Recensione Battlefield 1

La Guerra che non mise fine a niente. 

Versione testata PC

“War… War never changes” è uno degli incipt più conosciuti della storia dei videogiochi. Appartiene a quella saga storica che è Fallout, oggi nelle mani di Bethesda. Effettivamente la guerra non cambia mai, così come non cambia la voglia dell’essere umano di mandare a morire i propri simili in territori più o meno sperduti. La guerra però assume significati diversi in base al contesto: si possono fare guerre civili, guerre politiche, guerre per il controllo del territorio o addirittura guerre contro i governi. Ci sono pagine e pagine della storia dell’umanità che raccontano esclusivamente di conflitti combattutti sul campo di battaglia con armi e (delle volte) buone intenzioni. Molto spesso ce li dimentichiamo, altre volte passano del tutto inosservati: in questi anni tormentati, Mosul e Raqqa sono al centro dell’attenzione mentre combattono contro l’ISIS, ma la stessa organizzazione aveva combattuto anche a Kobane eppure le persone sembrano averlo dimenticato. Poche guerre, rispetto a quelle “organizzate” sulla faccia della terra, sono state raccontate e soprattutto impresse nella memoria dei cittadini del mondo e molte di esse, purtroppo, non sono state neanche oggetto di attenzione da parte dei media tradizionali e non.

C’è però una particolare guerra che è sempre rimasta vivida nella mente di tutti, ovvero la World War I, la Prima Guerra Mondiale. L’abbiamo conosciuta grazie ai libri che abbiamo studiato durante gli anni passati sui banchi di scuola e rapidamente ha anche invaso l’universo letterario e cinematografico, eppure nel media più diretto con cui è possibile entrarne in contatto (il videogioco) si tratta di una pagina della storia dell’umanità trattata sì a dovere, ma con pochissime produzioni di nota. Almeno fino ad oggi, quando DICE non ha deciso nel 2013 di sottoporre ad Electronic Arts il progetto di un Battlefield ambientato proprio durante questo particolare periodo storico. Progetto che dopo una luce rossa ha ottenuto il via libera, permettendo così alla software house di esplorare un tema decisamente vasto e creare, forse a sua insaputa, il first person shooter che segnerà inevitabilmente questa generazione. Parliamo di Battlefield 1, che arriva proprio 3 anni dopo il precedente (lo spin-off Hardline, per ovvie ragioni, non conta) e riesce in un’impresa a priori impossibile: trasformare un videogioco in un documento storico.

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Ritorno al passato

Negli anni in cui Call of Duty domina il mercato degli shooter promuovendo un massiccio comparto online destinato a conquistare la scena degli eSports, DICE stravolge le regole del gioco dettate dal fenomeno mediatico che è il titolo Activision sviluppando quello che è effettivamente un bellissimo sparatutto da giocare in single-player. Accantonando solo per un attimo le guerre moderne e futuristiche, Battlefield 1 riesce nell’impresa dove in tanti hanno fallito: proporre una solida e diretta campagna in giocatore singolo in grado di stupire, con un taglio cinematografico incredibile e in grado di far riflettere i giocatori sul conflitto che ha segnato il mondo intero, aprendo inevitabilmente la strada allo sviluppo bellico. “La Prima Guerra Mondiale doveva mettere fine a tutte le guerre”, si legge nell’incipt che inaugura i primi momenti di gioco. “Non mise fine a nulla”. Mouse e tastiera alla mano, scendiamo in campo a fianco di un valoroso giovane, che ammette che sì, era quasi divertente l’idea di andare in giro con un fucile e sterminare il nemico.

Dichiarazione che però viene subito smentita, soprattutto quando il suddetto giovane di belle speranze riceve un colpo in testa e muore. Pochi secondi dopo viene svelato il suo nome, la sua giovane età e rimango spiazzato: per la prima volta, quel soldato fatto di poligoni e texture non è tanto distante da me, così come non è distante dai giovani che oggi combattono i conflitti in Nigeria, in Iraq, in Afghanistan e in Siria. Questo assurdo teatrino della morte prosegue, avvicinandomi sempre di più al dramma provato dai soldati in primis, dalle famiglie e dai loro amici successivamente. L’idea di perdere qualcuno in guerra questa volta non è reale, ma è molto vicina. Il primo impatto con Battlefield 1 è dunque spazzante, duro, crudele, in grado di rivoltarti lo stomaco come un calzino, ma è proprio questo il bello. Questo è quello che ci aspettiamo da uno shooter in single player ambientato durante uno dei periodi più bui della storia dell’umanità.

La software house svedese ha scelto un approccio decisamente atipico per un FPS. La campagna è interamente giocabile fin da subito, selezionando 6 storie del conflitto. Da quello che possiamo definire un hub si raggiungono le varie storie e poi si procede sbloccando man mano le varie missioni che compongono quella stessa storia. Nei giorni in cui ci siamo messi a testare il nuovo shooter di DICE, abbiamo avuto modo di vivere il conflitto da diversi punti di vista. Il tutto permette al giocatore di restare pienamente soddisfatto di come è raccontata la storia: davanti a noi non abbiamo la solita sequenza di missioni, ma un modo completamente diverso di vivere lo stesso gioco (per quanto, ovviamente, ci siano i classici limiti del genere). Battlefield 1 diventa il mezzo per narrare le storie di tanti giovani che hanno combattutto il conflitto, mettendoci alla prova su diversi mezzi e in diversi contesti. Il carro armato per sfondare le linee dei tedeschi, la perdita di un compagno, il volo sugli aerei, addirittura l’impersonare un piccione per consegnare un messaggio: tutti elementi di quel grande, grandissimo puzzle che è l’opera di DICE.

