La lotta alla pirateria passa dagli harem lolicon!
Versione testata PS Vita.
Dopo il buon lavoro di restyling svolto con il primo, acerbo capitolo della saga (QUI la nostra recensione), Idea Factory e Compile Heart ci riprovano: nasce così Hyperdimension Neptunia Re;Birth2: Sisters Generation, spassoso harem game che mescola la storia di mk2, il gameplay di Victory (e di Re;Birth1, ovviamente) ed un character design da anime lolicon, all’interno di un nuovo, leggero Jrpg sulla pirateria.
Se non conoscete le avventure di Nep-Nep, però, difficilmente avrete capito qualcosa di questa definizione: per cui, senza ulteriori indugi e mentre la serie sta per arrivare anche su Steam, andiamo a fare la conoscenza di Nepgear e delle sue aman… ehm, amiche.
Scrivi Airfoire, leggi R4?
Corre l’anno 20XX e Gamindustri è di nuovo in pericolo: stretto nella morsa di ASIC, il mondo dell’industria videoludica è nel caos più totale e la pirateria la fa da padrona. Le CPU in questo universo parallelo sono state sconfitte dalla sensuale CFW Magic e in loro assenza Airfore, la dea del Peccato, è riuscita a conquistare le nuove generazioni.
Siamo di fronte al più classico dei What if, insomma, con l’ulteriore variante che allo scontro finale, in questo mondo, aveva preso parte anche la sorella minore di Neptune, la diligente quanto insicura Nepgear, candidata CPU della nazione di Planeptune (incarnazione dell’universo Sega). Recuperata in maniera rocambolesca dalle amiche umane di sua sorella, le immancabili IF e Compa, Nep Jr. sarà così chiamata a liberare le CPU e a tentare, insieme alle sue colleghe di Lowee (Nintendo) e Lastation (PlayStation; Leanbox non ha una console portatil… ops, un’aspirante dea), un nuovo attacco alla crescente popolarità dei loro nemici.
Del tutto naturale a questo punto il senso di déjà vu per un incipit ed una trama che, nella sua struttura portante, rimane saldamente ancorata a quella del titolo originale, ovvero mk2. Poche sono infatti le novità, per lo più limitate alla sostituzione di alcuni personaggi (Red per NISA, Broccoli per Gust) e all’aggiunta di altri. Rimane comunque intatta l’ironia e la simpatia di fondo della narrazione, adattata egregiamente nella localizzazione inglese: il doppiaggio giapponese (sempre molto apprezzato in questo tipo di giochi) evidenzia talvolta qualche forzatura non necessaria ma, non conoscendo altro se non il lessico di base degli anime, è difficile dire fino a che punto i (tantissimi) dialoghi siano stati modificati.
Dopo una prima run con audio originale, abbiamo comunque fatto fatica ad abituarci alle voci, seppur buone, delle doppiatrici anglofone, a nostro avviso meno capaci di rimarcare le profonde differenze tra gli stereotipati caratteri tipicamente nipponici delle nostre eroine. Dalle gemelle polari alla tsundere in erba, passando per la ragazza della porta accanto, abbiamo infatti un vastissimo harem yuri a disposizione, che si allarga ancora nel momento in cui, dopo aver soddisfatto delle estenuanti condizioni, avremo modo di reclutare per la prima volta anche tutti i quattro oracoli di Gamindustri.
Diventare più forte: il mantra dell’aspirante dea
Consapevoli di aver trovato un discreto equilibrio, i ragazzi di Compile Heart hanno mantenuto pressoché invariata anche la struttura di gioco già vista in Re;Birth1. Insieme alla “nuova” e inutile possibilità di saltellare per i dungeon (no cari pervertiti: a quasi nessun personaggio si intravedono le mutandine, ndr), ecco che ritroviamo allora un sistema di combattimento a turni, che permette una certa libertà di movimento, ed una serie di attacchi speciali che spaziano dalle classiche skills (d’attacco o di supporto) fino al sistema EXE introdotto in Victory (che permette, dopo una serie di combo, potenti attacchi sia combinati che in solitaria). Torna l’affiatamento tra le nostre fanciulle, con il Lily rank che sblocca non solo nuove abilità, ma anche simpatici intermezzi ed altre tonnellate di dialoghi.
