Partisans 1941 è un’esperienza tattica in tempo reale ambientata in Russia, durante l’occupazione e l’avanzata tedesca del 1941. Si tratta di un gioco profondo e sfaccettato, realizzato da Daedalic Entertainment.
Versione testata: PC
Deadalic Entertainment è una software house altamente specializzata nella realizzazione di avventure grafiche di grande spessore e profondità. Avventure come Deponia, Silence o i titoli della serie The Dark Eye hanno consacrato lo studio di Amburgo nell’Olimpo degli sviluppatori di avventure grafiche moderne. Sono però ormai diversi anni che la SH tedesca sta cercando di espandere il proprio campo d’azione, sviluppando giochi con un gameplay articolato, senza per questo perdere di vista l’aspetto narrativo, la profondità del messaggio e il fascino delle ambientazioni.
Anno 1941, Fronte Orientale
Partisans 1941 si inserisce esattamente in questo tipo di contesto, dato che si tratta di un gioco tattico in tempo reale, che ricostruisce le vicende di un gruppo di partigiani russi nel 1941, durante l’occupazione tedesca e l’avanzata dell’Operazione Barbarossa. Il gioco non si propone unicamente di presentare una serie di scenari di guerriglia, in cui compiere audaci atti di sabotaggio ai danni delle truppe tedesche; ma si impegna a rappresentare, in maniera cruda e realistica, la brutale realtà dell’occupazione nazista e le sofferenze della popolazione oppressa.
Come sempre nei giochi di Daedalic, i protagonisti non sono semplici soldati, di cui definire l’armamento e le abilità, ma sono personaggi sfaccettati, con una storia, un carattere e una personalità.
L’identità dei personaggi è comunque definita anche dalle loro peculiari abilità. Il capitano Zorin, ad esempio, è l’esperto di combattimenti corpo a corpo e uccisioni furtive: può imparare a usare le pistole, ma di base la sua abilità principale consiste nel nascondersi e sorprendere i soldati nemici, per poi ucciderli e occultare i cadaveri dove non possono essere visti. Il quattordicenne Sanek, oltre ad essere armato di una doppietta, può “camuffarsi” e passeggiare sotto il naso dei nemici o intrattenere con loro una conversazione per distrarli mentre i suoi compagni strisciano inosservati. Imparare a conoscere e sfruttare le abilità e le particolarità di ciascun combattente è una delle chiavi per il successo in Partisans 1941. E questo aspetto si inserisce nella più generale cura per i dettagli che sembra trasudare da ogni elemento di questo gioco. Andando avanti faremo la conoscenza di nuovi personaggi, ognuno con il suo specifico albero di abilità da costruire e da sfruttare con sagacia.
Guerriglia e sabotaggio
Il gameplay di Partisans si articola principalmente in una serie di missioni i cui obiettivi variano dal salvataggio di civili dalle grinfie delle SS naziste al sabotaggio di magazzini di scorte, veicoli e persino la distruzione di ponti e infrastrutture per sabotare e rallentare l’avanzata tedesca in territorio sovietico. La nostra squadra è composta da combattenti di fortuna, male armati ed equipaggiati, che si trovano a fronteggiare avversari in netta e schiacciante superiorità. Dalla semplice “Polizei”, composta da collaborazionisti russi che vessano i cittadini per codardia o avidità, alle ben più temibili truppe regolari della Wehrmacht o delle SS, addestrate ed equipaggiate come autentiche macchine di morte.
Partisans 1941 ha una struttura che fa pensare vagamente a Commandos: Beyond Enemy Lines o al più recente Desperados III, ma possiede un’identità e un’anima fortemente definite, sia a livello di gameplay che nella rappresentazione dei personaggi e dello scenario. Anche la sua curva di difficoltà è lievemente più indulgente, consentendo al giocatore di decidere tra diversi approcci e di fare qualche errore ogni tanto, laddove i titoli citati sembrano ammettere un unico percorso “giusto” per conseguire gli obiettivi: percorso al quale il giocatore deve ineluttabilmente adeguarsi con un approccio trial & error.
