A caccia di demoni nella città degli angeli!
Versione testata Xbox 360
Quando fu annunciato nel 2006 come una esclusiva Playstation 3, il Team Bondi aveva solo iniziato a mettere le basi di L.A. Noire, un titolo che avrebbe portato una tecnologia unica sul mondo console, in grado di avvicinare ulteriormente il cinema ai videogiochi. Nel corso degli anni pero’, lo sviluppo cominciò a diventare talmente costoso da rendere necessario un cambio di strategia, non più multipiattaforma ma anche Xbox 360, in quegli anni ancora regina incontrastata del mercato “hardcore games”. Tutto ciò ebbe pero’ ricadute importanti sui tempi di sviluppo del titolo che si allungarono talmente tanto da far temere per una sua cancellazione.
I primi, pochi a dir la verità, filmati rilasciati a testimoniare lo sviluppo del titolo (non è mancato infatti chi ha pensato per anni ad un vaporware) erano tutti rigorosamente in bianco e nero, quasi a voler marcare la differenza con quanto visto fino ad allora e a manifestare apertamente l’appartenenza ad un genere cinematografico: il noir. A pochi mesi dal lancio poi, fiduciosi del proprio prodotto, Team bondi e Rockstar hanno invaso la rete e le tv generaliste mostrando particolari del gioco che hanno ricordato a tutti nuovamente il fiuto di Rockstar per gli affari e il talento dei ragazzi del team di sviluppo, generando un hype degno soltanto di produzioni ben più blasonate.
Costruito con il medesimo motore grafico di altri simili titoli free-roaming come Grand Theft Auto IV e Red Dead Redemption, ma impreziosito da una innovativa tecnica ultra-realistica di motion capture per le espressioni facciali e per l’illuminazione globale denominata Lightsprint, L.A. Noire arriva nei negozi carico di aspettative da parte della comunità di giocatori tanto da far registrare un numero di pre-ordini da capogiro, battendo addirittura l’ultima perla degli studi Rockstar: Red Dead Redemption.
Potrà ambire il titolo a diventare gioco dell’anno come lo è stato per le altre recenti produzioni Rockstar Games ? Continuate a leggerlo per scoprirlo!
La lotta al crimine
Il gioco si apre, proprio come in un film, con i titoli di apertura che scorrono lenti su una panoramica della città di Los Angeles del 1947 e dei suoi quartieri più significativi. L.A. Noire, è un’ avventura investigativa ambientata nella Los Angeles di fine anni ’40, in cui le luci di Hollywood, in quegli anni nel periodo di massimo splendore, e le ombre di una città corrotta e violenta si mescolano generando una ambientazione perfetta per un film noir. Il nostro compito, nei panni di Cole Phelps, un agente della Pattuglia Stradale, sarà quello di scalare le posizioni nella polizia, partendo naturalmente dalla posizione di poliziotto di strada, e far luce su alcuni dei crimini più efferati avvenuti in città, alcuni dei quali basati su fatti realmente accaduti.
Già dalle prime battute si avverte la necessità di esplorare ogni angolo dell’ambiente per scoprire qualunque indizio che possa rivelarsi una prova utile all’indagine, mentre la voglia di emergere di Cole porta subito il giocatore ad interagire con i personaggi utilizzando il particolare sistema di dialogo.
Il fine ultimo, come già detto è quello di fare carriera per avanzare tra le sezioni del Dipartimento di Polizia di Los Angeles e prendere parte alla lotta al crimine.
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Ogni caso che ci viene assegnato va risolto nel migliore dei modi e possibilmente in maniera tale da non lasciare adito a dubbi. Sarà quindi necessario analizzare puntualmente ogni scena del crimine, cercando di non tralasciare nulla. Più indizi si ritroveranno più possibilità si avranno di riuscire ad incastrare, nel successivo interrogatorio, il sospettato. Per quanto riguarda gli indizi, ogni volta che ci avvicineremo ad un oggetto da analizzare, il PAD vibrerà e la musica di sottofondo emetterà un leggero suono. Questi due campanelli di allarme, che agevolano moltissimo il vostro compito, possono essere disattivati dal menu Opzioni alla voce Gameplay. Quando la musica termina, vuol dire che sono stati rilevati gli indizi principali.
