Recensione Tokyo Twilight Ghost Hunters

Presenze paranormali in Giappone

Versione testata PlayStation 3.

Se nè i fantasmi nè la lingua inglese vi fanno paura, l’ultima produzione Toy Box potrebbe fare proprio al caso vostro: Tokyo Twilight Ghost Hunters presenta in maniera massiccia entrambe le componenti. Vi ritroverete a caccia di fantasmi con protagonisti che parleranno completamente in una discerta lingua inglese, e i testi a schermo non vi verranno in aiuto, perchè l’italiano non esiste nelle crepuscoli di questa Tokyo videoludica. Siate però temerari: vi basterà qualche ricordo scolastico per capire sufficientemente bene quello che succede. Se volete invece gustarvi tutto a fondo, allora è un altro discorso: ma in linea di massima, non abbiate paura. E non fatevi spaventare nemmeno dal titolo, fin troppo pomposo: dietro di esso si nasconde un risultato tutto sommato godibile e interessante, che vi immergerà nel cuore della cultura nipponica osservandola da un punto di vista un tantino… paranormale. Tokyo Twilight sarà in grado di offrirvi diverse ore di divertimento, senza per questo dover tenere la luce accesa sul comodino più del dovuto. Ma andiamo con ordine.

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Una scuola dell’altro mondo

Andare a scuola è un diritto di tutti, vedere i fantasmi un dono riservato a pochi: questa regola vale anche per i liceali giapponesi. Voi sarete tra le ristrette fila dei fortunati in questione. Vi siete appena trasferiti alla prestigiosa Kurenai Academy di Shinjuku, e al suono dell’ultima campanella, neanche a farlo apposta, scoprite che c’è un fantasma al terzo piano. Indovinate un po’ a chi tocca toglierlo di mezzo? Bravi, tocca a voi. Ma non iete soli, perchè anche un altro paio dei vostri compagni di classe, una ragazzina di nome Mifune e un ragazzo in sedia a rotelle chiamato Shiga, hanno il dono di vedere gli spettri e avvertire la loro presenza. Questa è in soldoni la premessa narrativa di tutta la vicenda, che diluendo saggiamente modi e tempi vi porterà a lavorare per una ditta specializzata proprio nel settore della rimozione di presenze paranormali indesiderate: stiamo parlando della Gate Keepers Inc., che anche in questo caso si trova, guarda un po’, a due passi dalla vostra nuova scuola. Quando si dice la fortuna…

In men che non si dica vi ritroverete a lavorare come nuovo membro della Gate Keepers Inc. con i vostri appena conosciuti amici: la direttrice, Mifune, Shiga e tanti altri che di capitolo in capitolo si aggiungeranno alla compagnia. Ce n’è per tutti i gusti: il fissato della tecnologia, la ragazzina che non si fa mettere i piedi in testa, l’artista di strada e tanti altri. Ognuno di loro avrà la propria storia, che sarà un piacere scoprire gradualmente nel proseguo della vicenda, e con ognuno di loro sarete chiamati a relazionarvi effettuando alcune scelte durante gli eventi. Tutto questo, naturalmente, mentre farete ciò che siete pagati per fare: eliminare le presenze maligne (o semplicemente infestanti) di appartamenti, set cinematografici, palcoscenici, e casolari abbandonati. Perchè i fantasmi esistono, e perseguitano i viventi. E i viventi non vogliono essere perseguitati, quindi pagheranno qualcuno (e lo pagheranno bene) pur di essere liberati dagli spettri. Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

Pianificazione, strategia e fortuna

Uno degli elementi più interessati e meglio realizzati di Tokyo Twilight risiede nella narrazione in sè, svolta per capitoli a sè stanti ma tutti incatenati l’uno all’altro: mai noiosa, costellata qua e là dai giusti colpi di scena, spinge a giocare il titolo anche semplicemente per sapere dove vada a parare il tutto. Complice il fatto esso sia sviluppato essenzialmente come visual novel, genere particolarmente caro al paese del Sol Levante, capace di far sentire una propria interazione costante con tutto quante accade attorno al protagonisa. Questo intento non dà sempre i suoi frutti, e troppo spesso ci siamo ritrovati a fare scelte del tutto irrilevanti e gratuite, tranquillamente eliminabili dal contesto o che comunque avrebbero portato alla stessa conclusione in entrambi i casi. Del tipo: “vuoi quella mela?”, “Sì, grazie” (mela mangiata), “No, grazie” (e invece dovete mangiarla comunque). Questi elementi che fanno storcere un po’ il naso sono compensati da una controproposta particolarmente gradita: potrete infatti proseguendo nella storia innamorarvi e far innamorare di voi uno dei personaggi presenti, e cominciare con lui una sorta di relazione sentimentale. Va bene, magari un/una ragazza/o ce l’avete già nella realtà, ma è pur sempre carne al fuoco che non dispiace a chi apprezza un contenuto curato in ogni dettaglio.

Del resto quasi l’intero gioco verterà soprattutto sulla storia, e mai come in questo caso dovrete leggerla più che giocarla, come da buona visual novel nipponica. Essendo assente un qualsiasi doppiaggio (i personaggi si limiteranno a qualche esclamazione sporadica), sarete costrettti a leggere, leggere e leggere tutti i loro dialoghi e ogni tanto a “giocare” nel senso proprio del termine. Qui Tokyo Twilight diventa lo strategico a turni con una macchia di compenente ruolistica (RPG propriamente detto) a condire il tutto: quando appare il fantasma di turno, solitamente uno per ogni capitolo della storia, si dovrà interagire con un’area di gioco in cui dovrete far fuori la presenza indesiderata entro il tempo limite. Gestirete per ogni turno quattro personaggi alla volta (il vostro, più tre compagni che sceglierete di avere con voi controllati dall’intelligenza artificiale) e di ognuno dovrete pianificare lo spostamento calcolandolo in caselle occupate, il tipo di attacco, la direzione o l’eventuale supporto agli alleati. Tenete anche conto che i nemici a schermo non sono inizialmente presenti, ma vanno scovati (sennò che fantasmi sarebbero?) ed eliminati a tempo debito. Se trovate direttamente il boss, ovvero il fantasma attorno al quale ruota la storia in quel capitolo, sconfiggerlo vi porterà alla vittoria istantanea, a prescindere da quanti altri fantasmi minori ci siano ancora a schermo. Una bella notizia no?

