Recensione Dark Void

darkvoid_thumbUn Jet Pack per rinnovare un intero genere

Oggi come oggi le produzioni videoludiche del genere sparatutto in terza persona hanno raggiunto l’ordine delle decine. Quando ci si trova in una situazione simile è facile per uno sviluppatore commettere l’errore di creare un gioco troppo simile, vuoi nelle meccaniche vuoi nello stile, a qualche altro titolo già esistente. Capcom con il suo nuovo lavoro realizzato dagli studi Airtight Games, “Dark Void”,  cerca di introdurre un po’ di originalità nel panorama oramai saturo dei TPS (Third Person Shooter) .

Anno 1938: in un prologo misterioso ambientato in un canyon assistiamo attivamente al collaudo di una sorta di jetpack, collaudo che termina a causa dell’intervento di alcuni dischi volanti pesantemente armati. L’azione sfuma a due settimane più tardi, quando il pilota Will Augustus viene assunto dalla guida Ava per trasportare un carico misterioso attraverso il triangolo delle bermuda. In questa situazione iniziale ci troveremo a impersonare Will, catapultato nella misteriosa dimensione Void. Qui Will incontrerà anche altri sopravvisutti umani e inizierà una battaglia contro la razza aliena dei Watchers e allo stesso tempo dovrà cercare di uscire da questa dimensione parallela tornando alla sua vita normale.



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