Tempi bui all’orizzonte per il casato dei Forrester.
Versione testata: PlayStation 4, PlayStation 3.
Sembrava che il talento di TellTale Games in fatto racconti (e videogiochi) fosse ormai fuori discussione. Mettiamo la parola “videogiochi” dopo “racconti” perchè prima di ogni altra cosa TellTale si occupa di questo: narrazioni. Il nome dell’industria stesso dovrebbe farvi accendere la lampadina. Mettiamo quell’imperfetto, “sembrava”, perchè ora non ne siamo più tanto convinti. Se con la prima stagione di The Walking Dead (e in parte con la seconda) e con The Wolf Among Us ci trovavamo di fronte a dei titoli quasi indimenticabili (non “capolavori”, perchè parola eccessiva e, di questi tempi, tirata fuori dai vocabolari troppo spesso), questo primo episodio di Game of Thrones lascia un po’ l’amaro in bocca. Tant’è che, se non ci fosse il loro nome all’inizio e alla fine, sembrerebbe che ci stessero propinando un prodotto scadente dopo aver cambiato la targhetta con quella di un’ottima marca.
Il problema non è evidentemente da cercare nella bontà del materiale di partenza: che si parta da un libro, un fumetto o un film, la TellTale sa sempre dove andare a cercare un ottimo punto di avvio. The Walking Dead è The Walking Dead. The Wolf Among Us sarà meno conosciuto, ma insomma, recuperate il fumetto e vediamo se non vi piace. Game of Thrones è Game of Thrones, mica robetta. Si saranno adagiati troppo sul successo che porta con sè l’universo di Benioff e Weiss? Forse. Staremo a vedere.
Una guerra per quattro tronchi
Una sera ti trovi schierato col tuo esercito perchè invitato ad un matrimonio, il mattino dopo sei in rotta con quei quattro soldati che ti rimangono (se ti rimangono). Se seguite la serie televisiva di Game of Thrones evitiamo di dirvi altro, anzi vi mettiamo in guardia: il videogioco comincia con lo spoiler del finale della terza stagione, e si conclude poco prima dell’inizio della quinta. Che stiate leggendo i libri o vedendo la serie in televisione, siete avvisati. A parte questo, basta un po’ di buon senso: giocando non dovrete interpretare i personaggi televisivi, ma protagonisti creati ad hoc per la produzione videoludica (che nel libro tra l’altro sono solo citati). Ma, vuoi per l’ambientazione, vuoi per alcuni personaggi troppo importanti per non essere incontrati anche solo di sfuggita lungo il nostro cammino (chi ha detto Cersei e Tyrion?), è ovvio che non è consigliato giocare con la paura di cadere in preda agli spoiler. Se le anticipazioni non vi piacciono, semplicemente prima vedetevi il telefilm fino alla quinta stagione. Chiusa parentesi.
La trama del gioco verte attorno alla famiglia Forrester, che richiama molto da vicino quella Stark, dal momento che se al mondo può accadere qualcosa di brutto, state pur certi che accadrà a lei. Unico personaggio fuori dal nucleo familiare è il nipote di un castellano, Gared, peraltro uno dei pochi che in questo primo episodio mostri un minimo di carisma. Accompagneremo i nostri beniamini nelle loro disavventure, sulle montagne, per le valli, in luoghi chiusi, all’aperto: insomma, in quel mondo psicologicamente asfittico ma territorialmente immenso che è il continente di Westeros (con qualche capatina ad Essos, più avanti). Come dicevamo, non se la passano bene: sono i signori di Ironrath, un territorio a Nord del continente che possiede una immensa risorsa naturale di Ironwood, cioè alberi perfetti per costruire armi e scudi resistentissimi. Dov’è il problema? Dopo la scomparsa del lord e del suo primogenito, i sovrani dei territori vicini pensano di bene di andarsi a prendere la loro fortezza, il loro territorio e tutti gli alberi.
