Recensione Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia

Si torna alle origini della serie, con qualche semplificazione.

Versione testata: Nintendo 3DS

Dopo avervi proposto la nostra anteprima la scorsa settimana, è arrivato il momento della prova del nove anche per Fire Emblem Echoes: Shadow of Valentia. Il nome altisonante cela l’essenza del remake del buon vecchio Fire Emblem Gaiden. Non solo, dunque, ci troviamo alle prese con un titolo che arriva dal passato (anche se aggiornato per sfruttare al massimo il potenziale del Nintendo 3DS), ma anche con uno spin-off.

Collocabile cronologicamente come seconda iterazione di un franchise che per qualche strana ragione non è riuscito al pari di altri a far breccia nei cuori dei fan Nintendo, Fire Emblem Echoes si lascia alle spalle numerosi elementi canonici della serie per puntare invece alla sperimentazione. Da un lato, quindi, ritroviamo molti elementi a noi familiari, mentre dall’altro il senso di disorientamento si palesa non appena il percorso inizia a divergere da quello cui siamo abituati.

Shadow of Valentia conferma comunque la nostra idea: Nintendo 3DS è ormai alla fine del suo ciclo vitale, ma la sua libreria di titoli imperdibili non accenna a subire battute di arresto.

Due divinità, due regni, due eroi

L’ombra della guerra si estende ancora una volta sul continente (immaginario) che abbiamo imparato a conoscere così bene. La pace era ormai di pace da anni nella Valentia, sebbene due regni egualmente potenti e così diversi tra loro si contendessero il territorio. Un’armonia frutto della tregua stipulata eoni addietro tra le due divinità che, fino ad allora, si contesero il dominio sul mondo mortale. Da un lato l’impero Rigeliano, fondato sulla rigida disciplina e sulla forza delle armi: i classici tipi che non inviteresti mai ad una festa di compleanno. Dall’altro Zofia, terrà di prosperità e armonia.

Prosperità, appunto: e come ci insegna la storia un mondo stabile e felice attira presto invide e attenzioni altrui, esige il suo prezzo e porta con sé il caos. E i rigeliani non esitano a reclamare con la forza ciò che credono appartenga loro di diritto, infrangendo il sacro patto tra i due popoli (e tra le due divinità). Ma la verità è anche un’altra: la Valentia è scossa da sempre da una situazione geopolitica instabile e caotica, sono stati soprattutto i vuoti di potere e gli intrighi di palazzo ad aver riacceso l’antico conflitto fra i due regni.

Dunque, i rigeliani sono fermamente intenzionati a riunificare il continente sotto un’unica bandiera, mentre solo pochi zofiani (e male organizzati) sembrano riuscire a tenere testa a un esercito invasore potente e, all’apparenza, incontenibile. Tra questi spiccano due ragazzi dal destino già scritto: Alm e Celica. Amici fin da bambini, in seguito separati per motivi importanti e legati alla trama che non staremo qui ad anticiparvi, il percorso dei due tornerà più volte ad incrociarsi, senza mai davvero riuscire a convergere, fino alla salvezza del loro mondo.

Le figure che incontriamo nel corso del nostro viaggio vengono tratteggiate secondo luoghi abbastanza comuni, visti in un’infinità di altre occasioni. Lungi dall’apparire stucchevole, però, l’impasto risulta ben amalgamato e familiare. Il pretesto da cui prende le mosse l’epopea narrata in Fire Emblem Echoes: Shadow of Valentia, insomma, non si discosta più di tanto dai tradizionali pilastri su cui poggia l’intera sceneggiatura messa in campo da Intelligent System.

Novità e meccaniche consolidate

I giocatori abituati alla linearità dei Fire Emblem precedenti hanno imparato ad amare un susseguirsi di missioni inframmezzate da momenti più gestionali, in cui si sviluppavano le basi operative, i personaggi e i loro rapporti. In Fire Emblem Echoes non ci sono invece unità e figli da generare, non ci sono basi da costruire e servizi da potenziare. Persino il sistema di avanzamento delle classi è stato riveduto: niente più oggetti specifici, sono sufficienti le statue delle dea Mila per potenziare i nostri eroi, rendendoli più forti e competitivi in vista delle prossime battaglie.