Scendendo nel dettaglio, il gameplay si riduce nell’analizzare gli oggetti in un limitato raggio d’azione, circoscritto dalla scene del crimine. Poi, quando si procede ad interrogare un indiziato (vero motore pulsante del gioco) o a chiedere informazioni ai personaggi della scena, utilizzeremo il nostro fedele taccuino dove riporteremo le domande, generate in automatico proprio dalla raccolta di indizi. Ad ogni domanda riceveremo una risposta che andrà interpretata dando fondo alle nostre abilità di detective. Il sapiente utilizzo della tecnologia proprietaria capace di generare espressioni facciali assolutamente identiche a quelle reali, ci permetterà di capire se il nostro interlocutore sta dicendo la Verità, se è in Dubbio oppure se è una Menzogna. Nel primo caso accetteremo ciò che viene detto e lo riporteremo poi sul taccuino. Nel secondo caso metteremo in dubbio la sua attendibilità senza accusarlo esplicitamente. Infine nel terzo ed ultimo caso della Menzogna saremo in grado di formulare un accusa; accusa che puo’ rivelarsi un’arma a doppio taglio poichè come è naturale che sia per farlo dovremo avere una prova inconfutabile capace di reggere in tribunale. Se non troveremo il giusto indizio potremo sempre ritirare la presunzione di colpevolezza.
I pulsanti di selezione sono puri e semplici, senza poter nemmeno intuire come sarà presentata la nostra risposta, senza quindi lasciare il minimo spazio a suggerimenti su quale selezione scegliere. Non pensiate però che sia così banale. La sceneggiatura che sta dietro ad ogni scena è stata pensata molto bene, con uno script che ha superato le 2.200 pagine ed ha impegnato un cast molto vasto di attori, al punto che la difficoltà nel gestire gli interrogatori aumenta sempre con l’avanzare dei capitoli.
A seguito di ogni scelta, la scena si evolve in modo diverso e determina dei cambi di rotta nell’investigazione, con delle leggere deviazioni. Ovviamente scegliere l’attegiamento corretto comporta punti maggiori, e quindi l’aumento di livello e lo sblocco di nuovi abiti.
Per questo è molto importante, se non vitale, seguire attentamente l’esposizione linguistica di ogni personaggio, e il dover abbassare lo sguardo per leggere i sottotitoli della versione italiana toglie molto fascino ed efficienza nel gameplay (il titolo è infatti come tutti i giochi Rockstar, doppiato in inglese e sottotitolato in italiano). Per ogni sezione del Dipartimento di Polizia di Los Angeles avremo un partner, un compagno fedele con una propria personalità che nel corso degli eventi ci suggerirà il suo modo di operare e commenterà il vostro modo di essere e di agire. La narrazione è frammentata e ad episodi visto che i casi non hanno nulla in comune, a meno di giungere verso la parte finale. Mentre alcune scene in stile flashback cercano di far riemergere la storia di Cole Phelps quando era un giovane militare entrato nella accademia ufficiali dei Marine.
Ma si fa altro oltre che cercare indizi e interrogare testimoni e presunti criminali ? Beh si, saremmo tentati di dire di si, se ci facessimo ingannare dalla tradizione “free-roaming” di Rockstar.
Il titolo sviluppato dal Team Bondi invece non ha nulla a che vedere con le altre produzioni Rockstar Games. Cole Phelps non è Niko Bellic o John Marston, e lo si capisce nel momento in cui può girare per tutta Los Angeles senza poter fare null’altro che andare addosso ad altre autovetture oppure a rompere lampioni e cassonetti della posta o dell’immondizia. Se si prova anche per sbaglio ad investire un passante, questi si lamenta scansandosi in modo agile e repentino, mentre sullo schermo compare un messaggio su schermo che avvisa che il nostro comportamento non è consono ad un agente LAPD, in sostanza però ciò non comporta alcunchè: non veniamo sospesi dal nostro superiore, non riceviamo ingiurie da parte dei cittadini, niente di niente. Ci serve un’auto ? No problem. Se la guida un cittadino, lo fermiamo e prendiamo l’auto con tanti cari saluti. Se l’auto è parcheggiata, la apriamo senza forzare nulla perchè stranamente ogni auto è aperta e ha la chiave già inserita pronta per essere guidata.Il gameplay potrebbe cambiare marcia nelle fasi in cui c’è da sparare con le armi da fuoco, ma l’intelligenza artificiale dei nemici è appena sufficiente, non incidendo come dovrebbe sul livello di suspance generale.
Se questo non basta a scatenare lo sconforto, possiamo aggiungere che Cole Phelps non ha una casa, non va mai a dormire, non ha una sua vita sociale, non mette da parte i soldi per comprare armi e vestiti per sé. Cioè non si vive mai veramente come Cole Phelps. Un vero peccato, per un titolo che si presentava alla stampa come un innovativo free-roaming.
Ciak! Si gira.
