C’era una volta, tanti anni fa, ben prima dell’avvento dei soulslike, una software house giapponese di nicchia, nota per due serie: King’s Field ed Armored Core. From Software non era esattamente, a quel tempo, nel pantheon dei maggiori sviluppatori videoludici del panorama mondiale. Entrambe le loro due serie si rivolgevano ad un pubblico di strenui appassionati, accomunate da alcune caratteristiche concettualmente simili: gameplay piuttosto acerbi benché con idee teoricamente brillanti, ed una curva di difficoltà decisamente severa. La storia di come King’s Field abbia ispirato e dato origine a Demon’s Souls, è cosa oggi piuttosto nota. Parimenti celebre è l’ascesa alla ribalta della piccola grande software house, capace di lasciare un segno ed un’influenza nell’industria e nel pubblico grazie a capolavori immortali come Dark Souls, Bloodborne, Sekiro ed Elden Ring. Ma un’altra serie era nel cuore della software house, che coltivava il sogno di un suo grande ritorno a distanza di oltre dieci anni dal precedente capitolo. Con queste premesse, vi parliamo oggi di Armored Core VI: Fires of Rubicon.
Diretto da Masaru Yamamura, il nuovo capitolo si pone il difficile obiettivo di riportare in auge una serie da sempre appannaggio di un piccolo pugno di appassionati e di elevarla, se possibile, verso nuovi orizzonti. Un traguardo estremamente complesso da raggiungere, complice un appeal, quello dei mecha, non più così diffuso oggi nel panorama occidentale. Ma c’è un dubbio che fin da subito ci è possibile fugare: From Software l’ha fatto di nuovo.
Edito da Bandai Namco, Armored Core VI: Fires of Rubicon è disponibile dal 25 Agosto per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One ed Xbox Series.
Versione testata: PC
Dalle ceneri al metallo
Rubicon 3 è un pianeta estremamente importante. Lì, l’umanità ha scoperto una fonte di energia, denominata Coral, dal potenziale straordinario. Grazie ad essa, il progresso tecnologico è incrementato drasticamente, facilitando l’avanzamento dell’umanità nell’intera galassia. Una risorsa tanto inestimabile quanto, sfortunatamente, volatile. A causa di un disastro naturale, il Coral del pianeta ha preso fuoco provocando non solo la perdita della stessa preziosa materia prima, ma anche e soprattutto un’ecatombe senza precedenti. Mezzo secolo dopo gli incendi passati alla storia come “I Bagliori di Ibis”, l’umanità torna sul morente Rubicon 3 a causa di una improvvisa ricomparsa del Coral. L’umano potenziato C4-621, mercenario con nome in codice “Raven”, si troverà al centro della lotta per il controllo della risorsa, tra corporazioni interplanetarie, gruppi di rivoluzionari e cellule terroristiche.
L’impianto narrativo di Fires of Rubicon parte da una basilare premessa di avidità umana per esplorare tematiche care alla fantascienza, quali l’ecologismo ed il transumanesimo sullo sfondo delle estreme conseguenze della logica capitalista. Una trama piacevole che si lascia seguire, a patto tuttavia di accettare lo storytelling sposato da From Software. Al di là di una lore tradizionalmente raccontata da stralci di descrizioni, la storia di Armored Core VI vive perlopiù di dialoghi recitati nel bel mezzo dell’azione o nel garage (il vostro hub dal quale accedere a missioni e modifiche) da comprimari senza volto. Una scelta probabilmente fin troppo asettica per alcuni giocatori che, complice anche l’assenza di un doppiaggio italiano, rischia di non fare una gran presa.
Diversamente dal comparto narrativo, la presentazione generale fa tesoro di ogni lezione appresa dal team giapponese nel corso degli anni. A partire dalla colonna sonora, ispirata ed evocativa, passando per la direzione artistica, ossequiosa della tradizione della serie ma al contempo aperta agli influssi più recenti, Armored Core VI fa sfoggio di sé con maestria ed eleganza. Un risultato ottenuto anche grazie ad un comparto grafico che, seppur non particolarmente avveniristico (anzi, a dirla tutta anche piuttosto essenziale in alcune ambientazioni), appare nondimeno costantemente suggestivo. Gran parte del merito è dovuto al tripudio di effettistica e particellari che illuminano letteralmente gli scontri, specie contro gli incredibili boss del titolo.