Non è esattamente il massimo dell’originalità, ma comunque una premessa che se sviluppata bene può dare dei risultati. Peccato che non venga sviluppata decentemente e che non li dia: il tutto si risolve in una noia imbarazzante che dura un paio d’ore. Cercheremo di farvi capire perchè, e qualche delucidazione in termini di gameplay ci verrà in aiuto, laddove non possiamo certo farvi il resoconto di tutta la storia, perchè vi toglieremmo quell’unico motivo che potrebbe portare amanti e non amanti della saga a giocare questo primo episodio.
Cinque personaggi in cerca di affetto
I giochi della TellTale sono quelli in cui si gioca poco. Sembra un paradosso, invece è una constatazione quasi ovvia. L’abbiamo già detto: sono racconti. Nei racconti o si racconta o si ascolta. Noi ascoltiamo, e nel frattempo vediamo sullo schermo il racconto. Meglio ancora: ne prendiamo parte, ogni tanto muoviamo il personaggio, decidiamo per lui, lo aiutiamo o lo ostacoliamo. Questa formula ha determinato il successo delle produzioni videoludiche di questo tipo, ed è qui che TellTale gioca in casa. “Bene”, verrebbe da dire. Purtroppo in questo primo episodio la magia si spezza. Inevitabilmente un paragone con i passati risultati aiuta a capire meglio: in The Walking Dead c’erano delle scelte da fare molto importanti. Anche difficili da prendere, dal punto di vista morale (lo taglio o non lo taglio quel braccio? Lo uccido o non lo uccido quel tipo?). Il giocatore faceva queste scelte con un groppo alla gola; più avanti, al momento di vedere cosa aveva comportato nella storia la sua scelta, si chiedeva “cosa sarebbe accaduto se invece avessi fatto l’altra scelta?”. Certo, il finale di ogni stagione era comunque premeditato dall’inizio: vuoi o non vuoi, sempre a quella fine dovevi arrivare. Cambiavano i personaggi che rimanevano con te, forse qualcuno di loro aveva ancora il suo braccio, o forse no, ma si capiva dove si voleva andare a parare. Restava però quel senso di libertà, di importanza decisionale, quel “posso fare la differenza, posso scegliere il destino”.
Nel primo episodio di Game of Throne non c’è nulla del genere. Le scelte da fare sono poche, sono banali, sono apparentemente inutili. Dico “apparentemente” perchè alcune potrebbero rivelare il loro significato solo nei prossimi episodi, ma dubitiamo che rubare una moneta possa fare collassare un regno intero. Il tempo forse ci smentirà. Nessun senso di grandezza comunque: sono piccole scelte, piccoli eventi, neanche lontanamente si toccano i livelli delle altre produzioni. Quel poco che c’è qui di bello, era la normalità in The Wolf Among Us e The Walking Dead; tutto il resto scorre senza lasciare nulla, quasi inosservato. E in un racconto questo è un fallimento.
Non è tutto. Questo videogioco è una produzione corale: i personaggi giocabili sono cinque. Non stiamo dicendo che c’è un protagonista e poi ci sono i suoi aiutanti: stiamo dicendo che ci sono cinque protagonisti. Immaginate ora di dover prestare attenzione a cinque protagonisti in un gioco che dura due ore. Alla fine di quale vi ricorderete? Cosa vi avrà lasciato? Quasi nessuno. Poco. Se il tempo a disposizione per familiarizzare con loro fosse stato più esteso, se gli eventi fossero stati più tesi, interessanti, significativi, qualcosa sarebbe rimasto, e invece non rimane. Troppa carne al fuoco, verrebbe da dire, e scarsa consapevolezza di come cucinarla. Gli altri videogiochi TellTale presentavano un gruppo di personaggi significativo, ma il protagonista era uno, massimo due: entravi nella loro testa, capivi cosa pensavano, come ragionavano, se soffrivano, se erano felici. Se uno di loro moriva, anche a te si spegneva qualcosa dentro. Qui se un personaggio muore (muore? Non è detto. Giocatelo e lo saprete), lo fa come qualsiasi altra comparsa. Nessun picco di tensione, tranne alla fine, e anche piuttosto scontato; comunque poco significativo. Alla fine a noi è rimasto l’amaro in bocca: non c’è stato il tempo di capire se qualche personaggio ci piace davvero, non c’è stato il tempo di fare almeno una scelta decente, non c’è stato il tempo perchè la trama diventasse interessante.
