Recensione DreadOut Remastered Collection, una riproposizione horror tra luci e ombre

Quando si parla di survival horror indie, DreadOut è un titolo che ha saputo distinguersi per la sua atmosfera unica e per il legame con il folklore indonesiano, un tema raramente esplorato nel panorama videoludico. Con la DreadOut Remastered Collection, Digital Happiness tenta di riportare sotto i riflettori due giochi che hanno lasciato un segno nella scena asiatica: il primo capitolo della saga (originariamente pubblicato nel 2014) e la sua espansione standalone Keepers of the Dark (2016).

Il progetto di remastered punta a modernizzare l’esperienza, offrendo migliorie grafiche, tecniche e di gameplay, pur mantenendo intatta l’identità originale. Tuttavia, l’operazione riesce solo in parte. Mentre alcune scelte rendono il titolo più accessibile ai nuovi giocatori, altre evidenziano i limiti di un gioco nato anni fa con risorse limitate.


Versione testata: PlayStation 5


Trama: Linda Meilinda e il mistero del soprannaturale

Al centro della storia troviamo Linda Meilinda, una studentessa liceale che scopre di possedere la capacità di percepire e combattere gli spiriti maligni. La sua arma? Uno smartphone, che utilizza per fotografare e sconfiggere i fantasmi che infestano il mondo intorno a lei.

La trama principale si sviluppa in una scuola abbandonata, un setting che riesce a catturare perfettamente l’atmosfera di isolamento e paura. Gli eventi sovrannaturali si intensificano man mano che Linda esplora le aule e i corridoi oscuri, rivelando segreti inquietanti legati al passato dell’istituto.

L’espansione standalone Keepers of the Dark sposta l’azione in un regno alternativo, dove ogni stanza rappresenta un incubo a sé stante. Ogni area è popolata da spiriti unici, ciascuno ispirato a leggende della tradizione indonesiana. Sebbene questo contenuto aggiuntivo aggiunga varietà all’esperienza, soffre di una certa frammentarietà, con obiettivi che finiscono per sembrare poco connessi al resto della narrazione.

Un punto forte del titolo è il suo legame con il folklore indonesiano, che riesce a rendere l’esperienza intrigante e diversa dai soliti horror. Tuttavia, alcune scelte narrative avrebbero potuto essere meglio approfondite, lasciando talvolta il giocatore con la sensazione che certi dettagli chiave siano stati trascurati.

Gameplay: tra idee brillanti e limiti evidenti

Il gameplay di DreadOut Remastered Collection si rifà ai classici del survival horror, combinando esplorazione, enigmi e combattimenti con i fantasmi. L’utilizzo dello smartphone come strumento principale è un’idea interessante, ma non priva di difetti. Sebbene i controlli siano stati leggermente migliorati rispetto agli originali, risultano ancora macchinosi, soprattutto nei momenti più frenetici.

Un aspetto che aggiunge tensione al gameplay è la gestione delle risorse: Linda è vulnerabile e spesso deve scegliere se affrontare direttamente i fantasmi o cercare di evitarli. In Keepers of the Dark, questa dinamica viene arricchita dall’introduzione di boss fight uniche, che però soffrono di una difficoltà a volte mal calibrata.

Le missioni secondarie, pensate per offrire maggiore varietà, mancano di profondità e finiscono per sembrare un riempitivo piuttosto che un elemento significativo dell’esperienza.

Grafica e Atmosfera: l’horror prende forma

Dal punto di vista tecnico, la remaster apporta migliorie evidenti, soprattutto per quanto riguarda texture e illuminazione. Gli ambienti risultano più definiti e riescono a trasmettere un senso di oppressione e isolamento. L’illuminazione dinamica, in particolare, contribuisce a creare momenti di tensione efficaci, soprattutto nelle sezioni più buie. Il design dei fantasmi è senza dubbio uno dei punti di forza del titolo. Ogni spirito è ispirato al folklore indonesiano e presenta un’estetica unica, capace di spaventare e affascinare al tempo stesso. Tuttavia, le animazioni rigide e i movimenti poco fluidi riducono l’impatto emotivo di questi incontri, spezzando l’immersione.

Audio e longevità: fra luci e ombre


Il comparto audio gioca un ruolo fondamentale nella costruzione dell’atmosfera di DreadOut. La colonna sonora, ispirata alle tradizioni musicali indonesiane, accompagna il giocatore in ogni momento, amplificando la tensione nei momenti chiave. Gli effetti sonori, spesso disturbanti, riescono a creare un senso di inquietudine costante, ma la loro ripetitività a lungo andare smorza l’efficacia.

In termini di longevità, parliamo di circa 10-12 ore, la collection offre un’esperienza horror che si attesta nella media del genere. Tuttavia, la mancanza di varietà nelle missioni e una struttura talvolta ripetitiva riducono la voglia di rigiocare, rendendo l’esperienza meno memorabile sul lungo termine.

Commento finale

DreadOut Remastered Collection è un’esperienza unica nel suo genere, grazie al suo legame con il folklore indonesiano e all’atmosfera distintiva che riesce a creare. Tuttavia, i limiti tecnici e alcune scelte di design datate impediscono al gioco di brillare come potrebbe. Se siete fan del genere horror o volete esplorare un approccio diverso rispetto ai classici titoli occidentali, questa collection merita una chance. Per chi cerca un’esperienza più rifinita, invece, DreadOut potrebbe rappresentare un’occasione mancata.

6.5

DreadOut Remastered Collection


DreadOut Remastered Collection è un’esperienza unica nel suo genere, grazie al suo legame con il folklore indonesiano e all’atmosfera distintiva che riesce a creare. Tuttavia, i limiti tecnici e alcune scelte di design datate impediscono al gioco di brillare come potrebbe. Se siete fan del genere horror o volete esplorare un approccio diverso rispetto ai classici titoli occidentali, questa collection merita una chance. Per chi cerca un’esperienza più rifinita, invece, DreadOut potrebbe rappresentare un’occasione mancata.

PRO

Atmosfera unica e suggestiva | Design dei fantasmi ispirato al folklore indonesiano | Migliorie tecniche rispetto agli originali | Colonna sonora evocativa e immersiva |

CONTRO

Controlli macchinosi | Gameplay datato e poco innovativo | Ripetitività nelle missioni secondarie | Animazioni rigide che spezzano l’immersione |

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