Anime disperate!
L’inferno, è un luogo che dovrebbe essere lasciato lì dov’è, in pace, magari senza mai nominarlo, proprio come se non esistesse. Ancora oggi, c’è qualcosa però che incuriosisce e affascina gli sviluppatori, tant’è che svariati sono stati negli anni i tentativi di rappresentare, non soltanto nell’ambito videoludico, un luogo che è l’essenza stessa del male. L’inferno di Agony, titolo sviluppato da MadMind Studio è semplicemente un luogo di orrore inimmaginabile. Tanto affascinante quanto spaventoso e scioccante (almeno inizialmente), che va di pari passo con il fatto che il gioco è davvero difficile da digerire ed è ai limiti della giocabilità.
L’elemento sul quale ha puntato fortemente lo studio polacco è proprio l’ambientazione di gioco. La versione dell’inferno, che possiamo definire quasi malata, proposta dai ragazzi di MadMind Studio riesce in qualche modo a ricordare le idee concettuali di artisti del calibro di: Venn tra Hieronymus Bosch, H.R. Giger e Clive Barker. Carne putrescente, corpi schiacciati e smembrati, sangue e ossa. L’architettura intorno a noi è un vero e proprio incubo gotico, fatto di cattedrali di cadaveri e ossa spezzate, scheletri con gli occhi spalancati, alcuni ancora vivi, se di vita si possa effettivamente parlare, intrappolati in quei posti così macabri e infimi probabilmente per l’eternità.
Non mancano inoltre riferimenti sessuali, nudità spinta, violenza e elementi davvero disturbanti. Anche per questo il gioco ha subito un’enorme censura che ha portato all’eliminazione di diverse scene ritenute troppo cruente ed esagerate anche per il pubblico più incline a produzioni del genere. Insomma le premesse in Agony c’erano tutte, peccato che il risultato finale non sia neanche lontanamente vicino a quello che ci saremmo aspettati.
Perché sono qui?
In Agony, il protagonista è appena caduto negli inferi. Risvegliatosi alle porte dell’inferno, logorato nella carne e nella mente, con i suoi ricordi – incluso il suo vero nome – ormai “bruciati” durante il viaggio, si ritroverà ben presto ad affrontare un’avventura ardua e angosciante. Per qualche misterioso motivo il suo corpo è sfuggito alla tortura eterna e riesce liberamente ad attraversare i cancelli dell’inferno. Con quel che gli rimane, un involucro di carne, buono soltanto a mantenere intatta una porzione di anima e di coscienza, dovrà trovare la Dea Rossa, un’entità tra il demoniaco e il divino che sembrerebbe poterlo aiutare a ritrovare i suoi ricordi e a sfuggire alla perdizione. Comincia così il nostro lungo cammino, molto più vicino ad un Alien Isolation che ad un Resident Evil.
Un cammino impervio durante il quale incontreremo creature di vario genere, a dir la verità poco originali ed ispirate. Infatti, l’interpretazione dei demoni è quella già vista in DOOM e le varianti femminili degli stessi, si avvicinano molto ad essere delle “spogliarelliste” con le curve al posto giusto ma con denti affilati come rasoi. La Dea Rossa forse è l’unico personaggio che possiamo definire originale. Farà la sua comparsa in maniera succinta, indossando un vestito di sangue e con una performance vocale rigorosamente “sexy” che però risulta essere fuori luogo rispetto alla tipologia di gioco che Agony punta ad essere. Ogni tentativo di far sembrare il gioco esageratamente malizioso e spinto, anche in modo esasperato, è incongruo con la natura stessa del titolo.
Vorremmo spiegarvi qualcosa in più su cosa dovete fare in Agony. Purtroppo è difficile farlo, la progressione è incerta, confusionaria e senza senso, basata tutta sulla raccolta di documenti. Per carità davvero interessanti ma che non offrono granché in termini di trama. Agony rende le cose ancora peggiori chiedendo di trovare oggetti (come i cuori insanguinati) per sbloccare porte e proseguire per gli intricati corridoi infernali. Situazioni profondamente fastidiose, poiché passeremo gran parte del tempo a fare una vera e propria “caccia al tesoro”, sperando però che nessun nemico nei paraggi ci uccida.
