Recensione Rive

Adoro il profumo di noccioline e bulloni, la mattina.

Versione testata PlayStation 4.

Avete presente lo studio indipendente Two Tribes? I creatori di una piccola perla dimenticata (e sottovalutata) di nome Toki Tori? Ottimo. Perchè ci sono due cose da tenere a mente. La prima: Rive è il lascito spirituale dei Two Tribes, che abbandonano definitivamente il mondo videoludico. L’ultima fatica da tramandare per i posteri. Secondo: Rive con Toki Tori, che era un puzzle game, non c’entra niente. Proprio niente.

Rive è uno stick shooter bidimensionale, ma al di là dell’etichetta presenta caratteri propri che lo rendono non sono divertente, ma anche estremamente carismatico. Un titolo per nostalgici e nuove leve, appagante e difficile, che sotto le spoglie del titolo indie nasconde potenzialità sconosciute alle migliori produzioni del genere. Viene da chiedersi: forse se i Two Tribes avessero insistito di più su questa categoria, sarebbero ancora sul mercanto? Secondo noi, sì.

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Ma tu guarda che bell’astronave

Il protagonista di Rive è una sorta di pioniere interstellare alla guida di una scavatrice 2.0 che, tra le altre cose, possiede un mitragliatore automatico dalle munizioni inesauribili. Non ci viene detto come si chiama, ma possiede alcuni tratti altamente caratterizzanti che lo fanno sembrare più un boscaiolo mancato della Virginia che un’astronauta. Le sue battute seguono, su questa linea, argomenti come la birra, i soldi, spaccare cose, fino al praticamente perfetto “adoro il profumo di noccioline e bulloni la mattina”. Un protagonista fuori di testa per una produzione improbabile e fuori di testa. Il poco che sappiamo di lui lo otteniamo dal “diario” che finge di scrivere alla fine di ogni livello, e dalle sue battute (rivolte più che altro a se stesso, dal momento che si trova da solo nel corso del 99% della storia).

Il nostro boscaiolo spaziale si ritrova, a bordo del suo mezzo di lavoro/guerra, alla deriva in seguito a una tempesta di asteroidi. Si salva rifugiandosi in una stazione orbitante abbandonata, gigantesca nonostante l’apparenza all’esterno, tanto da contenere al suo interno treni, fiumi di lava, impianti di alimentazione, teletrasporti, veicoli assassini e uno dei pochi personaggi parlanti presenti (protagonista a parte): una sorta di guida turistica monoculare. Che nasconde, naturalmente, i segreti della struttura, e ha bisogno del nostro aiuto.

Heavy Machine Gun

Rive possiede l’anima dei titoli arcade degli anni ’80: è uno shooter bidimensionale chiaramente ispirato ai vecchi cabinati della sala giochi. Il mezzo altamente distruttivo e dalle munizioni infinite del protagonista richiama subito alla mente il cingolato di copertina di Metal Slug. Non è quindi una produzione dedicata ai deboli di cuore: si muore, e morirete tanto. Noi, ad esempio siamo morti subito. Primo livello: abbiamo ucciso un paio di nemici. Poi siamo morti. I comandi si basano fondamentalmente sui due stick analogici: con quello sinistro ci si muove, col destro si spara. Entrare nell’ottica richiede un paio di minuti buoni, e sicuramente non si tratta di un titolo per tutti: richiede nervi salvi, riflessi pronti, velocità di reazione, è un gioco al cardiopalma. Orde di nemici agguerriti vi si schianteranno contro dietro ogni angolo, e la vostra barra della salute non è certamente la cosa più solida di questo mondo. L’anima è di Metal Slug, ma è molto più veloce e cattivo di Metal Slug.

Interessante l’altra meccanica fondamentale: l’elemento platform. Lo spostamento all’interno dei vari livelli di gioco si basa esattamente sul salto calcolato di piattaforma in piattaforma. E’ possibile eseguire un salto premento il bottone dorsale L2 (molto scomodo tra l’altro se mentre saltate dovete anche spostarvi e sparare), mentre la doppia pressione rapida in successione permette di eseguire il doppio salto. Non mancheranno sessioni basate esclusivamente sui salti di pedana in pedana, o corse forsennate inseguiti da fiumi di lava: ma fondamentali saranno sempre gli scontri contro tantissimi nemici a schermo, o veri e propri miniboss i cui punti deboli andranno accuratamente studiati.

Rive unisce a meccaniche solide e funzionali anche un sistema di potenziamenti progressivi: eliminando i nemici il protagonista ottiene un certo numero di bulloni (ah, che belli i bulloni), che può poi rivendere su una determinata piattaforma dell’hub principale adibita a negozio in cambio di utili power-up. Tra questi si possono selezionare sciami razzi autoguidanti, mine che esplodono a contatto ravvicinato, miglioramenti delle difese della vostra scavatrice e della calamita attira-bulloni. Sono, naturalmente, tutti quanti estremamenti utili, ma vi consigliamo di concentrarvi sui potenziamenti dell’armatura e sullo sciame di razzi come prima cosa. Le nuove armi possono essere utilizzate mediante la pressione dell’altro tasto dorsale, R2, e una volta terminate bisogna raccogliere le casse rilasciate dai nemici per ricaricare i colpi. Provate a tenere a mente tutto questo nei due secondi scarsi che avete per pensare, accerchiati da orde di nemici, e capirete perchè Rive non è un titolo facile, anche se estremamente divertente. 

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I suoni delle esplosioni

Arcade nelle meccaniche, Rive segue i suoi antenati spirituali anche negli effetti sonori e nella musica che vi accompagnerà nel corso delle vostre scazzottate spaziali contro i robot nemici. Sembra proprio di avere davanti musica che arriva da un’altra epoca, un’epoca esuberante dove in sala giochi si poteva selezionare un Heavy Machine Gun o un Rocket Launcher per iniziare a lanciare una sfilza infinita di colpi accompagnati da efetti sonori estremamente sopra le righe e, proprio per questo, azzeccati e indimenticabili. Ma per i puristi del colpo d’occhio non c’è da disperare: Two Tribes non ha riciclato quattro pixel in croce “come era una volta”, sebbene nei pixel non ci sia poi sostanzialmente nulla di male. L’aggiornamento grafico è evidente, e su PlayStation 4 Rive graficamente fa la sua degna figura, veloce, scattante, senza un tentennamento, e con uno stile sobrio ma molto curato.

Commento finale

Rive è un gioco di un’altra epoca, un’epoca dove i videogiochi facevano un gran casino, erano frenetici, dinamici, a volte frustranti, ma ti tenevano incollato allo schermo una moneta dopo l’altra. Un’epoca dove i giochi erano indimenticabili, e non ti scordavi di loro dopo due mesi dall’uscita. Rive vive con i ricordi e con l’anima di questo passato, ma aggiornato tecnicamente ai nostri anni. Non è per tutti: richiede una persona con riflessi pronti, una persona che non ha paura di morire anche venti volte di seguito prima di riuscire a proseguire nel livello, e che si diverta a guidare un pioniere spaziale alla guida di una scavatrice spaccatutto, distruggendo millemila robot sul proprio cammino. Non sono requisiti semplici, ma per uno shooter bidimensionale con meccaniche platoform (e con una carisma simile) ne vale sempre
la pena.

Pro Contro 
– Veloce, cattivo, esuberante…
– … e appagante
– Grafica e sonoro soddisfacenti
– Aaargh sono morto di nuovo
– Comandi un tantino ostici
  Voto Globale:  80
 
 

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