Siamo sinceri, il nostro primo approccio con Forspoken è stato a dir poco traumatico. E quando parliamo di primo approccio, facciamo riferimento alla demo provata qualche settimana fa, e capirete il perché tra pochissimo. Aggiungiamoci anche la poco lungimirante comunicazione di Square-Enix e capirete che le premesse non erano delle migliori.
La demo ci aveva dato l’impressione che il titolo di Luminous Productions fosse strutturalmente vecchio e noioso da giocare, facendoci credere che tutto il gioco fosse come in quella porzione di gioco circoscritta. E nelle prime otto ore Forspoken non fa nulla per ribadire il contrario, ti sbatte in faccia tutti quei brutti preconcetti, fa vedere il peggio di sé e ti demoralizza.
Ma poi che succede? Esplode in tutta la sua bellezza, e da bruttissimo anatroccolo si trasforma in cigno. Certo, il riempimento anacronistico e stantio dell’open world resta, ma la stamina non rappresenta più una costrizione invalidante per il parkour magico, i nuovi poteri rendono il traversal eccellente e ci permettono di sfrecciare per Athia con un flow gasante e sublime, e soprattutto le nuove magie valorizzano un combat system profondo, appagante, e cosa più importante di tutte, dannatamente divertente.
Forspoken è disponibile dallo scorso 24 gennaio su PlayStation 5 e PC.
Versione testata: PlayStation 5
Not Forspoken
Fortunatamente, la predizione era errata. Tenendo ben a mente la lenta carburazione di cui vi abbiamo parlato nell’introduzione, il titolo di Luminous Productions, grazie al suo sistema di movimento e, soprattutto, al suo combat system, merita di essere giocato, nonostante tutti gli evidenti limiti connessi all’open world.
La nostra protagonista Frey ha a disposizione quattro tipi di magia. State tranquilli, non andremo nel dettaglio per non fare spoiler, sappiate solo che il sistema di combattimento ha una profondità che non ci saremmo aspettati, che emerge ancora di più giocando a livello di difficoltà Difficile.
Se giocando a Normale, infatti, il combat system risulta comunque divertente, è alzando la difficoltà che vengono a galla tutte le sue eccellenti doti. Nel primo caso, variare le offensive è più che altro un vezzo, nel secondo, invece, saremo costretti a switchare dinamicamente tra tutti i tipi di magia, potenziare i vari incantesimi di ciascun ramo magico, utilizzare i differenti tipi di attacco e tutte le magie di supporto.
Ogni nemico ha diverse debolezze, resistenze e numerosi pattern d’attacco e alla difficoltà più alta diventerà fondamentale apprendere ogni sfaccettatura del sistema. Tutto quanto appena detto raggiunge poi l’apice nelle boss fight, maestose e veramente riuscitissime.
Ogni combattimento diventerà una danza ritmata e frenetica, oltre che visivamente sublime, appagante da giocare e incredibilmente stimolante, anche grazie all’eccellente sistema di controllo, valorizzato maggiormente da un’ottima implementazione delle peculiarità del DualSense.
A tal proposito, permetteteci una piccola parentesi. Le magie di attacco e supporto, nella configurazione di base, si lanciano con R2 e L2. Nei combattimenti più lunghi tale impostazione comporterà un leggero fastidio alle mani. Vi consigliamo di invertire i due grilletti con R1 e L1.
Per quanto riguarda il parkour magico invece, superate quelle prime dannate ore, migliora in maniera esponenziale. Immaginate di giocare a Marvel’s Spider-Man senza la possibilità di utilizzare le ragnatele e con una barra della stamina che si esaurisce con un singolo scatto. Poi dopo aver sbloccato un po’ di poteri otterrete il pieno potenziale del sistema di traversal. Ecco, in Forspoken succede proprio questo. E continuando con il riferimento al lavoro degli Insomniac, muoversi con Frey al suo pieno potenziale è divertente quanto svolazzare per i grattacieli di Manhattan.
La riuscita di tale sistema trova la conferma proprio nel fatto che sfrecciare per Athia sarà comunque tutto sommato piacevole, nonostante sia un mondo “vuoto”…
Un mondo “vuoto”
Purtroppo il difetto maggiore di Forspoken è parecchio invalidante per la riuscita di un buon open-world. Nonostante un level design ben studiato che riesce a sfruttare anche la verticalità, Athia non da stimoli reali all’esplorazione. Leggasi, contenuti validi. A meno che non sentiate spasmodicamente la necessità di completare le tantissime attività “riempitivo”.
A tal proposito, se siete dei maniaci del “completismo a tutti i costi”, con un’alta sopportazione alla ripetitività, non abbandonerete Frey prima che il timer abbia toccato almeno le 80 ore. Un quantitativo di ore triplo rispetto a quelle necessarie a finire la storia svolgendo solo alcune attività collaterali.