Tutto sarebbe perfettamente vano, tuttavia, senza un adeguato controllo del motore grafico. E fortunatamente, Armored Core VI non delude. Nello specifico della versione da noi testata, le performance su PC sono semplicemente eccezionali. Non solo grazie ad una ottimizzazione capace di restituire solide prestazioni anche su configurazioni non high-end, ma anche per una scalabilità che può arrivare ai 120 fps (prima volta per un titolo From Software) ed al supporto per monitor ultra-wide. Altrettanto buone le performance su Steam Deck (seppur manchi ad oggi il “Verificato”), che permette di giocare a solidi 30 fps (anche di più, sacrificando la durata della batteria), ma che ospita altresì qualche problema sulla dimensione dei testi e sul riconoscimento degli input dei controller (per il momento bypassabile utilizzando i controlli di default scelti da From Software).
Requisiti Minimi | Requisiti Consigliati |
– Processore e Sistema Operativo 64 bit | – Processore e Sistema Operativo 64 bit |
– Windows 10 | – Windows 10/11 |
– Processore: Intel Core i7-4790K | Intel Core i5-8400 o AMD Ryzen 7 1800X | AMD Ryzen 5 2600 | – Processore: Intel Core i7-7700 | Intel Core i5-10400 o AMD Ryzen 7 2700X | AMD Ryzen 5 3600 |
– Memoria: 12 GB RAM | – Memoria: 12 GB RAM |
– Scheda Video: NVIDIA GeForce GTX 1650, 4 GB o AMD Radeon RX 480, 4 GB | – Scheda Video: NVIDIA GeForce GTX 1060, 6GB o AMD Radeon RX 590, 8GB o Intel Arc A750, 8GB |
– DirectX: Versione 12 | – DirectX: Versione 12 |
– Memoria: 60 GB di spazio disponibile | – Memoria: 60 GB di spazio disponibile |
– Scheda Audio: Windows Compatible Audio Device | – Scheda Audio: Windows Compatible Audio Device |
Pimp my mech
Armored Core VI, esattamente come i suoi predecessori, vive di due anime. Da un lato, l’azione sul campo, di cui vi parleremo più avanti. Dall’altro lato ed innanzitutto, in posizione propedeutica ad ogni battaglia: l’assemblaggio del proprio mech.
Tradizionalmente infatti, la serie mette nelle mani dei player grandi facoltà di personalizzazione del proprio robot. Non solo è da sempre possibile scegliere pezzi strutturali, ma anche le dotazioni offensive e difensive, nonché tutto ciò che riguarda la parte meramente estetica. Fires of Rubicon porta alle estreme conseguenze tutto questo. Anche perché, sia chiara una cosa: se alcuni elementi di Armored Core hanno influenzato la creazione di Demon’s Souls, preparatevi a dover studiare per creare il mech dei vostri sogni.
Lungi dal poter attingere liberamente dal numero gargantuesco di parti ed armi disponibili, Armored Core VI vi metterà costantemente davanti alla necessità di fare una scelta. Dal peso complessivo del mech, all’approvvigionamento energetico, dalla velocità di propulsione al tempo di cooldown di ciascuna arma, costruire un mech efficiente e reattivo in combattimento non sarà mai un’operazione scontata.
Volete creare un peso massimo capace di contare su armi potentissime? Beh, si può fare, ma preparatevi a sacrificare la mobilità optando per un cingolato per gli arti inferiori. Volete, viceversa, una soluzione estremamente veloce in grado di schivare qualsiasi attacco nemico? Molto bene, ma sappiate che inevitabilmente non potrete contare sulle armi più pesanti in vostro possesso. Son percorsi mentali oramai cari ai fan dei soulslike, ma che in Armored Core VI assumono una connotazione più pura e primordiale, fatta di molti più elementi da incastrare e, soprattutto, da una vivacità intrinseca nella sua stessa formula.
Non esiste infatti immobilismo in Fires of Rubicon: nessuna build è efficace per sempre e nessuna tattica è valida per tutte le stagioni. Come da tradizione per la serie, la sconfitta assume un ruolo didattico nel game design, spingendo il player a ripensare costantemente, in modo critico, le proprie convinzioni tornando in officina per un nuovo setup. Si innesta dunque un ciclo costante di continuo miglioramento, con la sostituzione dei pezzi oramai obsoleti in cambio di nuovi prodotti maggiormente performanti per un compito specifico. Un concept che incarna la tradizione più pura di Armored Core e che, al contempo, potrebbe risultare concettualmente anomala per chi, negli anni, si è abituato alla lezione dei soulslike (ovvero: se indovini una build valida e la sposi completamente, puoi affrontare tendenzialmente chiunque). Certo, anche in Fires of Rubicon è possibile scegliere alcune soluzioni più performanti di altre: ma il nostro suggerimento è evitare di rovinarsi l’esperienza e sbatterci un pochino la testa.
