Un titolo un po’ action, un po’ horror, un po’ thriller!
Lo studio indipendente berlinese Phantom 8 Studios ha finalmente fatto il suo debutto sulla scena videoludica con Past Cure. Il titolo, presentato circa due anni orsono, aveva sin da subito colto l’attenzione degli addetti ai lavori. Un thriller psicologico/paranormale in terza persona, con un personaggio tormentato da strane visioni. Il suo nome, Ian. La produzione aveva tutte le basi per far bene. Gli sviluppatori tedeschi hanno ben pensato di fare le cose in grande, osando forse un po’ troppo.
Il risultato? Un grande calderone pieno zeppo di elementi, così diversi fra loro da non avere quasi nulla in comune ma che al contempo riescono ad incuriosire il giocatore. Fra scazzottate, sparatorie, horror, paranormale, Stealth e chi più ne ha più ne metta, Past Cure manca di un’identità propria. Parte bene, in maniera davvero accattivante e frenetica, ma finisce per perdersi lungo la strada, concludendosi attraverso un finale che lascia dietro di se tanti rimpianti.
Enter the Matrix
Il nostro protagonista si risveglia di soprassalto in un luogo ignoto. Una villa, ormai in rovina. Dopo essersi domandato dove si trovasse, il buon Ian inizia ad esplorare le stanze della magione. Una luce rossa ci fa capire che non siamo soli; degli strani manichini umanoidi di porcellana ci stanno alle costole, ma Ian è un ex soldato e sa il fatto suo. Armato di pistola, casualmente trovata in una delle stanze della villa, pallottola dopo pallottola, ritroverà la strada per la realtà. Era un incubo e non era la prima volta che accadeva. Risvegliatosi nuovamente, stavolta in una dimora degna del migliore John Wick, Ian farà ben presto i conti con cosa gli è accaduto veramente.
È stato rapito. Per ben tre anni è stato ostaggio in Siria e misteriosamente si è risvegliato in Inghilterra. Cosa sarà successo? L’unica risposta che abbiamo è che Ian è cambiato profondamente, la sua sanità mentale, i suoi pensieri, la sua vita non sono più le stesse. Inoltre, Ian si ritrova in possesso di strani poteri magici attraverso cui può controllare il tempo (una strizzatina d’occhio a Quantum Break) e può proiettare se stesso fuori dal proprio corpo. Il prezzo da pagare per queste capacità soprannaturali? Come anticipato, la sanità mentale di Ian è ormai distorta, al punto tale da impedirgli sonni tranquilli e obbligandolo ad ingerire una particolare pillola blu che evita il raggiungimento di uno stato di follia.
La verità deve venire a galla. Ian grazie al suo fidato fratello Markus, decide di indagare su cosa gli sia successo 3 anni prima. Fra incubi ricorrenti e una forsennata ricerca della verità, Ian e Markus riusciranno a rintracciare un gruppo criminale che vende le pillole blu da cui Ian è ormai dipendente. Un plot narrativo che inizialmente riesce anche ad essere interessante, spingendoci in una ricerca che in definitiva si rivelerà essere fine a se stessa e nella quale, tutti gli interrogativi, riceveranno sì una risposta, ma mai pienamente convincente.
Un gameplay stantio
Past Cure purtroppo è il classico gioco, tutto fumo e niente arrosto. La nostra avventura verrà scandita da una successione di eventi per lo più tediosa, disconnessi fra loro e incapaci di arrivare ad una conclusione almeno accettabile. Fosse soltanto per il plot narrativo, potremmo anche chiudere un occhio, ma dal punto di vista del gameplay, non ci siamo affatto. Le sezioni di Shooting ricordano i titoli di 10 anni fa, con un sistema di mira e di precisione a dir poco imbarazzanti e lacunose. Quelle di infiltrazione, se così le vogliamo chiamare, sembrano essere state piazzate li senza un briciolo di criterio logico. Il tutto si limita ad evitare di far rumore e a qualche occasionale uccisione furtiva. Anche i poteri non vengono gestiti adeguatamente, non riuscendo ad offrire al giocatore quel senso di appagamento che ci saremmo aspettati. Trova il pulsante, disattiva la videosorveglianza in modo tale da non essere individuati, raccogli oggetti, a questo si riducono le nostre abilità.
Inoltre manca la possibilità di sfruttare le coperture, potremo infatti soltanto abbassarci. In un gioco del 2018, non ci si può riparare? Ebbene sì, ma paradossalmente è quasi un bene che sia stata fatta questa scelta. La potremmo considerare quasi “saggia” data la scarsa Intelligenza Artificiale. L’IA avversaria è talmente pessima che a tratti ci ha fatto pensare che non fosse il nostro protagonista ad essere fuori di testa, ma che piuttosto lo fossero i nemici che cercavano di fermarci con azioni incomprensibili. Ad esempio, c’è stato un momento in cui eravamo accerchiati, nessuna via di fuga, il Game Over era ormai prossimo. Cosa succede? Perché i nemici arretrano e vanno via? Ecco, un no sense clamoroso che ci ha permesso di recuperare un po’ di salute e tornare in azione. C’è da dire che la situazione migliora, ma soltanto in prossimità dei titoli di coda. Infatti, l’epilogo finale, mette insieme quello che Past Cure doveva essere. Purtroppo arriva troppo tardi quando la situazione era ormai irrimediabile.
Tecnicamente da rivedere
Pur potendo contare sull’Unreal Engine, Past Cure pecca tantissimo anche dal punto di vista tecnico. Graficamente alterna sezioni più o meno carine a vedersi ad altre invece palesemente riciclate e anonime. Segno della scarsa ispirazione artistica del team tedesco. Le animazioni, non convincono, con espressioni piatte e risalenti almeno ad un decennio fa. Male anche il framerate, con frequenti rallentamenti che inficiano negativamente sull’esperienza di gioco.
Per concludere, vi segnaliamo che il gioco è sottotitolato in italiano ed anche qui ci sono dei problemi. Infatti è capitato che alcune battute non venissero tradotte, rimanendo in lingua anglosassone, o addirittura interi spezzoni scomparivano dallo schermo. Un elemento che si salva c’è, la colonna sonora, non eccezionale sia chiaro, ma che risulta orecchiabile grazie anche alla partecipazione del gruppo elettronico belga Seiren.
- - Una buona premessa narrativa...
- - Atmosfera ispirata
- - Buona colonna sonora
- -...che però si perde
- - Tecnicamente arretrato
- - Tante idee non sfruttate