Dopo aver sorpreso all’esordio con l’intrigante Ashen, A44 Games riprova nuovamente a percorrere i passi del genere soulslike con Flintlock: The Siege of Dawn. Il team neozelandese, forte di un’ottima accoglienza per il loro precedente lavoro, ha deciso di alzare il tiro non solo investendo in valori produttivi sensibilmente maggiori ma anche mettendo sul piatto idee potenzialmente interessanti. A metà strada tra un classico titolo From Software e l’impostazione action adventure apprezzata nel nuovo corso di God of War, la produzione arriva ai nastri di partenza dopo uno sviluppo prolungato e molteplici rinvii.
Pubblicato da Kepler Interactive, il nuovo titolo di A44 Games si presenta con una chiave di lettura più soft nei confronti del genere, autodefinendosi dichiaratamente come Souls-lite. Al di là di alcuni spigoli smussati, Flintlock non rinuncia a giocare carte interessanti e coraggiose, in un certo senso anche inedite per il genere. Ma sarà bastata l’ambizione per permettere a The Siege of Dawn di confrontarsi a testa alta con un genere ricco di feroci competitor? Si, ma fino ad un certo punto. Scopriamo insieme perché.
Flintlock: The Siege of Dawn sarà disponibile dal 18 Luglio per PC (via Steam), Xbox Series e PlayStation 5. Sarà inoltre incluso al D1 per tutti gli abbonati a Xbox Game Pass, PC Game Pass e Xbox Game Pass Ultimate.
Versione testata: PlayStation 5
Notte strana quasi lugubre
Fin dalle fasi iniziali della presentazione e del primo approccio con il mondo di Flintlock, è evidente la premura e l’attenzione riposta dal team di sviluppo… ma si avverte altresì anche un’altra sensazione… dapprima un sospetto, poi man mano sempre più concreto.
Nor Vanek è una soldatessa d’élite dell’esercito della Coalizione, ultimo baluardo di difesa contro l’esercito di morti che si sta riversando sulla terra attraverso la Porta del Grande abisso. La resistenza è stoica ma il flusso di non morti continua ineluttabile e senza sosta. Proprio un’azione avventata della militare prova tuttavia un’imprevista reazione a catena, spalancando ulteriormente il passaggio verso un’altra dimensione, dalla quale gli Antichi Dei entrano nel mondo devastandolo. Le terre di Kian sono assediate, la città di Alba è sull’orlo della distruzione. Sopravvissuta per miracolo, Nor viene soccorsa dal misterioso Enki, una divinità minore incarnata in una volpe che offre il suo aiuto per sconfiggere gli Dei, chiudere la Porta e liberare il mondo dal suo tragico destino.
Sul fronte narrativo, appare evidente da subito come il piglio di A44 Games non sia quello dei classici soulslike. Non più un approccio indiretto alla narrazione, ma un taglio molto più frontale proprio delle produzioni cinematografiche. In questo senso, lo sforzo è evidente anche sul versante tecnico dove, al netto di un comparto perlopiù modesto, spicca l’implementazione della tecnologia MetaHuman di Unreal Engine per la creazione dei volti umani del cast. Anche artisticamente Flintlock mette in mostra la triplice ispirazione: l’estetica napoleonica del diciannovesimo secolo, i paesaggi e la fauna neozelandese, le lore di ispirazione mesopotamica.
Un vero peccato però che il timore prima citato si concretizza presto. La narrazione infatti appare fin da subito fin troppo lacunosa, con un respiro strozzato, personaggi appena abbozzati e dialoghi a tratti discutibili. Il contrasto che si crea, tra una presentazione piacevolissima ed una narrativa così claudicante, ci ha francamente spiazzato. Il risultato è quello di una palpabile distanza tra player ed eventi a schermo… non il massimo, per un racconto di vendetta in un mondo quasi senza speranza.
Poi di colpo nelle ossa un brivido
Sul versante prettamente ludico, The Siege of Dawn tenta un punto di incontro tra soulslike e action adventure nel segno del nuovo corso di God of War.
Sposando un livello di difficoltà più basso rispetto a molti competitor (ma che richiede comunque una buona attenzione, soprattutto nelle aree opzionali), Flintlock mette altresì da parte la stamina in cambio di un maggiore dinamismo negli scontri. Nor può usare la propria accetta per affettare i nemici o ricorrere alle armi da fuoco per pressare i nemici dalla distanza (o interrompere i loro attacchi in pieno stile Bloodborne). Gli scontri diventano vere e proprie danze tra schivate, affondi, colpi di pistola, status alterati e parry. Spezzare la guardia dei nemici più corazzati permetterà di spogliarli di armature e scudi, per renderli esposti a colpi tremendamente efficaci. La mobilità della soldatessa d’élite le permette anche di pianificare attacchi dall’alto, mettersi a distanza di sicurezza e sfruttare insidie ambientali o colpi da cecchino (con tanto di kill cam in stile Sniper Elite).