Non manca nemmeno il crafting, con la costruzione di dischi di gioco da utilizzare come equipaggiamento e la raccolta di oggetti specifici per realizzare molteplici plans. Questi “progetti”, che troviamo nei dungeon o ci vengono donati dai vari npg, possono servire ad aumentare la difficoltà di gioco, a sbloccare strumenti nello shop, a modificare i dungeon nonché ad accedere alla possibilità di reclutare Histoire, Kei, Mina e Chika, ovvero i quattro oracoli. C’è praticamente un plan per qualsiasi cosa e ciò arricchisce un gameplay nel complesso decisamente solido e consolidato, nonché a tratti molto appagante.
Ma, da buon jrpg, Hyperdimension Neptunia continua ancora oggi a portarsi dietro tutti i “difetti” storici del genere. L’estenuante propensione al grinding, indispensabile per raggiungere i vari finali, è resa ancor più stancante nel corso dei vari New Game +, dove il riciclo di dungeon e mostri è solo parzialmente mascherato grazie alla possibilità di sconfiggere nemici più potenti generati con i plan. Poco bilanciata anche la curva di apprendimento a causa di un un livello di difficoltà a “onde”, che rende difficile giustificare tanto allenamento già nel corso delle battute finali della prima sessione di gioco, figuriamoci in quelle successive.
Così, se già dopo le prime 30 ore di gioco la motivazione ed il desiderio di sfidare i boss dei vari finali non sono altissimi, a 50 diventa ancora più difficile non imprecare contro l’impossibilità di saltare tutte le lunghissime conversazioni della nuova run in un solo click. E durante le sub-quest l’adorabile Magara Beam di Broccoli, purtroppo, non può certo fare tutto da solo…
In attesa dei 1080p…
Mentre aspettiamo di vedere il lavoro svolto per il porting pc in Full HD, non possiamo non apprezzare la bontà artistica di questo porting, che beneficia non poco del piccolo e definito schermo Oled della nostra console portatile. Pur mancando alcune scene di intermezzo in engine rispetto alla versione PS3, gli artwork sono ancora numerosissimi e sempre ammiccanti, mentre qualche pecca l’abbiamo riscontrata in più di un’occasione nella fluidità di gioco. I cali di framerate non rendono certamente il titolo ingiocabile, ma rovinano l’atmosfera di alcuni dei tantissimi e spettacolari attacchi speciali di dee e wifeys.
Chiude il comparto tecnico una colonna sonora orecchiabile, che ci accompagna piacevolmente attraverso i tanti dungeon del titolo. Peccato che, dalla seconda metà della mappa in poi, la cura delle ambientazioni scivoli inesorabilmente verso un’assoluta ripetitività.
Commento finaleHyperdimension Neptunia Re;Birth2 ripropone senza grosse innovazioni quanto già visto nel primo capitolo di questo nuovo corso, adattando il modello Re;Birth1 alla storia di mk2. In questa seconda rinascita, però, ci sarebbe piaciuto vedere qualche passetto in avanti in più in termini di bilanciamento, nonchè un maggiore coraggio nell’introduzione di nuove meccaniche (perché farci saltare a vuoto per i dungeon?). I contenuti del remake sono comunque decisamente buoni e l’introduzione del mini-game Stella’s dungeon (plan che permette a Stella di eplorare Gamindustri e raccogliere oggetti anche quando la console è in stand-by) si adatta perfettamente alla natura portatile di questo rifacimento. Tra pregi e difetti tipici, se vi piacciono i jrpg vale comunque la pena fare la conoscenza di Nepgear, senza preoccuparsi troppo di non aver giocato il primo capitolo: le gag sono lo stesso godibilissime e l’unico requisito indispensabile per capire i vari riferimenti è avere almeno un minimo di cultura videoludica. |
Pro | Contro |
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– Dialoghi capaci di strappare più di un sorriso
– Sistema di gioco consolidato
– Adattamento portatile ben riuscito
– Broccoli è un irresistibile mix di pucciosità e cinismo (ma anche le altre eroine hanno un loro perché)
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– E’ Re;Birth1 con una storia diversa
– Tende alla ripetitività
– Necessaria una buona conoscenza dell’inglese (o del giapponese)
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Voto Globale: 75 |