Prendente un kg e mezzo di Dead Space, fatelo rosolare in pentola fino a doratura, solo a quel punto aggiungete tritato fino abbondante Dark Souls. Lasciate andare fino a bollore, a quel punto spegnete i fuochi ed assaggiate. Questa secondo i ragazzi di Massive Work Studio è la ricetta che dovrebbe dar vita a Dolmen, un Horror Sci-Fi RPG Souls-like.
Un ibrido che prende ispirazione da due produzioni iconiche nel mondo dei videogiochi, da una parte gli scenari e le atmosfere opprimenti ed angoscianti dello spazio profondo, dall’altra le meccaniche e la struttura dei titoli progettati da From Software.
Chiaramente quando si concepiscono produzioni di questo tipo, con una impronta d’ispirazione così marcata, si rischia veramente grosso. In caso di fallimento il clangore sarà ancor più amplificato, e uscirne trionfalmente è dura, proprio perché il livello che si cerca in un certo senso di emulare, è veramente alto.
Versione testata: Xbox Series X
Dolmen sarà l’ennesimo more of the same naufragato malauguratamente, oppure spiccherà per originalità e doti proprie? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Familiarità e prime impressioni
La buona notizia è che il titolo sviluppato da Massive Work Studio è stato localizzato, per lo meno nei sottotitoli, in italiano. La Brutta notizia è che in realtà c’è ben poco da leggere, e quel poco lascia il tempo che trova.
Si perché, la storia è gestita in totale assenza di dialoghi o cut scene, affidando a macchinari sparsi per le varie mappe, alcune malinconiche stringe di lore, che risultano come approccio veramente, smisuratamente old gen.
In pratica ci troviamo a dover fronteggiare un’ invasione aliena sul nostro pianeta, Revion Prime, cercando durante pericolose esplorazioni ,di reperire più Dolmen possibile, ovvero frammenti di un cristallo che rende possibile l’interazione tra i vari universi, risultando decisivo per le sorti dell’intera umanità.
Inizialmente dovremo creare il nostro personaggio tra varie classi, potendo scegliere tra approcci melee, ranged o più equilibrati. La familiarità con l’editor dei Souls è piuttosto evidente.
Anche la struttura del mondo e di alcuni suoi aspetti, ricalca fedelmente i codici di From Software. Avremo a disposizione un’astronave come hub centrale del gioco. Li potremo livellare all’interno di una cella di chiara ispirazione Dead Spaceiana. Potremo editare i colori del nostri equipaggiamenti nonché potenziare armi ed armature attraverso un elementare sistema di crafting.
Gameplay e dintorni
Sin da subito avremo attivo un sistema di teletrasporto, che funzionerà similmente ai falò dei Souls, per cui attraverso questi dispositivi potremo muoverci tra le varie mappe o tornare all’astronave, permettendo però a tutti i mostri presenti di respownare.
Nella nostra build abbiamo optato per un personaggio completo, dotato di scudo, ascia e pistola. L’ascia permetterà attacchi leggeri o pesanti, mentre lo scudo potrà parare i colpi, e persino riflettere i proiettili, o stordire il nemico, con un sistema di parry. Purtroppo, non ci è parso conveniente provare a parriare, subendo ingenti danni per ogni tentativo fallito.
Dovremo tenere d’occhio 3 barre in alto a sinistra: vita, stamina ed energia. Dando per scontato l’utilizzo delle prime due, la barra dell’energia verrà consumata dai colpi di arma da fuoco e dal regen della vita. Potremo poi ricaricarla di volta in volta raccogliendo delle barre di energia nelle varie mappe.
Al termine dell’esplorazione di ogni zona dovremo affrontare una boss fight. A riguardo c’è da dire che paradossalmente i Boss sono risultati meno ostici, ad esempio di alcune zone con gruppi di nemici standard. Imparati i pochi pattern disponibili, ci è sembrato fin troppo facile abbatterli.
Oltretutto, anche esteticamente e stilisticamente parlando, ci sono parsi piuttosto banali e poco ispirati.
Sicuramente il picco produttivo di Dolmen è il gameplay: anche se le animazioni sono piuttosto legnose, se sussistono compenetrazioni fastidiose soprattutto per i colpi ranged, il gioco tutto sommato diverte. La commistione tra combattimento corpo a corpo e a distanza, rende gli scontri dinamici e risolvibili attraverso strategie diverse.
Anche l’IA purtroppo non è risultata brillantissima, con mob che nel bel mezzo del combattimento, anche in posizione di vantaggio, se ne scappavano via, come calamitati da rotaie immaginarie, tornando al loro punto di respawn, o altre amenità del genere.
Tecnicamente parlando…
Graficamente il titolo risulta piuttosto attempato. Su Xbox Series X, piattaforma dove lo abbiamo giocato, è possibile scegliere tra le modalità prestazioni e qualità, ma anche selezionando la seconda Dolmen non fa miracoli. Il livello qualitativo di texture, particellari, illuminazione è piuttosto basso. L’avremmo potuto digerire senza grossi patemi, a patto di ricevere in cambio un comparto artistico di livello, ma purtroppo anche lì non riesce a spiccare, ed anzi si perde nei meandri delle produzioni mediocri.
Come già accennato abbiamo assistito ad alcune compenetrazione degli oggetti in gioco, il che ha comportato sempre svantaggi a nostro carico, essendo sicuri di aver trovato riparo, mentre i colpi nemici passavano attraverso.
Veramente anacronistico lo strumento per colorare le varie parti dell’armatura, farlo ci ha rimandato a giochi di almeno una decina di anni fa. Particolare di pochissimo conto, ma pur sempre presente e poco apprezzabile.
Un’altra cosa che ci ha poco convinto è la gestione dell’illuminazione in game. Come detto abbiamo provato il gioco su Xbox Series X in combinazione con un OLED Lg da 55″. Sia attivando che disattivando l’HDR, avevamo delle zone imperscrutabilmente buie, all’interno delle quali non era proprio possibile distinguere i dettagli dell’ambientazione.
Commento Finale
Dolmen è l’ennesima schietta certificazione, di quanto in realtà sia eccelso e difficilmente pareggiabile, il lavoro svolto dal team di From Software. Cercare di emulare la struttura ed il gameplay dei vari Dark Souls, può facilmente portare alla produzione di titoli sbilanciati, frustranti e tutt’altro che stimolanti. Purtroppo il titolo sviluppato da Massive Work Studio cade rovinosamente in questo trappolone, uscendone con le ossa rotte. Ad un gameplay tutto sommato discreto, ma non privo di difetti anche gravi, risponde una vena artistica sostanzialmente non pervenuta. Per un gioco che sembra già vecchio sotto certi aspetti, e che non offre spunti rilevanti ai fini dell’acquisto, tra l’altro nemmeno economico visti i circa 40€ necessari.
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