Recensione Fort Solis, nello spazio nessuno può sentirti… sbadigliare

Non abbiamo mai fatto mistero di guardare con curiosità e spontanea tenerezza alle opere prime dei piccoli studi emergenti, come questo Fort Solis. Di solito, cerchiamo spesso di concedere a queste produzioni un piccolo posto sotto i riflettori, cercando di mettere in mostra obiettivi ed aspirazioni del team di sviluppo, nonché pregi e difetti del lavoro di esordio. In questo caso specifico, le premesse erano piuttosto intriganti. Il team di sviluppo polacco Fallen Leaf aveva infatti deciso di optare per un’avventura sci-fi al cardiopalma, mettendosi alla prova con l’Unreal Engine 5 e puntando forte a collaborazioni altisonanti nel panorama del voice acting. Prospettive decisamente invitanti, non vi sembra?

Edito da Dear Villagers, Fort Solis si pone come obiettivo dichiarato il voler essere “un’esperienza ad alta fedeltà”, che punta alla immedesimazione completa con i personaggi nel contesto di un thriller sci-fi teso ed entusiasmante. Purtroppo, se avete curiosato in fondo alla pagina, avrete intuito che oggi non siamo qui a tessere le lodi di un brillante esordio. Ci spiace fin da adesso essere piuttosto chiari al riguardo: non tutti i propositi del team di sviluppo hanno trovato la migliore realizzazione auspicata. Scopriamo insieme perché.

Fort Solis è disponibile dal 22 Agosto per PC (via Steam) e PlayStation 5.

Primo chiarimento: non aspettatevi di pilotare dei mezzi.

Versione testata: PlayStation 5


Oh sh*t, here we go again

Il preambolo narrativo di Fort Solis è quanto di più ordinario possibile, nell’ambito della fantascienza. Dopo aver ricevuto un’anomala richiesta di soccorso da parte di una remota base situata su Marte, l’ingegnere Jack Leary raggiunge la misteriosa Fort Solis. Fin dal suo arrivo le cose sono strane ed i membri della struttura sembrano spariti nel nulla. Un’imminente tempesta lo costringe all’isolamento all’interno della base per tutta la notte. Qualcosa andrà tremendamente male e la sopravvivenza fino all’alba diventerà l’unico obiettivo da raggiungere.

Suona familiare? Beh, perché lo è. Ma chiariamoci fin da subito. Ricorrere ad un topos del genere, la stazione spaziale isolata con il malcapitato di turno, non è di per sé un errore. Non solo il panorama videoludico, ma anche quello cinematografico, sono pieni di storie che iniziano con una premessa di questo tipo. L’importante è lo sviluppo della vicenda, le interazioni dei personaggi, le sensazioni trasmesse dall’atmosfera. In questo senso, lo sforzo di Fallen Leaf è evidente.

Non lasciate indietro il casco, vi avvisiamo.

Il team di sviluppo polacco, infatti, decide fin da principio di staccarsi dalle aspettative del genere, virando sul thriller anziché sul racconto di paura. Fort Solis, infatti e nonostante le analogie con altre produzioni, non ha pressoché nulla di un horror. Fallen Leaf opta per un racconto in cui la suspense e la tensione montano sulla base di un mistero da dipanare, sullo sfondo di una situazione di pericolo costante.

Non contenti di una scelta di questo tipo, gli sviluppatori hanno poi pensato di calare alcuni assi decisamente importanti. Il cast che ha dato vita ai personaggi principali di Fort Solis vede infatti la partecipazione di Roger Clark (Arthur Morgan in Red Dead Redemption 2), Jessica Brown (World on Fire, Fondazione) e Troy Baker (Joel Miller in The Last of Us). Soprattutto la prestazione di quest’ultimo è capace di rubare la scena e rimanere impressa nei giocatori.

Da ultimo, una scelta piuttosto impegnativa: quella di realizzare il titolo in Unreal Engine 5.2, diventando a tutti gli effetti non solo uno dei primi titoli a potersi fregiare del primato, ma anche tra le prime produzioni indipendenti a farlo. Peraltro, possiamo dirlo, con piacevolissimi risultati, anche al netto di una ripetitività degli ambienti piuttosto prevedibile.

Quindi insomma: tutto bene finora, giusto? Eh… purtroppo no, affatto.

Molti oggetti si possono guardare… e basta.

Breve ma non intenso

Finora vi abbiamo parlato di quanto il titolo risulti ambizioso, soprattutto alla luce delle modeste risorse del team di sviluppo. Il problema dell’ambizione è che è un’amante infedele, capace di tradire alla prima distrazione. E sfortunatamente, durante lo sviluppo di Fort Solis, di distrazioni ce ne devono essere state tante.

Iniziamo dall’elefante nella stanza. La trama di Fort Solis, semplicemente, non funziona. Non stiamo parlando di un intreccio eccessivamente complesso o banale, né di personaggi irrealistici o caricaturali. Ci riferiamo invece, purtroppo, alla direzione generale della scrittura. Le vicende di questa breve (si parla di quattro ore, al massimo) notte marziana appaiono monotone, prevedibili e fin troppo inconsistenti. Anche i colpi di scena, seppur presenti, non contribuiscono mai a dare una sferzata all’atmosfera, che resta impantanata in una sostanziale immobilità.

Se il thriller poggia il suo successo, per definizione, sul brivido della tensione per un mistero incombente e pericoloso, in Fort Solis tutto questo non avviene. Il finale stesso, che arriva al termine dei cinque minuti più coinvolgenti della produzione, si risolve in una risoluzione anticlimatica e piuttosto fiacca nella messa in scena. L’assenza poi di una traduzione italiana ci ha lasciati abbastanza interdetti, visto che non c’era poi chissà quanto da adattare al nostro idioma.

