Credete che gli Anni ’80 vivano solo nei nostri ricordi? Beh, vi sbagliate.
Prima che i videogiochi arrivassero nelle nostre case, c’è stata un’epoca mitica in cui potevi trovarli nei luoghi di ritrovo della gioventù. Nei bar, ad esempio, o negli stabilimenti balneari. Erano gli anni ’80, e questi cabinati giganteschi in cambio di qualche monetina ti facevano vivere delle avventure fantastiche in compagnia dei tuoi amici. A pensarci ora, sembra incredibile che attualmente sia possibile portarsi in tasca degli strumenti infinitamente più potenti di quei cabinati, con centinaia di giochi a disposizione.
Chi è cresciuto in quel periodo sa bene quale sia il fascino di quelle produzioni: giochi a base di pixel, musichette il più delle volte aggressive e intense, personaggi fuori di testa impossibili da dimenticare. Eppure un gran numero di giocatori, da allora, se li è dimenticati eccome, tant’è che ogni volta che un piccolo team di sviluppo se ne esce fuori con un piccolo capolavoro a base di pixel rispunta la solita critica: “eh, ma quella grafica? Nel 2017”? Come se il divertimento dipendesse dalla grafica e basta, o come se la grafica non possa essere scelta per una precisa questione stilistica.
Comunque sia, non vogliamo metterci a rimpiengere i bei tempi andati: o meglio, non solo. Vogliamo farvi presente che gli “arcade games” appartengono al tempo passato solo fino a un certo punto. Nei cuori di molti giocatori sopravvivono, e in quelli di alcuni talentuosi sviluppatori addirittura risplendono. Per esempio, nel cuore di Locomalito.
Gli anni ’80 oggi: Locomalito
Se vi piace la pixel art andrete molto d’accordo con questo piccolo team di appassionati sviluppatori a tempo perso. Il boss ha una famiglia e un lavoro, però che diamine, niente gli impedisce di dedicarsi alla sua passione un po’ alla volta ogni sera. E in 20 mesi di sviluppo se ne è uscito con Maldita Castilla, pubblicato nel 2012 gratuitamente su PC Windows. Eh sì, signori, avete visto quante cose straordinarie in una volta sola? Un uomo con una famiglia e un lavoro, che coltiva comunque la sua passione. E che passione: sviluppare videogames. Videogames addirittura lanciati in forma gratuita su PC!
Ma ecco il bello: questo tizio ha anche la passione per gli arcade degli anni ’80. Gli sono rimasti nel cuore. E gli piace anche la letteratura cavalleresca spagnola. Non è una cosa che accade tutti i giorni, ma è accaduta, e ne è venuto fuori Maldita Castilla. Un videogioco in cui sono fusi insieme con maestrìa retrogames, pixel art, cabinati, cavalieri e letteratura.
Il titolo di Locomalito è stato pubblicato da Abylight Studios nel 2012. Il 12/12/2012 per l’esattezza: non è forse un simpaticone, il creatore? Lo si capisce bene esplorando il suo sito. “Ho sempre sognato un videogioco degli anni ’80, ma che parlasse del medioevo e dei cavalieri. A un certo punto mi sono stancato di aspettare e l’ho fatto io”. L’ha fatto davvero, con l’aiuto di alcuni amici, e ci ha impiegato 20 mesi. Ci ha lavorato ogni sera, con passione e costanza. Il risultato è un Altered Beast dei giorni nostri, un Kid Chameleon meno frenetico. Un titolo che negli anni ’80 avremmo trovato in una sala giochi, e che anche adesso, se lo costringessimo in un cabinato, ci starebbe benissimo. Ma si è adattato alla distribuzione dei tempi moderni, finendo prima sui nostri PC e in un secondo momento, oggi, sulle console di nuova generazione. Qualche giorno fa è infatti stata rilasciata la versione console del titolo, riveduta, corretta e ampliata con due nuovi capitoli da aggiungere ai sei originali. Gli è stata data un nuovo nome: Cursed Castilla. Cioè, “maledetta Castiglia”, “Castiglia infestata”. Ma c’è anche un richiamo polisemico alla figura del “castello” in sè.
Della trama della produzione in sè vi parleremo nel dettaglio nella nostra recensione, per ora sappiate che il gioco verte attorno la figura di un paladino di Tolosa che ha il compito di liberare la sua Spagna medievale da un terribile maleficio, scontrandosi contro figure demoniache estremamente pericolose. Un misto tra il platform, l’action e boss davvero infami, un titolo che in una sala giochi vi avrebbe richiesto monetine su monetine per essere portato a termine.
Il Credo del retrogamer
C’è un’altra cosa che ci ha colpito, di Locomalito. Si tratta della sua filosofia di videogamer e produttore: come lui vede un videogioco. Questa filosofia combacia quasi perfettamente con l’essenza di ciò che erano i videogiochi vent’anni fa. Per questo abbiamo deciso di riassumerla per voi. Questa base di considerazioni è anche alla base di Maldita Castilla, naturalmente. E prevede alcuni elementi:
- Uno stile classico. Dove classico sta per “pixel e sonoro spezzettato”. I videogiochi sono nati da questi elementi, elementi che oggigiorno non sono per lui una limitazione tecnica ma una precisa scelta stilistica.
- Condivisione. Per Locomalito, Maldita Castilla è come la torta di una nonna fatta per i nipoti. Va condivisa, non venduta. Per questo il titolo è stato pubblicato gratuitamente.
- Segreti. Una porta misteriosa. Un percorso piuttosto che un altro. La curiosità di vedere cosa c’è laggiù, anche se si potrebbe terminare il livello qui e ora. I piccoli segretucci impreziosivano tanti giochi dei tempi passati.
- La durata. Il cratore di Maldita Castilla crede che sia giusto pensare anche a chi non ha moltissimo tempo per giocare. Pensando a sessioni di 15-20 minuti circa, ha ideato un gioco dalla durata complessiva di circa 60 minuti. 60 minuti intensi, sia chiaro.
- La difficoltà. Che per lui deve essere una, ed una soltanto. “La difficoltà fa parte del personalità del titolo, così come gli attori in un film”. Completare il suo gioco equivale a diventare sempre più bravi, a studiare tutte le situazioni. Non è la pappa pronta di tante produzioni odierne, insomma: piuttosto l’infamia di tanti vecchi titoli che andavano accuratamente studiati e rigiocati prima di poter essere in grado di battere l’ultimo boss.
- Il punteggio. La “classifica vecchio stile” porta il giocatore a migliorarsi costantemente, in gara contro se stesso.
Cursed Castilla è insomma qualcosa di estremamente legato al passato, ma adorabile anche in questo presente. Una produzione che i nostalgici aspettano praticamente da sempre, e che ai più giovani può insegnare cos’erano i videogiochi tanto tempo fa, senza che debbano necessariamente andare a ripescare Super Mario Bros, Sonic The Hedgehog o Metal Slug. Non che farlo sia un male, anzi: ma avere qualcosa in più è sempre meglio, no? Così come lo è sapere che anche oggi, anche 30 anni dopo, è ancora possibile rispolverare il “vecchio stile” e continuare a produrre arte.
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