fire emble bellaimmagine

La principale novità del titolo è costituita dai sotterranei, zone cui è possibile accedere dalla mappa del mondo e in cui il gioco cambia drasticamente aspetto. In queste fasi Fire Emblem Echoes diventa un vero e proprio gioco a metà tra il JRPG e l’action adventure, con Alm o Celica di spalle e in terza persona.  Il cambio di prospettiva, per un fan di Fire Emblem, è quasi uno choc, anche a causa del sistema di controllo un po’ goffo che caratterizza queste sessioni. In queste sessioni si esplora il labirinto di turno in cerca di tesori e passaggi segreti e di tanto in tanto si combattono i nemici nascosti nell’ombra, magari attaccandoli prima dello scontro per guadagnare un piccolo vantaggio. I combattimenti, in questi casi, sono piuttosto rapidi: si svolgono in mappe semplici e minuscole, contro pochi avversari. Ed è qui che viene aggiunto anche l’indicatore della “fatica”: esso aumenta a ogni azione e diminuisce le capacità delle singole unità, costringendoci a sfamarle col cibo raccolto nei nostri viaggi. Ovviamente la “fatica” aggiunge una componente strategica in più, ma trascurabile all’inizio del gioco ed estremamente fastidiosa nei momenti più difficili.

I sotterranei, comunque, sono solo una faccia della medaglia, molto importante in quanto è qui che troverete le statue di Mila. L’altra sono le città che il giocatore può esplorare limitatamente, esaminando in prima persona alcuni luoghi chiave per raccogliere oggetti utili o conversare con gli abitanti: le interazioni possono sbloccare nuovi personaggi o missioni secondarie, nonché ricompensarci e migliorare il nostro equipaggiamento.

Addio triangolo

Rimuovendo il triangolo dalle battaglie, ogni combattimento ruota giocoforza intorno ad altri fattori, come le statistiche delle singole unità o il loro posizionamento nella mappa. In questo senso, Fire Emblem Echoes è fedele a Fire Emblem Gaiden: lo sviluppatore nipponico ha riprodotto pressoché pedissequamente le varie mappe, piuttosto ripetitive tra loro. In esse c’è ben poco di interattivo e a farla da padrone sono specialmente i terreni che conferiscono bonus eccezionali, aumentando esponenzialmente valori come la difesa o la schivata. Gli scontri ruotano dunque intorno al “controllo” di queste zone, non tanto al posizionamento delle unità in sé e per sé, specialmente in presenza dei maghi o degli arcieri.

Non essendoci un rapporto di potenza tra armi e magie, sono i numeri e la forza bruta a vincere gli ingaggi e quando l’esito di ogni battaglia lo decidono soprattutto i colpi critici, ci si rende conto che c’è qualcosa che non va nell’impianto strategico di questo Fire Emblem, che era necessario un miglior bilanciamento generale, anche se qualcosa è stato modificato qua e là nella crescita di alcuni personaggi.

D’altro canto abbiamo apprezzato questo ritorno all’immediatezza: scevro di scontri a coppie, unità di sostegno, potenziamenti di prossimità e quant’altro, Fire Emblem Echoes è un titolo che si gioca subito e con piacere: i valori da tenere in considerazione non sono tanti, giostrare l’equipaggiamento e le abilità è semplicissimo. Si sceglie un’unità, la si sposta, si attacca. I fan duri e puri della serie potrebbero trovare scoraggianti queste semplificazioni eccessive, ma i compromessi elaborati da Intelligent Systems, come i livelli di difficoltà multipli e la ruota di Mila che consente di resettare gli ultimi turni, suggeriscono una voglia evidente di rivolgersi alle nuove generazioni più che alle vecchie. Solo il tempo ci dirà se si tratta di una breve parentesi o se è questo il futuro di Fire Emblem.

Commento finale

Fire Emblem Echoes: Shadows of Valentia merita di finire nella libreria di tutti i possessori del Nintendo 3DS un minimo interessati agli strategici a turni, o al mondo di Fire Emblem in generale. Lungi dal dover per forza essere considerato la pecora nera della famiglia, è un capitolo che sa ritagliarsi un posto nel cuore, con i suoi personaggi, le sue meccaniche, e ll suo mondo di gioco da redimere dalla terribile corruzione dei Rigeliani. D’accordo, molte meccaniche sono state stravolte. Ma tante altre cose compaiono qui per la prima volta, primi su tutti i dungeons. Non avete mai sognato di trasformare la serie in un JRPG? No? Siete delle persone cattive.

Pro Contro 
– Storia interessante
– Accessibile anche per i neofiti
– Buon sistema di crescita dei personaggi
– Scenari poco variegati
– Clichè ovunque
– Forse un po’ troppo semplice
  Voto Globale: 80 
 
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