Recensione Evil West

Evil West rappresenta l’ideale ciliegina sulla torta a coronamento di un anno importante per Flying Wild Hog. Il team di sviluppo polacco arriva infatti da un’annata contraddistinta da grande promiscuità produttiva. Dopo il free to play Space Punks, la partnership con Devolver Digital ha portato al sidescrolling action Trek to Yomi ed al terzo capitolo di Shadow Warrior. Proprio le avventure di Lo Wang occupano un posto speciale nel cuore di questi sviluppatori, che proseguono la filosofia della spettacolarità e della frenesia portandoci nel selvaggio West.

Pubblicato da Focus Entertainment, Evil West è un action adventure ambientato nell’era della frontiera americana, in cui dovremo combattere la minaccia dei vampiri nei panni di uno degli ultimi agenti di una organizzazione segreta. Un titolo che trae evidenti ispirazioni da produzioni recenti e vecchi classici, con un ritmo incalzante ed esagerato. Saranno elementi sufficienti per distinguersi nel panorama videoludico odierno?

Evil West è disponibile dal 22 Novembre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One ed Xbox Series.


Versione testata: PlayStation 5


È questo il guaio della guerra

Jesse Rentier è un cacciatore di vampiri dell’istituto Rentier, un’organizzazione segreta americana che combatte i fenomeni soprannaturali come le Sanguisugae, una razza di vampiri che vive nella società. Dopo una missione di routine, Jesse ed il suo partner Edgar Gravenor si imbattono in Peter D’Abano, vampiro d’alto rango che aspira al prossimo passo evolutivo della propria specie per contrastare l’avanzamento tecnologico dell’umanità. L’incontro metterà in moto una catena di eventi che porteranno Jesse a dare battaglia alle armate delle tenebre per salvare gli Stati Uniti… e forse l’intera umanità.

Jesse è il tipico eroe spigoloso e determinato.

Il selvaggio West raccontato nella produzione attinge a piene mani da un immaginario ricco di riferimenti. Il mondo del cinema viene ripreso in un’estetica generale che paga tributi alla frontiera steampunk di Wild Wild West ed alla caccia ai vampiri di Van Helsing. Ma gli omaggi videoludicamente più palesi sono nei confronti delle avventure di Jericho Cross di Darkwatch, dimenticato first person shooter targato Capcom dell’era PS2.

Jesse si muove in cittadine fantasma, cave dimenticate, aride praterie e lugubri sotterranei. Si tratta di ambientazioni care all’immaginario del genere, qui reinterpretate con una venatura horror da B-movie. Preparatevi dunque ad una rappresentazione piuttosto esplicita e scanzonata di sangue, violenza e gore, con ricche immagini splatter. Una direzione artistica coerente seppur derivativa nel design generale, che si fa forza con un’ottima gestione dei cromatismi. Contrasti decisi rafforzano le note di colore presenti, illuminando con decisione le notti di caccia di Jesse.

In quest’ottica spiace riscontrare tuttavia un comparto tecnico non pienamente convincente. Su Evil West pesa infatti una evidente povertà poligonale nelle ambientazioni, con effettistiche che sembrano appartenere a produzioni con diversi anni sulle spalle. Il titolo inoltre, come annunciato, propone una modalità Qualità con risoluzione 4K a 30 fps ed una modalità Performance a 1080p/60fps. Purtroppo, entrambe le modalità allo stato attuale non sono perfette. Preferendo la prima opzione avrete un’immagine più nitida, ma il framerate non sarà costante evidenziando spiacevoli fenomeni di stutter. Viceversa, optando per la seconda opzione avrete un titolo sicuramente più fluido ma con una qualità visiva notevolmente più sporca, riscontrabile abbastanza facilmente anche sul protagonista. Auspichiamo che le cose possano migliorare con aggiornamenti futuri.

Le ispirazioni a Van Helsing sono evidenti.

Ora avete la mia attenzione

Se artisticamente Evil West rende omaggio ad un intero sottogenere cinematografico di culto, ludicamente si ispira ad ulteriori mostri sacri. Pochi minuti bastano per cogliere le assonanze della produzione Flying Wild Hog con il gameplay del God of War norreno. Pur non raggiungendo la stessa pulizia in termini di animazioni ed equilibrio generale del capitolo del 2018 (Ragnarok si trova su ben superiori livelli), Evil West ci pone nei panni di un cacciatore di vampiri che potrà utilizzare le proprie armi da fuoco e i propri pugni.

Scontri frenetici, grazie al numero sempre sostenuto di avversari, coreografati in arene disseminate di pericoli ambientali dai quali trarre potenziale aiuto. Fino alle immancabili esecuzioni finali, con annesso trionfo di mutilazioni, decapitazioni e spargimenti di sangue. Gran parte del merito della frenesia del sistema di combattimento viene dalle particolari capacità del vostro guanto speciale, che vi permetterà di avvicinare i nemici lontani, scaraventarli in giro o prendere riparo. La danza di distruzione delle situazioni più concitate ha rievocato nei nostri ricordi tenui echi di God Hand, oltre a suggestioni visive prese da Shadow of the Damned.

Gli unici vampiri buono sono i vampiri morti.

