Non è più sabato pomeriggio
Sul calare degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 la Disney cercò di rilanciare alcune delle sue vecchie icone proponendo nuovi formati televisivi come Duck Tales, Darkwing Duck e Chip ‘n Dale: Rescue Rangers, serie conosciuta in Italia come Cip & Ciop Agenti Speciali.
Il blocco di programmazione in America era stato denominato The Disney Afternoon e per un breve periodo ebbe un incredibile successo presentando vecchi e nuovi personaggi in storie d’avventura ed azione la cui esistenza era però legata a doppio filo ai bassi costi di produzione richiesti e la potenziale vendita di giocattoli e gadget ai suoi giovanissimi spettatori.
Prodotti leggeri ed autoconclusivi, a metà degli anni ’90 il formato iniziò a perdere smalto e la Disney, pur provando a tenere il passo con le produzioni concorrenti, dovette cancellare alcune delle serie televisive minori nate sulla scia del successo di Duck Tales ma incapaci di raggiungere i margini di spettatori attesi dalla compagnia. Una di queste vittime fu proprio Cip & Ciop Agenti Speciali, serie cancellata dopo neppure due anni sui palinsesti televisivi pomeridiani.
Circa trent’anni più tardi il comico e regista Akiva Schaffer -conosciuto anche come membro dei The Lonely Island– propone, non un reboot del franchise, ma un ritorno che sembra voler essere una critica aperta al mondo dei prodotti del cinema blockbuster degli ultimi anni.
In Real Life
In un universo dove cartoni -disegnati a mano, in 3D o in qualsiasi altro genere- convivono con gli esseri umani, la pellicola apre mostrando i protagonisti Cip e Ciop come gli attori principali della serie Agenti Speciali, umanizzando i loro problemi lavorativi, e facendoli sfociare in una grave crisi che finirà per ledere la loro amicizia e ripercuotersi sul loro futuro.
Quest’aspetto narrativo potrà sembrare familiare ai fan del brillante BoJack Horseman -di cui la sua voce, Will Arnett, riappare nella lingua originale di questa pellicola-, ma la tematica della nostalgia viene costantemente bilanciata da quella della realtà grazie alla dualità dei personaggi.
Se trent’anni più tardi Cip riesce a venire a patti con i reali problemi del vivere -trovare un lavoro, una casa, stare coi piedi per terra- Ciop è invece talmente ossessionato dalle luci della ribalta che arriva a farsi un lifting in CGI pur di riabbracciare il successo di un tempo.
Alla richiesta d’aiuto e la scomparsa di un caro amico in comune, il duo si vede costretto ad accantonare i dissapori, affrontando assieme un’organizzazione criminale che rapisce star del mondo dei cartoni per girare versioni pirata di vecchi classici. La linearità degli eventi che porta alla colluttazione con il cattivo della storia, seppure semplice, non è mai particolarmente noiosa e risulta invece abbastanza interessante da tenere inchiodati anche chi dal film si aspettava solamente una puerile manovra di marketing.
La profonda tana degli scoiattoli
In Cip & Ciop Agenti Speciali la sceneggiatura sembra essere un sotterfugio per nascondere un dialogo molto più profondo e palese verso la situazione attuale del mondo del cinema ed anche dei suoi consumatori.
Il percorso per giungere alla verità che devono percorrere i due scoiattoli è cosparso sì di meta umorismo, camei bizzarri -come quello di Stan Marsh di South Park, Paul Rudd nelle vesti di se stesso che parla di un ipotetico Aunt-Man, o il grottesco Ugly Sonic-, ma punta sempre il dito verso alcune problematiche profonde e difficili da sradicare.
Il mondo dei continui cross over e rivisitazioni delle proprietà intellettuali per via d’accordi multimiliardari, il consumismo degli oggetti del marketing che per lo più diventano spazzatura, l’epopee senza fine di sequel e multiversi cinematici, la pirateria digitale, sono solo alcune delle moltissime critiche che Cip & Ciop Agenti Speciali porta candidamente sullo schermo.
Dall’acetato al digitale
L’argomento cardine del discorso filmico resta però quello dell’animazione, in tutte le sue salse. Akiva Schaffer vuole che lo spettatore si renda conto -o meglio, non ignori- la storia dei prodotti che tanto apprezziamo. Tra gli oltre 300 camei e segreti nascosti quasi in ogni frame del film, tutto l’amore verso il medium traspare fino a strabordare e raggiungere gli anfratti più oscuri dove giacciono scheletri che non dovrebbero essere dimenticati.
Fin dal logo iniziale con il castello Disney, Cip & Ciop Agenti Speciali non perde un fotogramma per prendersi beffe del caos di stili che permeano il panorama attuale della casa di Topolino. Seth Rogen presta il suo volto ad un orribile gnomo in CGI in una zona della città denominata Valle Perturbante, dove tutti i modelli 3D sembrano realistici ma sono sbagliati. I cartoni sono costretti ad avere obbligatoriamente sezioni di musical, ma Cip e Ciop eseguono volutamente una pessima performance rap.
La ricerca continua di rivalsa, critica dissacrante, e di rottura della costante nostalgica per trovare qualcosa non d’innovativo ma che renda omaggio al cinema d’intrattenimento facendoci ricordare i suoi passi falsi, -quando presente- è una ventata d’aria fresca.
In serie B
Pur non essendo un capolavoro, con una performance attoriale di KiKi Layne nei panni di Ellie -unico personaggio principale in carne ed ossa- poco credibile, e con un esigua durata rispetto agli standard delle produzioni degli ultimi vent’anni -solo 130 minuti-, Cip & Ciop Agenti Speciali sarebbe potuto ugualmente diventare una sleeper hit al botteghino, ma il suo approdare esclusivo su Disney+ potrebbe relegarlo erroneamente a semplice film cash grab e calderone di meme, ponendolo ingiustamente alla stregua di produzioni più che dimenticabili come Space Jam2 – New Legends.
In una piccola nota di parallelismo e orgoglio nazionale; Cip & Ciop Agenti Speciali è apparso molto simile come esperienza alla serie nostrana Boris, dove il fantastico mondo del cinema/serie tv viene spogliato di tutti i suoi crismi mostrandone il cinismo ma chiedendo in cambio allo spettatore una grassa risata.
Questi remake dei cartoni classici, soprattutto quelli che hanno segnato la nostra infanzia, sono sempre dei massacri, ma qui la cosa più traumatica è rendere Peter Pan cattivo e uomo di mezza età, questo è un oltraggio, per me che sono un eterno bambino è proprio incitamento al suicidio, hanno veramente superato il limite. Il grande Walt Disney ormai ha sfondato la tomba a furia di rivoltarsi
Io invece l’ho trovato geniale, anche tutta la storia del lifting in CG … 😀