Recensione Mirror’s Edge Catalyst

Parkour a Glass City.

Versione testata: PC.

La nostra runner preferita Faith Connors non si vedeva sotto i riflettori dal lontano 2008, anno in cui ha ufficialmente debuttato il primo capitolo di Mirror’s Edge che, indubbiamente, ha proposto un gameplay diverso dal solito e totalmente nuovo nel genere dei titoli in prima persona. Potersi dilettare nel parkour scorrazzando sui tetti degli edifici di una città e, talvolta, anche all’interno delle strutture era davvero interessante, soprattutto se tutto ciò veniva contornato anche da combattimenti con stile. A distanza di otto anni, EA e DICE tornano con Mirror’s Edge Catalyst, titolo che sicuramente porta con sé novità interessanti ma che, sotto certi aspetti, ci ha fatto storcere un po’ il naso.

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Una città sull’orlo della “disumanizzazione”

La futuristica città di Glass è sotto il completo controllo del Conglomerato, che ha instaurato un governo totalitario a causa del quale i suoi cittadini sono costretti ad essere schiavi di questo sistema per poter illusoriamente ottenere ricchezza. Fra le corporazioni del Conglomerato c’è la KrugerSec, che si occupa della sicurezza della città e ha il compito di mantenere l’ordine e assicurarsi che chiunque abbia una mansione.

Appena rilasciata dal carcere, Faith ha due settimane per trovare un lavoro ed evitare di tornare in gattabuia, ma la nostra protagonista ha un altro piano: eliminare Gabriel Kruger, l’uomo a capo della città che ha ucciso sua sorella Kat e la sua famiglia. L’obiettivo di Faith Connors, quindi, è duplice: tornare alla vita da runner e far sì che il regime istituito a Glass City venga destabilizzato.

Mirror’s Edge Catalyst prevede una trama “ramificata”, in quanto la storia principale è contornata da altre sottotrame che scopriremo dialogando con i vari personaggi presenti del gioco e completando le missioni che ci verranno assegnate. Oltre alle quest primarie che ci condurranno al finale del gioco, infatti, potremo dilettarci in svariate attività che metteranno alla prova le abilità di parkour di Faith, spaziando da “semplici” consegne come corrieri fino a percorsi di velocità da terminare nel minor tempo possibile, questi ultimi con tanto di classifica online. Per portare a termine l’avventura principale e tutte le missioni secondarie, a seconda ovviamente del vostro approccio al gioco, sono richieste circa 25 ore. Purtroppo, ciò che affligge questa discreta longevità è il fatto che le quest di contorno rischiano spesso di cadere nella ripetitività e di indurre, una volta finita la storia, un senso di piattezza generale del gameplay. Ogni missione, comunque, è liberamente rigiocabile.

Voglia di libertà

Innanzitutto, c’è da dire che questo secondo capitolo non porta con sé novità degne di nota che rivoluzionino il gameplay del predecessore, ma sono state apportate svariate migliorie che permettono di avere un’esperienza di gioco più appagante e varia. Il sistema di parkour è stato arricchito di nuovi movimenti e risulta essere più dinamico e realistico; inoltre, la buona libertà di esplorazione che ci viene offerta permette di scalare edifici ed eventuali interni attraverso percorsi alternativi, che dovremo ovviamente scoprire da noi, alcuni dei quali si riveleranno indubbiamente più veloci di altri (e la velocità conta in specifiche attività). In ogni caso, avremo sempre a nostra disposizione la prospettiva del Runner, che ci indica sempre la strada da seguire per raggiungere il nostro obiettivo ma non necessariamente la più rapida, ed è proprio qui che la componente esplorativa acquisisce una certa importanza.

Così come il modello di parkour, anche il sistema di combattimento è stato migliorato: questa volta, potremo affidarci a mosse leggermente più complesse che permettono di dare un tocco di classe agli scontri con i nemici, il tutto grazie anche ad una discreta interattività con l’ambiente circostante. Le diverse tipologie di nemici che incontreremo durante la nostra avventura, però, mostrano un punto debole, ovvero la solita Intelligenza Artificiale, che anche in questo caso risulta poco brillante e rende i combattimenti decisamente semplici quando ci si prende la mano.