Battlefield1 Reveal 01

Fa quasi sorridere la vicenda degli alpini, che vogliono boicottare l’opera dello sviluppatore in questione perché ritenuta offensiva. In realtà, il valore aggiunto alla produzione è proprio questo: permettere a tutti di capire la Prima Guerra Mondiale, da ogin punto di vista possibile. Una campagna single-player che tiene bene il ritmo di gioco, alternando l’azione “frenetica” a momenti tragici e non. DICE ha saputo però andare oltre. È facile (almeno nelle dovute proporzioni) saper creare uno shooter coerente con il periodo storico. Non lo è invece ispirarsi ad eventi reali per creare una sceneggiatura forte. La Prima Guerra Mondiale è però ricca di personalità che hanno condizionato la storia. Uno di questi è sicuramente Lawrence D’Arabia, già oggetto di film e libri. Rivivere quei combattimenti, quegli scontri e soprattutto l’uomo che è stato all’interno di un videogioco è una soddisfazione incredibile. Lawrence D’Arabia rappresenta infatti un momento cruciale del conflitto di circa 100 anni fa, dunque omettere la sua storia sarebbe stato un punto a sfavore del gioco, ma non è facile trattare con rispetto una simile figura. Gli svedesi invece centrano in pieno l’obiettivo, lasciandoci incollati davanti allo schermo e cercando sempre soluzioni per andare avanti, procedere e scoprire cosa succederà, capitolo dopo capitolo.

Dove trionfa anche Battlefield 1 è nel suo reparto gameplay. Con una vasta selezione di armi e mezzi coerenti con l’epoca, ogni meccanica studiata da DICE funziona perfettamente. Guidare un carro armato della Prima Guerra Mondiale, utilizzare i fucili e le corazze dell’epoca è pienamente soddisfacente. Il sistema di copertura funziona, così come il corpo a corpo. Bene anche le missioni di infiltrazione, dove sarà nostro obiettivo non farci scoprire, salvo ritrovarsi contro un esercito che avrà come unico obiettivo quello di eliminarci. 

Tecnicamente parlando, il titolo DICE è ineccepibile, almeno su PC. Battlefield 1 sfoggia un Frostbite Engine assolutamente in piena forma in grado di avvicinarsi al fotorealismo. Splendide le animazioni dei soldati impegnati sul campo di battaglia, ottimi gli effetti particellari delle esplosioni, perfetta la resa grafica degli ambienti. Un lavoro che però ha richiesto uno sforzo assoluto di ricerca e soprattutto di art direction. È relativamente “facile” creare un albero vicino a quelli reali, ma è difficile invece riprodurre contesti reali. I campi in cui si consumano gli scontri di Battlefield 1 sono invece vivi, respirano. Tutto ciò è frutto di grandi artisti che hanno voluto fornire un gioco completo in grado di raccontare sotto ogni aspetto la Prima Guerra Mondiale, senza curare solamente la sceneggiatura e il character design, ma svolgendo un lavoro di fino a 360 gradi. Il titolo è infine ottimizzato molto bene su PC: un i7 4770K, in combinazione con una NVIDIA GTX 980 e 8GB di RAM permettono di far girare il titolo in Full HD con impostazioni grafiche ad Alto a 60 fps costanti. Giocando con le impostazioni, ovviamente, è possibile anche ottenere un risultato migliore, ma il senso di soddisfazione di quello che si vede a schermo è già ottimo senza puntare troppo in alto.

Chiaramente non è tutto rose e fiori: Battlefield 1 pecca nei dialoghi, che non sempre sono soddisfacenti, e nel bilanciamento della difficoltà. Lo scalino tra Facile e Normale è fin troppo elevato, lasciando dunque un senso di amarezza a chi vorrebbe una sfida leggermente più impegnativa ma si ritrova invece a fronteggiare qualcosina in più.

Commento finale

Battlefield 1 è il Battlefield che i fan aspettavano da tempo, ma non solo. Si tratta di uno shooter crudo, in grado di dare grandi soddisfazioni al giocatore davanti allo schermo. Per la prima volta nel mondo dei videogiochi, la Prima Guerra Mondiale è documentata alla perfezione, trasformando così un “semplice” videogioco in un vero e proprio mezzo per raccontare una storia. Al di là del comparto online, il vero capolavoro di DICE è la realizzazione di una trama in grado di raccontare il conflitto da diversi punti di vista. In Svezia hanno saputo prendere per le mani la situazione e, invece di eseguire il classico compitino, ci viene consegnato un vero e proprio videogioco enorme, da gustare in tutta tranquillità, in grado di raccontarci una delle pagine più cruente della storia dell’umanità come solo un videogioco sa fare.

Pro Contro 
– Ottima sceneggiatura
– Campagna con un ottimo taglio cinematografico
– Livello d’immersione perfetto
– Difficoltà non bilanciata
– Dialoghi non proprio in formissima
 
  Voto Globale: 90  
 
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