Un gameplay che funziona e diverte nel mescolare varie fonti di ispirazione, anche se non particolarmente innovativo. Un ulteriore elemento di varietà è rappresentato dai poteri magici di Enki, che permettono di sprigionare attacchi devastanti o, più semplicemente, di maledire i nemici per renderli più deboli in determinati frangenti. Le interazioni tra Nor e la volpe ci hanno vagamente ricordato alcune dinamiche viste tra Kratos ed Atreus, con le dovute proporzioni e specificità.
La ritmica degli scontri trova inoltre una curiosa ripercussione nell’accumulo di Reputazione. Questa è, sostanzialmente, la valuta in-game al pari delle anime From Software. Essa serve a fare qualunque tipo di investimento, comprese personalizzazioni estetiche, armi ed abilità stesse (non esiste infatti una progressione tradizionale aumentando le statistiche della protagonista, bensì un più classico triplo skill tree). Combattendo e variando lo stile di combattimento, è possibile accumulare maggiore Reputazione. Tanto più riuscire a combattere senza farvi colpire, maggiore sarà la Reputazione raccolta. Attenzione però: se non la riscuoterete (premendo il tasto sinistra del d-pad), vi esporrete al rischio di subire danni e perdere moltiplicatore e quanto fino a quel momento maturato. Un pò come i trick nella serie Tony Hawk’s, secondo le stesse candide ammissioni degli sviluppatori. Un sistema interessante, che potrebbe stimolare soprattutto i fan più assidui del genere.
Un corridoio che non finisce mai
Il dichiarato intento di rendere Flintlock un souslike più accessibile si è tradotto nelle scelte di game design che vi abbiamo raccontato. Decisioni tuttavia non sono senza conseguenze negative.
Se paragonato infatti ai migliori soulslike (senza dunque scomodare l’eccellente perfezione della maggior parte dei lavori From Software, che vi abbiamo raccontato nella nostra recensione dell’incredibile Shadow of the Erdtree), The Siege of Dawn mette in mostra evidenti limiti e compromessi.
Anzitutto, il level design. In Flintlock troverete mappe sostanzialmente lineari, con alcune deviazioni opzionali sul percorso. Risulta assente tuttavia quella la sensazione di organicità ed interconnessione che affascina da sempre i fan del genere. L’esplorazione, si badi bene, è sempre incentivata dal ritrovamento di oggetti unici, armi e pezzi di equipaggiamento. Ma la gioia dell’esplorazione, purtroppo, è molto contenuta dalla estrema semplicità delle ambientazioni. A mancare è proprio la gratificante sensazione di un level design che si apre, che si amalgama e che si plasma intorno all’avanzamento del giocatore.
Lo stesso flow esplorativo subisce alcune atipiche scelte da parte degli sviluppatori mutuate da altri generi. Si tratta del caso degli accampamenti da liberare sconfiggendo l’NPC più forte. O ancora delle orde di avversari da affrontare come se fossero un unico boss con un’unitaria barra della vita. Non esattamente un feeling da tradizionale souslike.
In quest’ottica, non depone a favore dell’equilibrio generale la maggiore mobilità concessa alla protagonista.
A differenza della stragrande maggioranza dei soulslike, qui è possibile non solo saltare ma anche fare doppi salti e schivate in volo. E, grazie alle abilità magiche di Enki, sfruttare specifici punti per librarsi in aria e volare verso un altro lato della mappa. Peccato però che queste idee, interessantissime sulla carta nel loro aprirsi al mondo action/adventure, finiscono con il sottolineare le problematiche di level design. Non solo le abilità di Nor le permettono di mostrare tutte le carenze delle ambientazioni, ma altresì i voli con Enki palesano limiti.
Per farvi degli esempi concreti. Ci è capitato di saltare sezioni di esplorazione grazie a precisi salti nei punti giusti, finendo per mortificare interi stralci di mappa. Dal canto loro, i portali volanti di Enki rendono evidente la propria funzione di “scorciatoia” artificiale in un mondo lineare. Se nei soulslike le shortcut mostrano la bontà e stratificazione del level design… qui sostanzialmente non esistono. Al loro posto, “scorciatoie” aeree che permettono di passare dal punto A al punto B.
Se per alcuni potrebbero non sembrare problemi rilevanti, tuttavia rappresentano scelte che banalizzano alcune delle caratteristiche più affascinanti di un intero genere. Per un pubblico alle prime esperienza con i soulslike, potrebbero essere idee ben accolte. Per tutti gli altri, molto meno.
Commento finale
Flintlock: The Siege of Dawn è un ottimo ritorno sulle scene per A44 Games, che si dimostra nuovamente un team capace nel periglioso genere dei soulslike. Le particolarità del titolo distribuito da Kepler Interactive sono tali da renderlo un consigliato entry level per coloro che vogliono avvicinarsi al genere, grazie anche ad alcune scelte strutturali che lo rendono meno dispersivo e più focalizzato. D’altro canto, lo scotto da pagare nasce da una implementazione a tratti confusionaria e ridondante di meccaniche, che finiscono con il diluire (o addirittura occultare) alcune leggerezze di game design, particolarmente palesi nel paragone con competitor così agguerriti e totalizzanti. Un “Souls-lite” piacevole che vi potrà intrattenere nella canicola estiva.