Il colpo d’occhio è piacevole ma molte ambientazioni son ripetitive.

Le ragioni di questa debacle narrativa onestamente ci sfuggono. Quello che possiamo dire è che la nostra sensazione, al termine dei titoli di coda, è quella di aver assistito ad una trama fin troppo ordinaria, valida nei limiti di una fruizione senza grandi aspettative. In questo senso, Fort Solis vuole “omaggiare” il format di una serie da bingewatching, con la capacità di sfruttare segmenti narrativi per poter interrompere l’esperienza e riprenderla a piacimento. Peccato però che finisce per l’essere come quelle anonime serie Netflix senza arte né parte, adatte per una visione leggera, addirittura a tratti piacevole, ma davvero poco più.

Il problema forse più grande di Fort Solis è aver sposato, dichiaratamente, la volontà di creare un’esperienza esclusivamente narrativa. Quando si fanno scelte del genere e la sceneggiatura non appare impeccabile, è inevitabile ritrovarsi con una coperta molto corta. E se il titolo non riesce a trasmettere una tensione indispensabile con la forza della propria storia, beh, non ha neanche la via di salvezza data dalla possibilità di un game over sempre in agguato. Vi spieghiamo perché.

Esplorate bene per raccogliere tutti i collezionabili.

Please, be excited

Come dichiarato dagli stessi sviluppatori, Fort Solis rinuncia dichiaratamente a tempi morti e componenti action per focalizzarsi esclusivamente sul coinvolgimento nelle vicende. Il prodotto è dunque un’esperienza prettamente narrativa, non molto dissimile, concettualmente, dai titoli di David Cage e Supermassive Games. Tuttavia, mentre questi titoli riescono, chi più chi meno, ad ovviare alla scelta di rinunciare ad un gameplay attivo in funzione di una narrazione messa al primo posto… Fort Solis non riesce in questo obiettivo.

Vi abbiamo infatti già detto che la trama e la narrazione non riescono a colpire nella misura che ci saremo aspettati. Proprio per questo motivo, tuttavia, risaltano ancora di più i limiti di un gameplay ridotto all’osso.

Sessioni di fuga? Si, ma sui binari.

L’esplorazione della desolata Fort Solis passa attraverso interazioni estremamente limitate nei confronti dell’ambientazione, che si riassumono nel ciclico “trova la chiave, ascolta la registrazione”. Se la seconda fa parte della componente narrativa della produzione, la prima è un emblema di un game design essenziale al punto da essere rinunciatario che si ripete stancamente per l’intera durata dell’avventura. Mentre altri titoli ovviano ad una struttura di game design di questo tipo con l’azione e l’imprevisto… Fort Solis non lo fa. Non esistono se non sporadici momenti di tensione, spesso risolti con brevi filmati non interattivi o con limitatissimi QTE.

Altrettanto irritante è poi l’andatura della camminata. Non esiste un modo per incrementare l’andamento del proprio alter ego virtuale, finendo per essere limitato ad un incedere lento, compassato e, in definitiva, stanco. Una scelta probabilmente ben precisa da parte del team di sviluppo (siamo maliziosi: forse anche per allungare la non esaltante longevità?), ma che non ci sentiamo di condividere granché. Alcune sezioni infatti, per motivi di trama, avrebbero necessitato di ben altro cambio di ritmo: vedere un personaggio che invece se la prende con tutta la calma del caso, beh, spezza un po’ l’immersione.

Cosa ci sarà in fondo al corridoio? Boh, ma sicuramente niente di che.

Commento finale

Fort Solis ci ha trasmesso una sensazione piuttosto netta. Da un lato, abbiamo percepito la volontà del team di sviluppo di mettersi in gioco, anche ricorrendo alla professionalità di grandi nomi come Troy Baker e Roger Clark. Dall’altro lato, ci siamo trovati di fronte ad un titolo sfortunatamente impalpabile, tanto ludicamente quanto narrativamente. Il team polacco Fallen Leaf si è dunque ritrovato, suo malgrado, a fare il passo più lungo della gamba. Il risultato è un’esperienza thriller a sfondo fantascientifico che, nonostante l’appeal cercato dal marketing, scivola via senza sussulti e punti esclamativi. Un titolo dunque adatto unicamente ad una fugace serata senza pretese: un vero peccato.

6.0

Fort Solis


Fort Solis ci ha trasmesso una sensazione piuttosto netta. Da un lato, abbiamo percepito la volontà del team di sviluppo di mettersi in gioco, anche ricorrendo alla professionalità di grandi nomi come Troy Baker e Roger Clark. Dall'altro lato, ci siamo trovati di fronte ad un titolo sfortunatamente impalpabile, tanto ludicamente quanto narrativamente. Il team polacco Fallen Leaf si è dunque ritrovato, suo malgrado, a fare il passo più lungo della gamba. Il risultato è un'esperienza thriller a sfondo fantascientifico che, nonostante l'appeal cercato dal marketing, scivola via senza sussulti e punti esclamativi. Un titolo dunque adatto unicamente ad una fugace serata senza pretese: un vero peccato.

PRO

Atmosfera piacevole | Doppiaggio inglese di alta qualità | Durata contenuta senza diluizioni superflue |

CONTRO

Storia impalpabile | Narrativamente non riesce a trasmettere pathos o tensione | Gameplay ridotto all'osso |

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