Tremate, i mimic son tornati.
Versione testata: PC
Prey di Arkane Studios è probabilmente uno dei titoli più sottovalutati degli ultimi anni. Non tanto dalla critica e dal pubblico che hanno saputo apprezzare l’ultima opera horror sci-fi dei padri della saga di Dishonored, quanto piuttosto dal mercato dove il titolo non è riuscito a sfondare come avrebbe voluto. Nonostante tutto, però, gli sviluppatori non si sono lasciati andare a logiche mercantilistiche “se non vende come dovrebbe, non ci lavoriamo” e con il primo DLC standalone, Prey: Mooncrash, ci hanno regalato un’altra perla che siamo sicuri verrà amata da tutti quanti hanno apprezzato il capitolo principale.
Prey: Mooncrash, disponibile sul PlayStation Store a 19,99 euro, racconta i fatti successivi alle vicende narrate in Prey. Ci troviamo su una base lunare della TranStar, le cui comunicazioni si sono improvvisamente interrotte senza alcuna spiegazione. Il nostro protagonista, Peter, viene inviato per scoprire cosa è accaduto e per farlo si servirà di un sistema di immersione virtuale in grado di ricreare le ultime ore di vita di cinque degli occupanti della base, ciascuno dotato di proprie peculiarità e debolezze ed in grado di influenzare il vostro gameplay. Naturalmente, la base TranStar è infestata da Mimic e Typhoon e tutte le altre amenità viste nel gioco principale – con qualche gustosa new entry. Raccogliere indizi, quindi, non è di certo cosa facile, soprattutto quando dopo le prime ore di gioco il numero dei nemici crescerà a dismisura, rendendovi praticamente impossibile continuare con le vostre esigue risorse iniziali.
Live. Die. Repeat. O meglio: Live. Die. Adapt. Escape!
Tuttavia, la vera particolarità del sistema di gioco realizzato da Arkane Studios (i cugini americani di stanza ad Austin, Texas ndr) è che in questa nuova avventura il “game over” rappresenta una parte essenziale dell’esperienza di gioco. Dopo il primo game over, il sistema di simulazione immersiva (non dimenticate che siamo in una simulazione TranStar) ci mostra una schermata riassuntiva delle nostre prestazioni permettendoci di riavviare la simulazione stessa, mantenendo esperienza e risorse raccolte durante la nostra avventura, ma consumando una parte dei crediti raccolti. Simulazione dopo simulazione, personaggio dopo personaggio, il nostro Peter si spingerà sempre più avanti alla scoperta dei segreti della base disabitata, in un mondo di gioco che, pur rimanendo inalterato nel level design, cambia continuamente dal punto di vista dei nemici da affrontare e delle situazioni proposte, lasciandovi sempre ben pochi punti di riferimento. Volendo trovare un riferimento cinematografico, pensate ad un Memento, con elementi alla Edge of Tomorrow, in una ambientazione futuristica simile a quella di Moon, meravigliosa opera prima di Duncan Jones (il figlio di David Bowie) che vi consigliamo di recuperare al più presto se non lo avete ancora fatto.
Dal punto di vista strettamente ludico, il DLC Mooncrash conserva inalterato il fascino da horror sci-fi di Prey: i jump scares sono all’ordine del giorno e sicuramente più di qualche volta vi troverete ad imprecare contro lo schermo per l’ennesimo scherzetto del mimic mimetizzato. Sopravvivere con le munizioni sempre al minimo, inoltre, non è impresa facile e ciò contribuisce ad aumentare lo stato ansiogeno che il gioco prova a trasmettervi. Mooncrash vi costringerà a tornare più volte sui vostri passi, per visitare aree non accessibili o per recuperare materiale ed in questo senso le ambientazioni non sono tra le più vaste. Tuttavia, proprio le dimensioni della mappa piuttosto ristrette sono funzionali all’economia di gioco che appunto vi richiede di imparare a memoria i vostri percorsi al fine di padroneggiare completamente il loop della simulazione. Alla fine la longevità si attesterà sulle 10/12 ore.
Dal punto di vista tecnico non c’è molto da dire, in quanto Prey: Mooncrash è identico al titolo originale da cui deriva, per cui vi rimandiamo alla nostra recensione per saperne di più. Tuttavia, qui ci limiteremo a rassicurarvi, cheil comparto grafico di Prey, datato 2017 e basato sul CryEngine, sta invecchiando piuttosto bene e nonostante non abbia mai fatto gridare al miracolo, resta decisamente piacevole nella sua semplicità.
Commento finale
Prey: Mooncrash è un gioco che molti publisher, ne siamo sicuri, avrebbero rivenduto come gioco standalone con qualche modifica qua e là e una modifica nel nome. Pur inserendosi nel mondo di gioco di Prey, infatti, mantiene una propria autonomia e dignità soprattutto dal punto di vista ludico, con la sua struttura a loop che anche dopo innumerevoli ripetizioni non riesce mai ad annoiarvi. Se pensate che ripetere all’infinito una mappa sia noioso vi consigliamo di provare davvero a giocare a Prey: Mooncrash, scoprirete un DLC per cui vale davvero la pena spendere i vostri soldi. Se poi siete rimasti attaccati alle vostre neuro mod, l’acquisto è praticamente obbligato.
- - Ambientazioni eccezionali per uno sci-fi
- - Buona longevità per un DLC
- - L'occasione giusta per tornare nel mondo di Prey
- - Tanto backtracking