Recensione Final Fantasy XII: The Zodiac Age

Una seconda opportunità, nella vita, non la si nega a nessuno. E non devono certamente essere i giocatori a negarla, in ambito videoludico, quando la sentenza è già stata emessa dalla casa di produzione. Così, torna alla ribalta Final Fantasy XII. Sì, quel Final Fantasy “strano”, che dieci anni fa ha così tanto fatto parlare di sé, pur segnando uno dei tasselli dell’era PlayStation 2. Un party guidato dall’intelligenza artificiale, una volta che avevamo impostato le azioni da eseguire? Dove mai si era vista una cosa simile? Final Fantasy XII fu una sperimentazione, una novità nel proprio tempo. E non sempre questi prodotti vengono apprezzati, durante la propria epoca.

È pur vero che la stampa settoriale dell’epoca apprezzò quanto aveva da offrire il titolo di Square Enix, che dopo tutto vantava tra le altre cose una storia davvero interessante e ricca di colpi di scena, nonché una mole di contenuti e segreti da fare invidia anche al recentissimo Final Fantasy XV. Questa è una verità; un’altra verità è che se oggi pubblichi la remastered di un titolo è davvero difficile che la gente non la compri. C’è sete di vecchi giochi, del già visto, pur riproposto ad un colpo d’occhio aggiornato (che vuole pur sempre la sua parte).

Da ultimo, i fan della serie Final Fantasy strepitano un sacco, ma alla fine i giochi li comprano, belli o brutti che li definiscano. E nel periodo “post Final Fantasy XV”, in cui DLC dedicati all’ultima produzione continuano ad uscire, sono comunque affamati di altri titoli legati al brand. In questo, The Zodiac Age è il più simile dei vecchi capitoli al nuovo Final Fantasy XV, dunque matematicamente ha più possibilità di essere apprezzato dai neofiti, che magari si sono avvicinati alla serie solo lo scorso novembre.

A distanza di dieci anni, quindi, vale la pena concedere una seconda opportunità: “Provaci ancora Final Fantasy Numero Dodici”! Kingdom Hearts ha avuto la sua buona (troppa) dose di riedizioni, adesso tocca a te, arricchito del sottotitolo The Zodiac Age e di un nuovo comportato tecnico.

Intrighi, inganni ed eroi

Dieci anni sono tanti, e magari due lustri fa eravate troppo piccoli per andare oltre i combattimenti di Final Fantasy XII e godervi la storia; o semplicemente, dopo tutto questo tempo, ve la siete dimenticata. Faremo il nostro dovere come al solito, e vi racconteremo la vicende (per sommi capi, dato che è una vicenda lunga) e facendo attenzione a non anticipare nulla di rilevante ai fini della trama di gioco.

Se non ve ne siete accorti a suo tempo, vi avvertiamo che la trama di Final Fantasy XII: The Zodiac Age è rivolta ad un pubblico maturo, capace di comprendere e apprezzare appieno ogni singolo tassello del complesso intreccio narrativo, che offre tra le altre cose numerosi spunti di riflessione sul valore del sacrificio e della lealtà, e del senso del dovere. Troveranno spazio gli intrighi politici, le brame di potere e anche le meschine macchinazioni dei cattivi di turno.

Le gesta dei nostri beniamini prendono il via in Dalmasca, un piccolo regno che già nelle battute introduttive del gioco verrà invaso e occupato dall’Impero di Archadia, impegnato in una manovra di espansione dell’impero stesso che mira a fagocitare a lungo termine persino Rozaria, l’altra superpotenza del gioco, e a ottenere l’egemonia su tutta Ivalice. La disfatta della debole Dalmasca è però più rapida e plateale del previsto, in quanto l’assalto avviene poco dopo le nozze dell’amatissima principessa ereditaria col bel principe della vicina nazione di Nabradia.

