnata all’evento dal chirurgo della morte, Trafalgar Law.

In questo Battle Coliseum i mugiwara potranno affrontare fondamentalmente due tipologie di avversari e il loro scopo sarà quello di scalare la classifica del torneo per venire finalmente promossi in Lega A e prepararsi allo scontro finale. Si parte dalla Lega C, la più bassa, con pochi personaggi a disposizione (solo Rufy e Law all’inizio, ma il roster completo è ben più ampio) e si affrontano via via duelli o scontri in mischia, con variazioni sul tema grazie a scontri speciali da affrontare con un determinato personaggio ed ostiche battaglie per la promozione alla lega successiva. Completare determinate sfide o soddisfare particolari requisiti permetterà di sbloccare sempre nuovi combattenti, mentre il collegamento del salvataggio con la modalità Storia permette di accedere ad oggetti e missioni da affrontare nella campagna principale, aumentando così la già buona longevità. 

Un porting riuscito a metà

One Piece Unlimited World R è uscito in Giappone originariamente solo su Nintendo 3DS. Questa è dunque, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, la versione di partenza da cui derivano i porting per le altre piattaforme, compresa quella per Wii U da noi testata. E’ quindi abbastanza fisiologica un’impostazione di gioco tipicamente da console portatile, con missioni brevi ed un sistema di controllo basato su pochi e fondamentali comandi. Allo stesso modo, il fatto di avere una modellazione poligonale meno curata che nei titoli nativi per console domestica è del tutto comprensibile.

Ciò che invece è poco giustificato dall’origine di questo titolo è la scarsa cura posta da Ganbarion nella creazione degli scenari. Se da una parte abbiamo infatti un’ottima resa dei personaggi, adattati discretamente alle maggiori potenzialità hardware dei dispositivi di arrivo (compresa PS Vita), il level design risulta troppo povero fin dalla versione 3DS. La scusa hardware regge in questo caso fino ad un certo punto, perché ormai abbiamo visto più volte fantastici scenari di gioco anche sulla portatile di casa Nintendo. Questa scelta di design, forse dovuta a problemi di ottimizzazione nella versione di partenza che sarebbero comunque dovuti sparire nei porting, mina notevolmente l’immersività di narrazione e gameplay, facendo sprofondare nella mediocrità quello che sarebbe potuto essere un buonissimo gioco. Alcune texture vengono persino riciclate per i vari scenari, così da avere le stesse rocce infuocate sia ad Hazard Punk che a Marineford, oppure piante del tutto simili a Skypiea come sul monte Corbo.

Nemmeno il framerate è stabilissimo e l’effettivo orizzonte visivo a nostra disposizione è ben al di sotto di quello che effettivamente appare a schermo, con nemici che compaiono dal nulla mentre ci avviciniamo ad una via inizialmente vuota. Il filtro anti-aliasing fa invece discretamente il proprio lavoro, anche se a volte risulta troppe pesante e visibile persino ad occhi poco allenati. Passando all’interfaccia di gioco ci imbattiamo in una pessima telecamera, che non presenta un vero e proprio sistema di puntamento facendoci perdere spesso di vista gli obiettivi dei nostri colpi, e nell’inspiegabile l’assenza di una minimappa a schermo: una mancanza che rende molto macchinose le fasi esplorative.

Buono il sonoro, con i brani della colonna sonora che possono essere ascoltati all’interno del locale notturno di Transtown e con il doppiaggio originale giapponese davvero molto apprezzato. E’ presente qualche piccola imprecisione nella localizzazione dei sottotitoli, ma nulla di veramente significativo. Gli effetti in combattimento sono di ottimo livello e presentano un elevato grado di immersività.

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Commento finale

One Piece Unlimited World Red è uno dei migliori tie-in della serie creata da Eiichiro Oda visto negli ultimi anni. A nostro avviso, allontanarsi dall’universo Warriors tanto caro al popolo nipponico è decisamente la strada migliore per Rufy e compagni, che possono dare il meglio di sè in giochi di avventura come questo e, in alternativa, in titoli di stampo picchiaduro come erano i primi capitoli per PlayStation. L’ottima caratterizzazione dei personaggi ed i nuovi poteri creati dal maestro per questa occasione sono l’elemento fondante su poggia un gameplay semplice che non manca comunque di una discreta profondità. La scarsa cura nel porting Wii U, insieme ad un livello tecnico arretrato e ad un level design lontano dalla sufficienza, vanno però ancora una volta a rovinare quanto di buono sa fare Ganbarion, riducendo così di molto la qualità complessiva del titolo.

Ci troviamo comunque di fronte ad un must have per i fan dell’universo One Piece: l’incontro con un grandissimo personaggio come il conte Red, visto che non si sa se riusciremo a incontrarlo nuovamente nella serie regolare, è un’occasione che non è consigliabile lasciarsi scappare.

Pro Contro 
– La mano di Oda si vede
– Red il Solitario
– La pausa dal musou fa bene alla serie
– Ottimo adattamento dei personaggi (Nami? Chi ha detto Nami?)
– Gameplay immediato ma con molte sfumature
– Level design poco curato e riciclo di texture
– Tecnicamente arretrato
– Wii U offre opportunità non sfruttate 
  Voto Globale: 75  
 
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