Partisans 1941, invece, offre una gran varietà di sfumature e approcci per fare le cose. Possiamo limitarci a distrarre le guardie con il lancio di una pietra o con una bottiglia d’acqua fresca per distoglierle dai loro percorsi di pattuglia; ma possiamo anche organizzare imboscate complesse, con trappole esplosive a filo o sfruttando elementi di scenario, come un montacarichi sospeso che può esser fatto crollare addosso ai nemici quando questi ci passano sotto. A tal fine risulta estremamente utile ragionare strategicamente, padroneggiando le abilità dei singoli personaggi e scegliendo, di volta in volta, gli elementi giusti da mandare in missione.
Anche il piombo vuole la sua parte
Anche se largamente raccomandato, nemmeno l’approccio furtivo è assolutamente imprescindibile. Se non dove è chiaramente specificato che la furtività è funzionale al raggiungimento dell’obiettivo, essere scoperti non metterà fine alla partita, obbligandoci a ricaricare l’ultimo salvataggio; per contro la cosa darà luogo ad un intrigante scontro a fuoco con pausa tattica (o meglio “moviola tattica”) il cui esito dipenderà fortemente da quanto ci siamo preparati “strategicamente”.
Da un lato, infatti, è fondamentale la gestione dell’inventario per assicurarci che ogni partigiano sia equipaggiato con l’arma che gli è più congeniale e che le munizioni non vengano a mancare. Dall’altro i nostri combattenti improvvisati si trovano a fronteggiare nemici meglio armati e con un addestramento specifico al combattimento, per cui uno scontro a fuoco frontale e poco organizzato condurrà quasi sempre alla disfatta.
Tuttavia, le sorti possono essere rovesciate preparando opportunamente il terreno. Ad esempio, sfoltendo i ranghi nemici con opportune uccisioni furtive prima dell’inevitabile scontro a fuoco; oppure creando fronti multipli di combattimento per fiancheggiare i nemici durante la sparatoria. Accorgimenti che porteranno i nostri combattenti improvvisati a realizzare dei piccoli miracoli.
Cartoline dal fronte
Quello che colpisce in Partisans 1941, anche nel confronto con altri titoli più o meno simili, è la maniacale cura e attenzione per i dettagli. Nel progettare le nostre strategie per arrivare all’obiettivo ci verranno forniti moltissimi elementi di cui tenere conto e sui quali ragionare in maniera “realistica”: se un elemento della nostra squadra poco addestrato alle uccisioni furtive tenta di assassinare un nemico con un coltello, questo opporrà resistenza, creando una colluttazione rumorosa che potrebbe attirare gli altri. Parimenti, anche un nemico colpito mortalmente a distanza da un esperto lanciatore di coltelli produrrà un tonfo sordo nel cadere a terra – e anche questo potrebbe essere un problema.
I soldati nemici reagiscono in maniera molto realistica e dettagliata agli stimoli visivi e uditivi che gli arriveranno: invadere il loro cono di vista provocherà una reazione (anche se non immediata, così che abbiamo modo di correggere degli errori se ce ne accorgiamo in tempo); ma anche camminare nascosti in mezzo ai cespugli in un punto dal quale possono sentire il fruscio delle foglie ne attirerà l’attenzione, stimolando una ricerca.
Numerosi oggetti possono essere usati per creare dei diversivi: lancio di pietre, bottiglie abbandonate che indurranno un soldato a deviare dal suo percorso di pattuglia per andarle a raccogliere o anche rumori forti creati ad hoc, come tonfi o esplosioni. In ogni caso, pur essendo meno punitivo rispetto a giochi come Commandos, Partisans 1941 richiederà un’accurata analisi del territorio, dei percorsi di ronda delle guardie e delle loro “abitudini” prima di agire. Questo ci porterà a dover prendere sempre in considerazione la possibilità di uno scontro a fuoco o, nel peggiore dei casi, di ricaricare dall’ultimo salvataggio. La progressione “per tentativi ed errori” rimarrà la nostra migliore amica, come in molti giochi di questo genere.
Nascondersi di giorno, colpire di notte
Partisans 1941 non è solo tattica in tempo reale. Tra una missione e l’altra ci ritroveremo catapultati in un rifugio tra i boschi, la “base” dei nostri partigiani da cui vengono organizzati e pianificati gli attacchi contro la macchina d’invasione tedesca.