Mentre quest’ultima viene rasa al suolo, con la morte sia del popolo che dello sposo, Dalmasca è vittima di un ingegnoso complotto dalle impensabili finalità; come risultato, l’anziano sovrano rimane ucciso durante l’apparente tradimento del valente capitano Basch fon Ronsenburg, indignato dalla possibilità di firmare un armistizio con l’invasore. In seguito all’esecuzione del regicida e alla notizia della presunta morte dell’intera dinastia reale, tutti i capitani del regno vengono proclamati traditori e la nazione cade definitivamente nelle mani dell’Impero, il quale incarica l’ambizioso Vayne Solidor, figlio maggiore dell’imperatore, di prenderne le redini nelle vesti di console. Non propriamente l’integrità fatta persona, comunque.

La storica indipendenza di Dalmasca sembra perduta, almeno finché un giovane ladruncolo di nome Vaan (eccovi qui finalmente, nei panni del protagonista), sempre più indispettito dal predominio imperiale che dura ormai da due anni, non deciderà di infiltrarsi nel palazzo reale per rubare la mitica Magilite della Dea, un arcano cimelio in grado di legittimare la linea di successione al trono della dinastia reale. Tale episodio metterà dunque in moto una serie di eventi e concidenze che porteranno Vaan e gli altri protagonisti a svelare gli inganni e i complotti dietro la caduta di Dalmasca, ma soprattutto indirizzeranno la principessa Ashelia, che è ancora viva, verso la riconquista della sovranità.

A tutto Gambit

Fantasy XII: The Zodiac Age a suo tempo si distaccava (e distacca oggi) quasi del tutto dai precedenti episodi e da quelli che lo hanno seguito, sposando una meccanica di gioco molto simile a quelle di un MMORPG. Innanzitutto abbandona la telecamera “fissa” e i combattimenti a turni casuali. L’approccio generale da MMORPG, nel particolare, è unico: il giocatore che può esplorare le macro-aree in cui si suddivide ogni location visitabile, con i nemici chiaramente visibili sullo schermo e quindi a volte evitabili.

Il titolo utilizza un sistema di combattimento in tempo reale di discreta complessità chiamato Active Dimension Battle, costruito attorno a una serie di situazioni e tattiche configurabili attraverso i Gambit. Se questo sistema è attivo, i tre membri del party scelti per combattere attaccano i nemici automaticamente (in caso contrario il videogiocatore può scegliere direttamente quali azioni fargli compiere attraverso il classico menu a tendina), e una linea colorata collegherà il personaggio al suo bersaglio, con il tipo di incantesimo o attacco che sta per usare identificato a vista.

La gestione dei Gambit è quindi uno degli aspetti più importanti del gioco, visto che le sorti delle battaglie, specie quelle più difficili, dipendono dalla “corretta” configurazione dei princìpi che regolano le reazioni dei vari personaggi durante lo scontro. Il Gambit consiste in una serie di parametri che il giocatore acquisisce in modi diversi durante l’avventura e che può poi impostare stabilendo delle vere e proprie priorità comportamentali per ogni singolo personaggio a seconda degli eventi.

Tra le novità più apprezzabili,  sono state aggiunte la possibilità di spostarsi rapidamente all’interno degli scenari, anche durante i combattimenti, premendo il dorsale L1, scelta che abbiamo gradito visto che così si possono tagliare i tempi morti senza perdersi al contempo le parti di trama e i combattimenti più ostici; e poi un sistema di salvataggio automatico intermedio tra le diverse mappe, in modo tale da semplificare la navigazione ed evitare di far ripartire il giocatore da un punto di salvataggio troppo distante in caso di morte prematura. A impreziosire invece ulteriormente l’offerta c’è una modalità Sfida che offre ai fan più preparati la possibilità di affrontare fino a cento scontri in successione mettendo alla prova le proprie abilità nell’organizzare e gestire adeguatamente il party.

Commento Finale

A distanza di 10 anni, il ritorno ad Ivalice è ancora una volta indimenticabile. Troppo ambizioso e moderno all’epoca, il sistema di combattimento e la gestione dei personaggi di Final Fantasy XII The Zodiac Age si presenta oggi in linea con le produzioni standard di quasi tutti gli RPG, allontanando l’effetto “straniante” da parte del giocatore. Se aggiungiamo un comparto tecnico completamento rivisto (anche se di certo non perfetto) e la possibilità di un taglio di prezzo entro Natale, è la volta buona per scoprire (o riscoprire) uno dei capitoli fondamentali della Fantasia Finale di Square Enix.



PRO


CONTRO

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