Non sarà facile sopravvivere!
Le mostruose aberrazioni che si aggirano in Agony, ci daranno serissimi problemi. Non potendoci difendere con armi convenzionali (possiamo però utilizzare le torce per farci luce e aprirci passaggi), dovremo puntare tutto sulla furtività. Possiamo camminare lentamente, sgattaiolare di soppiatto oppure effettuare un breve scatto. Purtroppo la reattività dei nemici è davvero alta e in un batter d’occhio riusciranno a sentirci e/o a vederci anche dalle lunghe distanze. Abbiamo provato a rannicchiarci, trattenere il fiato, attraverso la pressione del tasto triangolo, ma siamo stati scoperti. I nascondigli non sono sempre vicini, gli ambienti di gioco sono troppo piccoli e claustrofobici e, l’unica indicazione che il nemico si sta avvicinando è data da una musica crescente che comunque non riesce a darci, almeno orientativamente, l’idea di dove il nemico possa essere.
Se un demone dovesse attaccarci, in genere con un paio di colpi saremo spediti dritti al creatore. Siamo già all’inferno, possiamo morire nuovamente? Ni, in quanto avremo un lasso di tempo entro il quale potremo trasmigrare il nostro essere in un altro corpo, magari anche in quello di un demone. Trascorsi però 10/15 secondi sopraggiungerà la morte vera e propria. La morte viene gestita attraverso una serie di checkpoint. Se un checkpoint dovesse essere utilizzato per più di tre volte, obbligatoriamente dovremo tornare al punto di controllo immediatamente precedente. Purtroppo, complici anche gli ambienti di gioco sempre uguali fra loro, perdersi non sarà così difficile. In nostro soccorso possiamo utilizzare il tasto L3 per generare un’emanazione che ci indichi la strada. Fatelo quanto più potete. Comunque sarà davvero complicato non avvertire, in alcuni momenti, una certa frustrazione che in aggiunta alla pesantezza complessiva di un gameplay già di per sé zoppicante, portano Agony ad essere un prodotto insufficiente.
Per portare a termine la trama, che vi lascerà con tanti interrogativi senza risposta o lasciati alla libera interpretazione, ci vogliono circa 7 ore. Ad aumentare la longevità ci pensa la modalità Agonia, che ci metterà alla prova attraverso un sistema procedurale di generazione casuale di stanze, all’interno delle quali dovremo sopravvivere il più a lungo possibile.
Vedo tutto nero!
Come se non bastasse, a peggiorare ulteriormente l’esperienza di gioco ci pensa un comparto tecnico ben lontano da quello mostratoci nei trailer dei passati mesi. A partire dagli ambienti di gioco, che se da un lato, almeno nelle prime fasi di gioco sorprendono per scelta artistica, dall’altro, dopo non molto, stancano il giocatore. Troppo lineari, uguali fra loro e bui, il che ha influito molto in termini di gameplay. Da un lato infatti, abbiamo avuto diverse difficoltà ad orientarci e dall’altro, non sono mancate situazioni nelle quali, scoperti dai nemici, non siamo riusciti a trovare uno spiraglio per darcela a gambe.
Ad aggravare le nostre frustrazioni ci sono una serie di bug che hanno visto il nostro malcapitato personaggio principale rimanere incastrato negli scenari di gioco, rendendoci impossibile il prosieguo e rendendoci facili prede per un bel pranzetto demoniaco. Anche quando l’esperienza non è afflitta da problemi tecnici o bug di vario tipo, muoversi nel mondo creato dagli sviluppatori polacchi è legnoso, difficile e in definitiva doloroso. Colonna Sonora? Non pervenuta!
Nel complesso Agony non è il titolo che si saremmo aspettati. Questo viaggio all’inferno merita di essere vissuto? Al momento no. Magari in futuro, attraverso aggiornamenti e patch correttive, l’esperienza di gioco, dovrebbe essere sensibilmente migliorata, ma fino ad allora, vi consigliamo di conservare i vostri soldini per altro.