In queste sezioni di intermezzo ci ritroveremo a seguire una meccanica prettamente “gestionale” in cui dobbiamo organizzare il nostro campo, procacciare il cibo, curare i feriti e pianificare le operazioni. In questa fase si riesce ad apprezzare anche una componente di continuità tra le missioni: infatti i “rottami” raccolti durante le missioni (e gelosamente conservati nell’inventario, al costo di preziosi spazi) possono essere convertiti in risorse; le armi trafugate ai nazisti, insieme alle relative munizioni, possono essere immagazzinate in un inventario generale e riutilizzate nelle missioni successive. In tal modo il nostro gruppo di combattenti improvvisati, inizialmente quasi del tutto disarmati, diventerà una squadra sempre più efficiente e letale in combattimento e in azione.
Sopravvivere oggi per combattere domani
Oltre a distribuire i punti abilità conseguenti all’avanzamento di livello per ciascun combattente, nella sezione relativa al campo dovremo preoccuparci di procurare il cibo ai nostri soldati; di fare propaganda antifascista per alzare il morale dei nostri uomini e attirare nuovi potenziali combattenti; di costruire, anche con materiali improvvisati, attrezzi da combattimento come granate, trappole a filo e altri oggetti utili. Su un’apposita mappa verranno visualizzati gli “incarichi” (come andare in cerca di cibo o costruire strutture all’interno del campo, ad esempio la tenda per curare i feriti). Ogni attività richiede l’attenzione di uno o più partigiani e comporta una spesa o un guadagno di “risorse” che possono consistere in cibo, materiali o altre scorte.
Anche se decisamente sfaccettata e dettagliata, questa sezione non è invadente e fa semplicemente da “intermezzo” tra una missione e l’altra. Le missioni principali vengono proposte con delle scadenze temporali fisse (il Terzo Reich non aspetta!!!) e quindi possiamo solo cercare di gestire al meglio il tempo tra un’operazione e l’altra, per arrivare il più preparati possibile al fatidico “Giorno della Missione”. Le missioni principali, per contro, sono anche un’ottima occasione per accaparrarsi risorse (armi, materiali, cibo o medicinali) sottraendole all’odiata, ma ben rifornita ed equipaggiata macchina da guerra nemica. Questo ci stimolerà a non completare la missione “al minimo”, ma ad esplorare i dintorni e cercare di uccidere tutti i nemici per massimizzare il “bottino”.
Cura nel dettaglio ed estetica convincente
Anche sotto il profilo tecnico il gioco è estremamente curato. La grafica permette un’accurata visualizzazione degli scenari, anche con un discreto livello di dettaglio (apprezzabile attraverso lo zoom) delle case, dei campi, delle uniformi e dell’armamento dei soldati, dei veicoli e di tutto quanto è utile a ricreare, nella mente del giocatore/spettatore il tragico ma incisivo scenario che fa da sfondo alla vicenda.
Le musiche sono malinconiche e toccanti, trasmettendo le sensazioni di disperazione, ma anche di coraggio e determinazione che animano i nostri eroi. E gli effetti sonori sono incisivi ed evocativi, specialmente il parlato, che è stato mantenuto nelle lingue originali (russo e tedesco), lasciando ai sottotitoli il compito di rendere il gioco fruibile in inglese e altre lingue. Il tutto a vantaggio di realismo e immedesimazione. Il gioco può vantare ben tre livelli di difficoltà e una durata che ammonta a un congruo numero di ore, specie considerando che le missioni sono articolate e non semplicissime da padroneggiare, anche al livello di difficoltà minimo.
Ogni guerra ha le sue vittime
Partisans 1941 è tutto rose e fiori, dunque? Sfortunatamente no. Al di là del fatto che il suo elevato livello di difficoltà può costituire un’arma a doppio taglio, perché ne limita la fruizione ai soli giocatori che avranno la pazienza di entrare nelle sue complesse dinamiche, c’è anche qualche problemino strutturale. Non sempre il gioco è chiarissimo nel comunicarci cosa vuole e spesso trae in inganno nel valutare il giusto corso d’azione che può condurre all’obiettivo.