Fino al quarto o quinto capitolo non ci saranno problemi nel dare la pace eterna agli spettri: i problemi inizieranno più avanti, quando vi renderete conto che una sola battaglia per capitolo non è sufficiente a far progredire di livello tutti i personaggi allo stesso modo. Perchè sì, alla fine di ogni partita sia voi che i vostri aiutanti ricevete dei punti esperienza, e salendo di livello potenzierete le abilità peculiari (quelli degli alleati sono impostate dall’intelligenza artificiale: potrete intervenire manualmente solo sulle vostre). Una buona difesa e un discreto attacco saranno più che graditi se non vorrete finirci voi all’altro mondo, invece del fantasma. Ma come fare a salire di livello se nella storia principale c’è solo una battaglia per capitolo? Ci sono le missioni secondarie, accessibili dal menù principale. Sono disposte per gradi di difficoltà, si sbloccano nel proseguo dell’avventura. Ulteriore chicca: prima di ogni battaglia potrete pianificare eventuali trappole e supporti, scalando il loro costo dalle finanze della Gate Keepers Inc. Tutto ciò rende la componente strategica del titolo niente male, ichiedendo una buona dose di fortuna ma anche un’accurata pianificazione delle azioni in battaglia. Perchè nessun fantasma è ug
uale all’altro e potrebbero sorprendervi con mosse e particolarità inaspettate. Riuscirete a esorcizzarli tutti?

In due non si ha paura

Tokyo Twilight Ghost Hunters non offre un multiplayer online che sarebbe stato davvero gradito per il grado di sfida e pazienza che richiedono gli scontri: la soddisfazione di collaborare assieme, magari contro un fantasma controllato dall’intelligenza umana (e quindi altamente subdolo) sarebbe stata tanta. Bisogna invece accontentarsi di una scialba modalità multigiocatore in locale con più di un controller, collaborativa o “versus” che sia. Una simile carenza comunque non stupisce, dal momento che è tutto palesemente indirizzato verso un’esperienza in singolo il più completa possibile: la modalità cooperativa è lasciata lì come voce nei menù un po’ a caso, senza essere presentata nè citata (tant’è che l’abbiamo trovata per caso), a denunciare l’unica vera mancanza dell’avventura.

bella immagine

Bellezza bidimensionale

Se i fantasmi normalmente non si vedono, l’impegno stilistico della produzione è invece davvero palese. Lungi dal ricercare una grafica impressionante o modelli poligonali precisi fino al minimo dettaglio, Tokyo Twilight investe le sue energie nella delicatezza e la grazia visiva, con figure pulite, rigorosamente bidimensionali in ogni situazione, e una cura per i particolari e le espressioni dei protagonisti che risultano molto gradite. Peccato invece per i fondali e le scene delle battaglie vere e proprie contro gli spettri: qui da vedere non c’è praticamente alcun elemento ornamentale, vige la povertà visiva assoluta e i fondali sono vuoti. Nel complesso però ogni scena e personaggio riescono a risultare peculiari, grazie alla pregevole realizzazione “hand drawn” degli sprite bidimensionali. Buono anche l’accompagnamento sonoro, mai invasivo, che ci accompagna nelle sessioni: dalla tranquillità acustica degli incontri con altri personaggi amici, agli inquietanti rumori di sottofondo che accompagnano il crescere della tensione prima che i fantasmi si manifestino.

Fluida è nel complesso l’intera avventura, con rari e mai lunghi caricamenti (fa eccezione quello iniziale che sembra destinato a non finire mai più), che si presentano soprattutto tra una battaglia e l’altra e tra un capitolo e il successivo. Una seria mancanza è quella di un qualsivoglia tutorial degno di questo nome nella prima battaglia, che inizia e basta, crudelmente ci mette in mano le armi lasciando a noi scoprire quando e come utilizzarle. Impresa non facile, dato che nel complesso il sistema di combattimento lascia e lascerà sempre un senso di rigidità e poca intuitività che potrebbero rendere alcune meccaniche frustranti più del dovuto.

Commento finale

Tokyo Twilight Ghost Hunters è una piacevole visual novel indirizzata quasi esclusivamente agli amanti del genere, capace di coinvolgere con la sua storia ed emozionare con i suoi personaggi. Forte di un comparto narrativo di prim’ordine e di una componente ruolistica profonda al punto giusto, mostra il fianco alla scarsa intuitività dei meccanismi di combattimento, a una certa ripetitività delle missioni secondarie e a scontri tutto sommato un tantino troppo diluiti nella storia. Ciò non impedirà di apprezzarla anche al giocatore occasionale, grazie al fascino delle tematiche spiritiche e a una resa visiva delicata ed elegante.

Pro Contro 
– Narrazione godibile
– Buona caratterizzazione dei personaggi
– Discretamente longevo
– Battaglie poco intuitive
– Missioni secondarie molto ripetitive
– Multigiocatore praticamente assente
  Voto Globale: 70 
 
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PRO


CONTRO

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