Tale sensazione di piattezza del mondo di gioco è anche accentuata dalla presentazione visiva. La direzione artistica, nonostante un uso peculiare dei colori, non riesce mai a dare una forte identità al prodotto, se non in alcuni sporadici casi.
L’open world di Forspoken abbraccia, insomma, la vecchia e mai del tutto abbandonata filosofia della “quantità sopra la qualità”, purtroppo però il meccanismo si inceppa subito. Dopo aver completato l’ennesimo dungeon secondario che sembra uscito da un generatore di livelli procedurali, aver ripulito l’ennesima zona dai nemici, aver raggiunto l’ennesimo punto X per sbloccare Y, seppure in diverse declinazioni, non vorrete far altro che continuare con la storia principale senza curarvi di quello che avrete intorno.
Anche le missioni secondarie, chiamate Deviazioni, non fanno altro che amplificare questo sentimento di “vuoto” che porta irrimediabilmente alla noia, nonostante il core ludico eccelso. Nella maggior parte dei casi, infatti, non sono altro che fetch quest, con un design veramente arcaico. E c’è da dire che questa scarsa identità non è prerogativa delle missioni secondarie, visto che molte missioni principali soffrono di questa stessa piattezza strutturale.
Fortunatamente, la trama riesce a stuzzicare il videogiocatore e a tener vivo il suo interesse, seppure l’impianto narrativo, nella sua interezza, non sia esente da difetti…
Come Alice nel Paese delle Meraviglie
Forspoken rientra nel sotto-genere degli isekai: una ragazza newyorkese si ritrova catapultata nel classico Paese delle Meraviglie.
Seppure il titolo sia un prodotto del Sol Levante, la componente narrativa è stata curata da occidentali. Tale scelta è evidente sin dai primi minuti di gioco. In Forspoken manca la sensibilità tipica orientale, ma non per questo il lavoro svolto non è di buon livello, anzi.
La trama orizzontale e soprattutto il background narrativo sono veramente ben curati, così come i personaggi e i dialoghi. L’intero quadro, a primo acchito, può portare a pensare ad un abuso di cliché e stereotipi, ma con la giusta contestualizzazione, che il gioco si preoccupa prontamente di offrire, si rivela più che adeguato.
Frey è un bel personaggio. Non è la classica eroina senza macchia e senza paura, è un personaggio molto umano, codardo e anche egoista. Abbiamo apprezzato anche le velate critiche alla società odierna, e ancor di più il messaggio che gli sviluppatori hanno cercato di far emergere.
L’impianto narrativo di Forspoken, tuttavia, presenta un difetto che si palesa sin dalle prime battute. In più di una situazione il gioco fa ricorso ad espedienti narrativi totalmente artificiosi e non plausibili per far avanzare gli eventi. Anche facendo ricorso alle logiche della sospensione dell’incredulità, tali scelte ci hanno particolarmente stranito.
Tra alti e bassi
L’impatto visivo di Forspoken è altalenante. Se da un lato l’effettistica delle magie e le animazioni (anche dei vestiti) sono di altissimo livello, dall’altro i volti e le texture molto spesso mostrano il fianco ad evidenti limiti.
Limiti che riscontriamo anche nel comparto tecnico, in questo caso principalmente a causa di una scarsa ottimizzazione. Il gioco presenta tre modalità grafiche, Prestazioni, Qualità e Ray Tracing, ma nessuna riesce ad essere pienamente soddisfacente. Noi abbiamo svolto la nostra prova a Prestazioni e nelle situazioni più concitate il framerate è sceso sotto i 60. Inoltre, la risoluzione dinamica molto spesso scende sotto gli standard, con la conseguenza che in più di un’occasione le immagini risultano sfocate.
Solo note positive, infine, per il comparto sonoro. Il doppiaggio in inglese è eccellente, così come il sound design e soprattutto la colonna sonora curata da Bear McReary. Il main theme di Forspoken ci è piaciuto tantissimo, non solo per un mero fattore di gusti musicali, ma proprio perché, secondo noi, le sue note e sonorità riescono a descrivere al meglio il concept di gioco, conciliando il fantasy con l’urban.
Commento finale
Forspoken è stato un titolo molto difficile da valutare. L’action-rpg di Luminous Productions è graziato da un core ludico ottimo, funzionale e soprattutto divertente. Purtroppo tale ben di Dio è calato in un open world strutturalmente vecchio, farcito di attività “riempitivo” poco stimolanti. Il pregio maggior di Forspoken è da ricercarsi proprio nella sua capacità di riuscire a divertire anche in una struttura così idealmente noiosa. Per questi motivi, e tenendo bene a mente tutte le criticità evidenziate in precedenza, anche in relazione alla narrativa, il nostro consiglio è comunque quello di seguire il Bianconiglio nella sua tana.