Cosa si fa in due ore, quindi? Si ascolta quello che dicono i personaggi. Però dicono cosa che non lasciano il segno. Non si riesce a capire dove si voglia andare a parare, complice il fatto che ci si sposta, anche spazialmente, da un capo all’altro del continente, a guardare frammenti di vita di ciascuno di essi: un insieme disorganico le cui parti fanno fatica a tenersi assieme. Le poche fasi d’azione che ci sono abbiamo imparato a conoscerle: premi ripetutamente quel tasto, sposta in fretta l’analogico a destra se non vuoi finire con una spada piantata nel cranio. Quelle d’esplorazione, se vogliamo chiamare “esplorazione” vedere cosa troviamo in una stanza, consistono nel portare il cursore da qualche parte e premere il tasto giusto per analizzare l’oggetto. Ecco perchè dicevamo che si gioca poco. Il resto del tempo, di nuovo, dialoghi, dialoghi, dialoghi e risposte da dare ai vari interlocutori, che di volta in volta saranno entusiasti, imbarazzati, arrabbiati, anche per questioni di davvero poco conto.
Poveri i nostri occhi
A questo punto sembra lecito almeno sperare che il gioco sia bello da vedere e da sentire, se per tutto il resto è così così. Resterete delusi: se le altre produzioni TellTale hanno sempre avuto un certo fascino (laddove mancano fin troppi elementi ambientali, dettagli, modelli e poligoni) grazie a uno stile originale tra il fumettoso e il cel shading, questa volta si è scelto di provare qualcosa di nuovo. Un esperimento imbarazzante, una sorta di illustrazione acquerellabile che richiama per tanti versi i quadri impressionisti (quelli che non sono passati alla storia come capolavori, però). Lungi dal donare qualcosa di nuovo e fresco, il nuovo stile contribuisce a mostrare la povertà dei dettagli e degli oggetti sullo schermo, a rendere confuso e poco nitido il colpo d’occhio delle immagini, a dare talvolta l’effetto che i disegni siano proprio sgranati. Quindi no, Game of Throne da vedere non è per niente bello, sfioriamo la grafica di un titolo per PlayStation 2, e non rende neanche onore agli impressionanti paesaggi naturali del mondo di Westeros, con i suoi ghiacciai innevati, boschi selvaggi e notti minacciose. E il sonoro non solo non riesce a compensare la mancanza, ma finisce spesso e volentieri neanche col bastare a se stesso: resta sospinto in secondo piano, non accompagna gli eventi, è marginale e facile da dimenticare (eccezione fatta per il menù iniziale e la presentazione dell’episodio, ma sono due momenti che non possono fare la differenza). Ah, per la cronaca il gioco è totalmente in inglese, scritto e parlato, ma il suo livello è abbastanza semplice, tale da non creare problemi di sorta per chi l’abbia studiato solo a scuola con almeno la sufficienza in pagella.
Commento finaleGame of Thrones poteva essere tante cose: una bella storia, un gioco divertente, un’ avventura intrigante e appassionante. Poteva insomma trovare il suo spazio autonomo accanto ai libri e alla serie televisiva, se avesse osato. Ma ha osato troppo poco, e finisce scartato in un angolo: affidatosi esclusivamente al fascino delle sue produzioni parallele, non ha nulla di suo da offrire, nè una propria personalità. Questo primo episodio delude le aspettative e lascia amareggiati, speriamo vivamente che le cose cambino con il proseguire delle vicende e di poterci affezionare ai questi timidi e anonimi personaggi che abbiamo incontrato nella parte iniziale dell’avventura di Ironrath. Del resto ci sono altri cinque episodi all’orizzonte con cui poter recuperare terreno. |
Pro | Contro |
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– Prezzo contenuto
– I fan potrebbero comunque gradirlo
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– Lento, anonimo, a tratti noioso
– Le scelte del giocatore sono apparentemente futili
– Graficamente inguardabile
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Voto Globale: 55 |