Cameriere, c’è del Sekiro nel mio ZOE
Ma bando alle ciance. Pensate dunque di aver creato il mech ideale? Congratulazioni! Adesso però è il momento di scendere in campo e vedere se è destinato ad una celere rottamazione.
Fires of Rubicon, fin dalle prime fasi, è piuttosto sincero con il giocatore: è necessario piegarsi alle regole del suo gameplay, non ci sono sconti. Con un’operazione in grado di preservare le caratteristiche fondamentali del combat system della serie, From Software ha infuso nella loro nuova creatura idee e concept che rimandano non solo alle atmosfere di Zone of the Enders ed alla velocità di Metal Gear Rising, ma anche e soprattutto al flow di Sekiro: Shadows Die Twice.
Il gameplay risulta dunque un sagace e frenetico mix tra le fonti di ispirazioni citate, capace di essere al tempo stesso estremamente rapido ed estremamente tecnico. La validità del vostro mech verrà costantemente messa a dura prova da nemici con punti di forza e debolezza specifici, contro cui potreste trovarvi seriamente in difficoltà se non avrete una piena padronanza delle vostre capacità offensive e difensive. Il combattimento omnidirezionale permette di dare vita a scontri spettacolari e senza limiti, passando dalla terra all’aria in frazioni di secondo. La chiave di volta da sfruttare costantemente nel corso degli scontri è una meccanica ereditata proprio da Sekiro. Come nel GOTY 2019, anche in Fires of Rubicon sarà indispensabile spezzare la resistenza dei nemici colmando un’apposita barra, che li renderà esposti ad attacchi particolarmente dannosi.
Si tratta di una meccanica che emerge in tutta la sua potenzialità negli scontri contro gli enormi ed implacabili boss del titolo. Proprio loro rappresentano il culmine dell’esperienza ludica, nonché il banco di prova definitivo per le vostre creazioni. Sono a tal punto temibili che riteniamo non pochi player potrebbero avere problemi a superare anche solo il primo capitolo del titolo. Come da tradizione From Software, infatti, i picchi di difficoltà improvvisi sono oramai qualcosa che ci aspettiamo, ma che in questo caso forse appaiono piuttosto ruvidi visto il gameplay integralista della produzione.
Tutto bellissimo dunque? A nostro avviso, si. L’avventura su Rubicon 3 è indubbiamente il miglior Armored Core mai concepito dalla software house giapponese, nonché uno dei migliori action game degli ultimi anni. Ma non possiamo nascondere alcune osservazioni.
Anzitutto, la struttura ludica conserva la suddivisione in missioni piuttosto concise, come nei precedenti capitoli. Se di per sé non sarebbe un problema (parliamo pur sempre di una longevità minima di 15/20 ore che può tranquillamente raddoppiarsi per fare ogni cosa), dall’altro lato può risultare una scelta anacronistica e che potrebbe essere oggetto di qualche ripensamento. Ovviamente non riteniamo che una formula open world sia adatta alla serie, ma potrebbe essere altresì più interessante offrire un maggior grado di esplorazione delle ambientazioni (come vi abbiam detto, fin troppo spoglie).
Lato gameplay, ci troviamo inoltre di fronte ad un atavico problema di questi titoli: la gestione della telecamera. Se già ogni action tradizionale deve scontare questo fastidio in fase di sviluppo, figuriamoci un titolo che sfrutta una velocità ragguardevole unita alla possibilità di un mobilità omnidirezionale a 360 gradi. Soprattutto durante alcune boss fight ci siamo ritrovati a “perdere” letteralmente il nemico, con un rischio esponenzialmente alto di lasciarci i bulloni. Il tutto è risolvibile con abitudine e buoni riflessi, ma è pur sempre uno sforzo extra richiesto ai giocatori, con alcuni di essi che potrebbero trovare sfiancanti determinate sezioni.
Commento finale
Armored Core VI: Fires of Rubicon è l’ennesimo, grande successo di From Software, capace di non sbagliare praticamente nulla da oltre 10 anni a questa parte. Un trionfo che sa di rivalsa per una serie storica, che eredita le lezioni intraprese dalla software house giapponese e le applica preservando tuttavia la sua forte matrice identitaria. Il risultato è non solo il miglior Armored Core di sempre, ma anche uno degli action game più frenetici e galvanizzanti del panorama videoludico, nonché un autentico paradiso per tutti gli amanti dei mecha. Sia chiaro: non si tratta di un titolo per tutti i palati, che potrebbero trovare a tratti ingestibile il ritmo degli scontri o i picchi di difficoltà dei boss. Ma per tutti gli altri, gioite: il 2023 verrà a lungo ricordato.