Il comparto grafico di L.A. Noire è indubbiamente di grande fattura. La città di Los Angeles appare strapiena di dettagli ed ogni ambiente non è mai soltanto abbozzato ma è ricostruito in ogni piccolo centimetro quadrato per garantire allo spettatore un quadro ben definito e di facile osservazione. L’accuratezza storica è riproposta in ogni ambiente in modo quasi maniacale, immergendo il giocatore in quel periodo e facendolo sentire parte di esso. A supportare tutto ciò contribuisce un sistema di illuminazione denominato “Lightsprint” che fa in modo di gestire ogni fonte di luce, dal più piccolo faro fino alla luce diurna e notturna, plasmando ogni personaggio e oggetto nell’ambiente.
Il fiore all’occhiello è senza alcun dubbio l’impressionante riproduzione delle movenze dei personaggi con una cura nelle espressioni facciali tale da apparire ultra-realistica come in un film. Ma il sistema di “motion capture” sarebbe inutile senza attori capaci, e sotto questo profilo il titolo vanta un cast davvero eccezionale, con attori capaci di trasmettere al giocatore ogni singola emozione, degno delle migliori produzioni hollywoodiane.
Ogni scena di intermezzo è, come di consueto nelle produzione Rockstar, gestita dal motore grafico sfruttando la situazione attuale del personaggio e quindi non creando alcun distacco tra le fasi di gioco.
Purtroppo tutto questo maggior dettaglio appesantisce inevitabilmente un motore grafico che non sembra aver avuto alcun potenziamento. Si notano infatti molto spesso la comparsa in ritardo di alcune “textures” persino negli ambienti chiusi, così come la perdita di fluidità dei movimenti nelle fasi in cui la scena è invasa da un maggior numero di poligoni.
Il tappeto musicale che accompagna il detective è frutto di una serie di motivi musicali in linea con il periodo di fine anni ’40, circa una quindicina di brani che si ripetono di volta in volta, mentre nelle situazioni ad hoc si può godere di un buon effetto suspence. Il doppiaggio, purtroppo solo in lingua inglese, è ottimamente realizzato.
Sfidando gli altri nel Social Club
Per non mancare all’appello del comparto online, Team Bondi ha pensato bene di aggiungere un sistema di classifica che permette ad ogni giocatore di verificare la propria bravura investigativa con gli altri utenti e di trarne anche aiuto. E’ possibile per esempio durante la storia attingere al proprio taccuino e chiedere ad altri giocatori iscritti al Social Club un suggerimento, spendendo i Punti Intuizione accumulati nel gioco.
In pratica si tratta di un modo come un altro per aggiungere un pò di longevità ad un titolo che potrebbe cominciare e finire con la sola storia principale. Invece grazie ad una lunga serie di missioni aggiuntive presto disponibili, il giocatore sentirà presto la voglia di tornare tra le strade di Los Angeles per risolvere un caso assegnatogli dal Dipartimento di Polizia.
Inoltre grazie al Social Club si possono sbloccare armi più potenti e precise e vestiti aggiuntivi.
Commento finale
L.A. Noire è nato sotto i migliori auspici e il lavoro di Team Bondi si è rivelato eccelso nella ricostruzione della Los Angeles degli anni ’40 e in un concerto visivo e sonoro bellissimo. Purtroppo il gameplay è vittima della troppa, quanto esasperata gestione degli interrogatori con i personaggi durante le investigazioni, abbandonando qualsiasi interazione al di fuori di esse e snaturando il concetto stesso di free-roaming. La mancanza del doppiaggio in italiano crea non pochi problemi a chi intende seguire pienamente i dialoghi tra i personaggi in ogni momento. Non c’è dubbio che lungo le 20 ore di gioco si faccia anche altro oltre che interrogare e raccogliere indizi, ma la ripetitività comincia a manifestarsi ben presto facendo passare l’entusiasmo della novità dopo i primi casi risolti. La storia è raccontata in modo superficiale non permettendo di conoscere a fondo il protagonista facendolo risultare privo di carisma e personalità, enfatizzando ogni caso come se fosse a se stante come una singola puntata di un serial televisivo. Per fortuna le battute finali alzano il livello di attenzione e soprattutto donano un’ampia e marcata ricompensa degli sforzi fatti. Un titolo sicuramente interessante che però non riesce ad incidere il corpo e la mente dei giocatori come per il passato hanno fatto le altre produzioni Rockstar Games, risultando a nostro parere molto difficile che lo stesso diventi gioco dell’anno… ma questa come i più smaliziati di voi sapranno, è tutta un’altra storia.
Voti
Pro
– Animazioni dei personaggi eccezionale
– Doppiaggio originale impeccabile
– Buona regia cinematografica
– Buona gestione degli interrogatori
Contro
– Storia frammentata
– Gameplay privo di free-roaming
– IA appena sufficiente
Il titolo è disponibile dal 20 Maggio 2011 su piattaforma Playstation 3 e Xbox 360.