Se usiamo il realismo e il ragionamento possiamo essere portati a trarre conclusioni errate sul valore di una copertura o sull’effettivo impatto che avrà un’azione rumorosa. Arriveranno solo le due guardie più vicine o allerteremo tutta la Terza Divisione Totenkopf? Il raggio dell’esplosione di un barile sarà sufficiente ad uccidere tutte le guardie che vi stazionano intorno, o qualcuno sopravvivrà per spararci e dare l’allarme?
Quest’incertezza può essere solo “dissolta caso per caso” andando per tentativi ed errori e divenendo esperti delle specifiche situazioni. Ma la cosa non giova a quel tipo di pianificazione che, in un gioco di questo tipo, può regalare immense soddisfazioni se porta al risultato corretto al primo colpo.
Smagliature progettuali
Anche la reattività degli oggetti non è sempre al passo di quello che l’azione in tempo reale richiederebbe. Le porte di un fienile potrebbero non aprirsi in tempo (o aprirsi e richiudersi a causa di un bug nell’input/output), il che ci impedirà di sgusciare dentro con il cadavere che stiamo portando a spalla prima che una guardia ci veda. Una trappola meccanica potrebbe scattare in ritardo e mancare il soldato al quale avevamo teso l’imboscata, perché intanto il bersaglio ha fatto in tempo a spostarsi.
E in molte missioni il successo dipende da “oggetti chiave” (esplosivi, veleno, chiavi etc.) che devono essere reperiti da qualche parte nello scenario senza che abbiamo il minimo indizio su dove si trovino: potrebbero essere addosso ad una guardia o nascosti in un baule all’interno di una casa. Ancora una volta, se non si conosce a menadito il livello si può solo brancolare nel buio, setacciando tutto palmo a palmo finché non si rinviene quello che si cerca. Per alcuni questo costituisce un esaltante “senso di scoperta”, ma senza dubbio rallenta molto lo svolgimento delle missioni e non sempre in nome del divertimento.
Peccati veniali ma non capitali
Nessuno di questi problemi è veramente capitale e anzi possono contribuire ad acuire il senso di sfida per il giocatore appassionato di tattica e strategia, che cercherà di calarsi anche nelle “meta-logiche” del gioco (per aggirarne i problemi) oltre che nelle sue logiche. Tuttavia, nei giocatori meno navigati, ma comunque desiderosi di apprezzare la storia del gioco e le sue fascinose ambientazioni, questo potrebbe generare un senso di smarrimento e di frustrazione, potenzialmente spingendoli anche ad abbandonare.
Ripeto, nulla di gravissimo: ma mina un po’ quella sensazione di “perfezione” che Partisans 1941 sembra comunicare nelle prime battute del gioco. Si tratta comunque di un ottimo prodotto, adatto al palato sia di coloro che vogliono un bel gioco di tattica in tempo reale, sia di quelli che vogliono immergersi in una vicenda profonda, ambientata in uno scenario storico dipinto con struggente profondità e maestria.
Commento Finale
Partisans 1941 è un gioco estremamente ben congegnato e strutturato, con una grande cura per il dettaglio in tutte le sue parti: grafica, gameplay, ambientazione. Può vantare storia e personaggi profondi, una ricostruzione vivida del delicato scenario rappresentato e missioni complesse e articolate, ma anche appaganti da completare.
Le sue pecche sono una scarsa chiarezza nel definire l’impatto delle azioni (che in un gioco basato sulla pianificazione è fondamentale) e alcuni lievi difetti di implementazione, che possono dar vita a situazioni potenzialmente frustranti. Inoltre si tratta di un gioco di una certa complessità, sul quale è necessario investire un po’ di tempo per vincerne la curva di difficoltà e riuscire ad apprezzarne al massimo i contenuti.
Non proprio per tutti, ma decisamente un buon investimento di tempo e denaro per chi è appassionato di giochi tattici in tempo reale. E anche per chi cerca una vicenda ed un’ambientazione ben caratterizzate, alle spalle di una solida struttura di gioco.