Dalle foreste tropicali alle vette innevate: benvenuti nel Kyrat!
Versione testa: PlayStation 4.
A quasi due anni di distanza da Far Cry 3 e ad un anno dalla altrettanto incredibile espansione Blood Dragon, Ubisoft ripropone con Far Cry 4 il suo collaudato modello di Fps open world, trasportandoci dalle afose foreste tropicali delle isole del pacifico, alle annevate cime dell’Himalaya, nella regione del Kyrat. Se però le spiagge hanno lasciato spazio alle cime innevate, il trait d’union che accomuna le due storie è invariato e sin troppo evidente: quello della follia umana e dei limiti fino a cui questa può spingersi.
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Orizzonte perduto
Ambientata nella regione dell’Himalaya di Kyrat, la storia vede come protagonista principale Ajay Ghale che intraprende questo suggestivo viaggio nel tentativo di esaudire l’ultimo desiderio di sua madre, morta quando lui era ancora piccolo, di sparcere le sue ceneri nel Kyrat.
Ajay, nato a Kyrat e cresciuto negli Stati Uniti, giunge nella regione proprio quando sta divampando una terrificante guerra civile tra l’esercito dell’autoproclamato re Pagan Min e l’organizzazione ribelle denominata Golden Path, fondata tempo prima dagli stessi genitori di Ajay. Appena arrivato, però, viene rapito per conto proprio di Pagan Min, individuo caratterizzato da una forte personalità, da una scarsa educazione civica e, soprattutto, da un opinabile gusto nel vestirsi. Per nostra fortuna il nostro Ajay troverà sin da subito appoggio in Amita e Sabal, i due leader del Golden Path che, dopo averlo liberato, avendo diverse vedute su come far sopravvivere il movimento di ribellione, metteranno spesso Ajay nella difficile condizione di dover scegliere di appoggiare le decisioni di uno o dell’altro, modificando inevitabilmente la trama del gioco. La storia, così, tra innumerevoli quest secondarie, scorre via in maniera piuttosto lineare, forse un po’ troppo sebbene l’obiettivo dichiarato della produzione sia un altro.
Come anticipato nell’introduzione di questo articolo e nella nostra anteprima (QUI) la narrativa farcraiana, ancora una volta, è incentrata sulla follia dei suoi protagonisti. Tutti nel gioco, personaggi primari e gregari, in un modo o nell’altro, sfuggono ai canoni del più elementare raziocinio e, se è del tutto impossibile per il giocatore comprendere l’abberrazione della psiche di personaggi quali Pagan Min, in altri casi il titolo ci chiederà di diventare pazzi noi stessi: dopo tutto, come scriveva Garcìa Marquéz, “nessun pazzo è pazzo se ci si adatta alle sue ragioni”.
Toh guarda, un avamposto!
La meccanica di gioco è sostanzialmente quella di Far Cry 3, ma questa volta viene amplificato in maniera esponenziale il il concetto di verticalità: un qualsiasi luogo della mappa può essere raggiunto attraverso strade e sentieri, ma anche tramite arrampicate, sfruttando i numerosi punti di ancoraggio distribuiti nella regione e che faranno di voi, già dopo poche ore, un provetto alpinista.
