Dimenticate CoD e cugini.
Quando pensi che con Heroes Of The Storm e Hearthstone mamma Blizzard abbia sistemato i suoi fedelissimi utenti per un bel po’, ecco che sorprendentemente, allo scorso E3 di Los Angeles, viene rivelato l’ennesimo coniglio bianco dal cilindro della software house di Irvine, ed odora proprio di polvere da sparo e plasma caldi: “mesdames et messieurs, vi presentiamo Overwatch“.
Non saltate subito a conclusioni affrettate: Overwatch NON è il classico FPS che siamo abituati a vedere, non è uno di quelli dove chi ha il pistolone più grosso (e spesso e volentieri anche quello con il portafogli più grosso) è anche chi fa pendere l’ago della bilancia di un game, ma è il perfetto matrimonio tra shooting, strategia e collaborazione con il team.
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Tutti per uno, uno per tutti
Andiamo per gradi. Overwatch è uno sparatutto competitivo dove si fronteggiano due squadre da 6 membri ciascuna. Ogni singolo giocatore può scegliere, ad inizio e durante ogni game, tra un roster ben fornito di personaggi classificati tra loro in base al ruolo ricoperto sul campo di battaglia, come in una sorta di MOBA.
Ogni game, grazie a questa struttura a classi dei personaggi, diventa una specie di partita a scacchi, e sapere leggere e sfruttare i punti deboli della squadra avversaria di certo giocherà un ruolo essenziale in ogni partita: infatti, potendo cambiare ad ogni nostra morte personaggio, si può riuscire anche ad avvantaggiare il team quel minimo che basta per vincere la partita.
Le modalità di gioco disponibili ad ora sono Conquista e Payload: la prima è la più classica e collaudata “conquista e difendi”, in cui bisognerà prendere il controllo di una o più zone entro il tempo limite e difenderle dall’assalto nemico, mentre l’altra, più innovativa, consiste nello scortare lungo un percorso definito un blindato o un carico fino alla meta, il tutto rimanendo nelle vicinanze di esso.
Come già sottolineato in precedenza, Overwatch è un gioco dove la collaborazione dei vari membri del party è essenziale: ogni personaggio ha un ruolo particolare che rivoluziona nettamente l’approccio al gioco. Se da una parte con un personaggio d’attacco puntiamo a decimare il team nemico, dall’altra con un tank dovremo difendere e prenderci le fucilate per il resto del squadra, il tutto mentre l’healer di turno prova a tenere tutti in vita senza prendere particolari danni.
Per quanto riguarda le mappe di gioco, fronteggeremo i nostri avversari in mondi futuristici sorprendentemente curati in ogni minimo dettaglio e ispirati a luoghi del mondo reale come, ad esempio, l’isola mediterranea di Ilios o la mappa africana Nmbani di tipica ispirazione asimoviana.
Altra particolarità del titolo, che lo fa assomigliare “paurosamente” ad un MOBA, sono le ultimate di cui ogni personaggio è dotato: dopo un certo lasso di tempo ogni giocatore potrà sfoggiare la sua devastante abilità suprema, che se usata con le giuste tempistiche e nel posto giusto, può fare letteralmente strage tra le fila nemiche. Inizialmente, l’abilità suprema era pensata per attivarsi dopo un certo counter di danno, infatti spesso e volentieri alcuni giocatori adottavano strategie semi-suicide solo per potere sbloccare la potente abilità prima degli altri; ora, con le patch più recenti, questa “scorciatoia” è stata prontamente eliminata a favore dell’attuale ultimate-timer.
Il comparto tecnico è senza dubbio di pregevole fattura, con texture di ogni elemento di gioco renderizzate ottimamente già in fase di beta e personaggi ben realizzati e caratterizzati come da classico stile Blizzard, anche se molti di loro sono ispirati a giochi molto famosi.
“In Blizzard abbiamo una cultura della qualità che ci spinge a rifinire al massimo i nostri titoli. Non ci basta che non ci siano bug, stiamo attenti al minimo dettaglio. Il nostro motto è che ‘il controllo è sovrano’, nel senso che vogliamo far sì che i giocatori sentano di poter padroneggiare i nostri videogame. E poi c’è la direzione artistica: vogliamo che tutto sembri fatto a mano, che sia vibrante, unico e con un pizzico d’umorismo. Quando metti assieme questi ingredienti, trasformi un buon gioco in qualcosa di speciale”, ha dichiarato Aaron Keller.
Commento finale Overwatch è una scommessa ben piazzata. In un campo, quello degli FPS, tenuto in scacco da colossi ben collaudati e famosi, Overwatch di certo non si nasconde, regalando un’esperienza di “guerra” di certo non realistica ma, grazie al suo stile cartoonesco, conquista e diverte dal primo all’ultimo secondo di gioco. Le meccaniche a cavallo tra uno sparatutto e un MOBA lo rendono un titolo molto particolare ed intuitivo, per quanto siano molto semplificate. La cura riposta nello sviluppo è pregevole già in fase di beta, il che ci fa ben sperare per la versione definitiva, dato che stiamo parlando di un titolo che potrebbe rivoluzionare gli sparatutto competitivi così per come li conosciamo adesso. Quali altre sorprese avrà nel calderone mamma Blizzard? |
Aspettative | Perplessità |
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– Mappe di gioco sorprendenti
– Personaggi estremamente caratterizzati
– L’FPS più strategico che abbiamo mai visto
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– Bilanciamento personaggi da rivedere
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