E’ presente un albero delle abilità diviso nelle sezioni Movimento, Combattimento e Attrezzatura: ottenendo esperienza e salendo di divisione è possibile spendere i punti guadagnati per sbloccare nuove skill sempre più utili. Infine, per tutti i completisti DICE ha inserito anche parecchi collezionabili, e raccogliendo i kit da Runner si possono sbloccare nuovi avatar per personalizzare la prospettiva del Runner oltre ad altri oggetti.

Insomma, il gameplay di Mirror’s Edge Catalyst rimane pressoché invariato rispetto al primo capitolo in quanto non introduce importanti novità che vadano a rivoluzionare ciò che avevamo già visto in passato. Le migliorie apportate, in ogni caso, rendono l’esperienza globale più realistica ed apprezzabile, anche se questa tipologia di gioco rimane maggiormente indirizzata ai fan e agli amanti del genere.

mirrors combat

Futuristico al punto giusto

Se la formula di gioco non ha subito praticamente alcun cambiamento, non si può certo dire lo stesso per il comparto tecnico, dove DICE ha svolto senza dubbio un ottimo lavoro. Innanzitutto, precisiamo che a prestare la voce a Faith non troviamo più la criticata Asia Argento, ma questa volta è stata ingaggiata una vera doppiatrice e, diciamolo, la differenza si sente. Lo sviluppatore ha riposto anche grande attenzione nel suono dei passi sulle varie superfici oltre ad inserire una buona colonna sonora.

Dal punto di vista grafico, la versione PC di Catalyst si è comportata in modo egregio con il Frostbite: su una configurazione che monta un AMD FX-8350, 8GB di RAM e una Radeon R9 380 4GB, il titolo ha sempre mantenuto un frame rate stabile a 60 fps (salvo rarissimi e lievi cali in alcune situazioni “caotiche”) con settaggi Alti-Ultra. Visivamente, il gioco risulta molto accattivante e la futuristica città di Glass, così come i vari personaggi che incontreremo e le loro animazioni, sono veramente ben realizzati. Seguendo la scia del predecessore, infine, anche il secondo capitolo mantiene uno stile saturo in termini di colorazione dell’ambiente, mettendo sempre in risalto gli elementi più importanti che, invece, vantano colori vivaci.

Commento finale

Mirror’s Edge Catalyst, indubbiamente, è un titolo molto buono che, però, segue quasi pari pari la formula di gioco collaudata con il primo capitolo. In questo senso, infatti, non porta con sé alcuna novità degna di menzione, ma va solo a migliorarsi sotto alcuni aspetti come il sistema di combattimento e la componente parkour. Se avete apprezzato il primo episodio, sicuramente questo reboot saprà tenervi impegnati per parecchie ore, ma diversamente non c’è nulla che possa attirare una nuova fetta di utenza o convincere, magari, chi già era scettico sul predecessore. Tecnicamente parlando, comunque, DICE ha svolto un ottimo lavoro sia nella realizzazione di ambienti e personaggi sia nell’ottimizzazione su PC, dove il titolo si comporta in modo egregio.

Pro Contro 
– Sistema di parkour migliorato ed appagante
– Storia interessante
– Tecnicamente ottimo
– Un buon numero di attività secondarie…
– I.A. poco brillante
– Assenza di reali novità rispetto al primo capitolo
– … ma che possono presto diventare monotone
  Voto Globale: 80 
 
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Simone Rinaldi
Simone Rinaldi
Meglio conosciuto come "Ping" per gli amici e online, gioco dall'ormai lontano 2000. Cresciuto a pane e videogiochi a partire dalla prima PlayStation, nel tempo ho esteso i miei interessi anche all'ambito della tecnologia in generale, scoprendo un certo feeling con l'hardware PC. Le mie grandi passioni si sono poi trasformate in qualcosa di più concreto con l'entrata in 4News, grazie a cui ho avuto modo di vedere il mondo videoludico-tecnologico da una nuova prospettiva ed affrontarlo in modo più serio e professionale.

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