La storia principale è composta da 12 missioni ma è accompagnata da una ricca varietà di side quest e, soprattutto, da numerose attività secondarie, alcune davvero interessanti, intraprese per proprio conto, come la mera esplorazione alla ricerca di preziose ricompense, alla caccia e la conquista dei presidi nemici, o per conto di personaggi secondari, tutti ben rappresentati nella loro totale insanità. Complessivamente la longevità supera le 40 ore, se ci si dedica, oltre alla missione principale anche alle citate attità collaterali. I premi per queste attività vanno dal denaro, che possiamo spendere in diverso modo, non ultimo il potenziamento del nostro armamento, all’aumento di esperienza che ci permetterà di imparare nuove abilità di combattimento e creazione, fino all’accrescimento del proprio livello di Karma dimostrando la propria lealtà agli alleati del Golden Path. Sebbene il modello di gameplay di Far Cry, grazie anche all’enorme varietà di attività possibili, resti ancora insuperato, il titolo presenta qualche elemento che comincia ad avvertire il peso degli anni e, forse, complice anche il riciclo ossessivo di alcune meccaniche da parte di Ubisoft, come quella delle scalata delle torri radio per sbloccare parti della mappa, (qualcuno ha detto punti di osservazione? ndr) cominciamo a sentire l’esigenza di qualche trovata più originale. Per la verità sotto il profilo della pianificazione degli attacchi, le novità non sono di poco conto: alla già citata possibilità di scalare le vette più inaccessibili, e quella di utilizzare anche elementi della fauna del luogo, come ad esempio i ben noti elefanti, si aggiunge la possibilità di utilizzare il piccolo velivolo in dotazione, in grado non soltanto di darci una visione di insieme della mappa di gioco e una percezione più chiara dei punti deboli di uno schiermento difensivo nemico, ma anche di trasformarsi in una vera e propria letale macchina da guerra. La strada intrapresa, in questo senso, è assolutamente positiva.
La Coop sei tu
Il gioco è dotato di una classica modalità Co-Op e da una modalità competitiva con 3 diverse opzioni. Propaganda, Maschera del Demone e Avamposti.
Se la modalità coop è piuttosto tradizionale, permettendoci di affrontare la campagna in collaborazione con un amico, le altre modalità del multiplayer competitivo permettono di affrontare classiche sfide a cattura la bandiera, conquista un avamposto, mantieni una posizione, sia nei panni dei Nativi, che nei panni dei Sentiero D’oro nei due round di cui è composto ciascun match.
Ogni fazione ha le sue caratteristiche peculiari e il gioco risulta piuttosto bilanciato. Ai nativi, infatti, a fronte dell’impossibilità di accedere ad armi da fuoco, corrisponderà anche una maggiore capacità di occultamento, mentre ai membri del Sentiero d’oro sarà concesso l’accesso alle armi da fuoco, sicuramente più letali ma più semplicemente individibuabili.
In una parola: solido!
La versione PS4 splende nella sua risoluzione 1080p con framerate quasi sempre costante a 30 fotogrammi per secondo. Quello che maggiormente appare evidente rispetto alle versioni per PS3/360 è l’altissimo livello di dettaglio di ciò che ci circonda, reso possibile dalla soluzione scelta dagli sviluppatori per l’antialiasing (HRAA) e dalla qualità del texture mapping. Ma non solo, il dettaglio di alcuni particolari, come ad esempio lo delle divise degli altri comprimari, è a dir poco eccezionale. Insomma Ubisoft con Far Cry 4 ha cercato, e ci è evidentemente riuscita, di migliorare un motore di gioco già consolidato negli anni, senza voler essere troppo ambiziosa e frettolosa, come successo invece per Assassin’s Creed Unity, che, nonostante faccia intravedere, in diversi aspetti, la ricerca di nuovi orizzonti tecnici mai visti su console, ha probabilmente visto la luce troppo presto, mancando di quella ottimizzazione che sarebbe stata sicuramente opportuna.
Commento finale
Far Cry 4 è il gioco che qualsiasi amante della serie si aspettava: nel solco della tradizione, il titolo riesce ad apportare alcune interessanti novità sebbene, almeno da questo punto di vista, l’impostazione pare essere stata piuttosto conservativa anzi, non vi nascondiamo che avremmo gradito qualche innovazione in più. Nonostante ciò, Far Cry 4 è un titolo meraviglioso e straordinariamente longevo che siamo sicuri non deluderà il nocciolo duro della sua fan base, ma non dispiacerà nemmeno a tutti coloro che cercano un ottimo sandbox.
Pro | Contro |
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– Tecnicamente brillante
– Longevità incredibile
– Varietà d’approccio eccezionale
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– Qualche innovazione in più non avrebbe fatto male
– Trama un po’ troppo lineare
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Voto Globale:88 |