Oltre alle armi e gli equipaggiamenti che otterrete con il naturale progresso del gioco, Evil West vi permetterà di incrementare ulteriormente le abilità di Jesse. L’esperienza maturata in combattimento si convertirà in punti da poter impiegare per attivare nuove abilità speciali o perk che incrementeranno le vostre possibilità offensive o difensive. Volete avere un bonus difensivo quando vi curerete oppure permettere al vostro guanto di attrarre un maggior numero di nemici contemporaneamente? La scelta sull’abilità alla quale dare preferenza starà a voi. Non sazi, potremo dunque spendere i dollari raccolti nei livelli per acquistare ulteriori potenziamenti per le armi. In questi casi, la scelta si farà ancora più importante, vista l’impossibilità di ottenere tutto in un’unica run. Una scelta, da parte degli sviluppatori, che invoglia ad affrontare il NG+ e raddoppiare la longevità fino alla soglia complessiva delle 20/25 ore.

Le armi sono soddisfacenti, ma un bel pugno risolve sempre tutto.

Vampiri, gargoyle, stregoni… meglio se cotti bene

La produzione Flying Wild Hog ha puntato espressamente a rievocare l’epoca delle produzioni AA dei primi tre lustri degli anni 2000. Lo fa consapevolmente proponendo un gameplay intrigante e propenso verso l’action, al contempo senza introdurre complesse meccaniche collaterali che possano distrarre il player. Niente contaminazioni da gioco di ruolo o ardite fusioni tra generi paralleli: Evil West è pura ed autentica carneficina a base di vampiri ed affini.

Se Evil West è dunque indiscutibilmente divertente da giocare nella sua purezza, dall’altro lato si espone inevitabilmente a qualche critica nel level design. L’ispirazione ad una passata scuola di game design conferisce al titolo missioni estremamente lineari. Jesse dovrà infatti non solo limitarsi ad andare dal classico punto A al punto B, alternando corridoi con semplici puzzle ed arene, ma lungo il tragitto avrà solo occasionali possibilità di effettuare deviazioni esplorative.

Chi ha ordinato carne flambé?

Non necessariamente un level design lineare è un aspetto negativo, sia chiaro. Tuttavia Evil West potrebbe trasmettere un affaticamento a tratti precoce nel player moderno. L’assenza di freschezza ed originalità nei livelli rende l’incidere tendenzialmente frettoloso. Molto spesso infatti si è spinti a correre nelle fasi debolmente esplorative pur di arrivare in fretta alla prossima arena in cui sgranchirsi i polpastrelli. Si tratta di una precisa scelta di game design di qualche generazione fa, che poteva tuttavia essere riproposta in maniera più sottile puntando ad una maggiore varietà ed originalità. A mitigare la circostanza sopperisce parzialmente la presenza della coop online, attraverso un meccanismo di drop in/out che permette a due giocatori di divertirsi insieme.

Qualche problema ereditato dell’ispirazione al passato emerge anche nella narrazione delle vicende. Pur consapevoli che la trama non sia esattamente originale o il motivo per cui pagare il prezzo del biglietto, Evil West non fa molto per raccontare la propria storia nel modo giusto. Troppo spesso infatti il montaggio delle cutscene appare nervoso. Cambi improvvisi e sussultori di ambientazione, ritmo e contesto sono immediatamente avvertibili, anche a causa di personaggi stereotipati e dialoghi ricchi di cliché. Anche questi aspetti sono figli delle ispirazioni del team di sviluppo, che potevano a nostro avviso essere tuttavia un po’ ammodernate pur lasciando inalterati gli obiettivi di game design.

Sul versante narrativo si poteva fare di più.

Commento finale

Evil West è un prodotto estremamente onesto. A differenza di altre produzioni che si ripromettono di portare fumose innovazioni, il titolo Flying Wild Hog vuole semplicemente essere un divertente action adventure ispirato alle tipiche produzioni AA delle precedenti generazioni videoludiche. Un obiettivo centrato, grazie ad un combat system frizzante ed un appeal orgogliosamente da B-movie horror. Purtroppo, l’eccessiva linearità del level design ed un comparto tecnico sul quale pesa eccessivamente la natura crossgen impediscono al progetto di raggiungere livelli più elevati. Con queste consapevolezze, allacciate i cinturoni e sistematevi il cappello: la caccia alle mostruosità nel selvaggio West è appena iniziata.

7.5

Evil West


Evil West è un prodotto estremamente onesto. A differenza di altre produzioni che si ripromettono di portare fumose innovazioni, il titolo Flying Wild Hog vuole semplicemente essere un divertente action adventure ispirato alle tipiche produzioni AA delle precedenti generazioni videoludiche. Un obiettivo centrato, grazie ad un combat system frizzante ed un appeal orgogliosamente da B-movie horror. Purtroppo, l'eccessiva linearità del level design ed un comparto tecnico sul quale pesa eccessivamente la natura crossgen impediscono al progetto di raggiungere livelli più elevati. Con queste consapevolezze, allacciate i cinturoni e sistematevi il cappello: la caccia alle mostruosità nel selvaggio West è appena iniziata.

PRO

Vampiri e selvaggio West | Combat system frizzante | Buona longevità |

CONTRO

Level design molto lineare | Tecnicamente arretrato | Narrativamente poco fluido |

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