Più invecchia, più è buono
Ora, anche la migliore delle strategie ha le sue lacune. E se gli americani (la recensione è infatti basata sul disco USA gelosamente custodito da parte di chi vi scrive) possono godersi questa speciale edizione già dallo scorso novembre, per i giocatori europei l’unica via per accedervi in una lingua a loro comprensibile che non sia l’inglese è comprare la bellissima – ma costosa – God of War III: Ultimate Trilogy Edition.
Tralasciando questi discorsi effettivamente noiosi ma dovuti, passiamo a raccontarvi il gioco vero e proprio. L’obiettivo della God of War: Collection è, come detto, presentare agli acquirenti i primi due episodi rilasciati su Playstation 2 con il completo supporto all’alta definizione (720p), anti-aliasing, 60 frame per secondo fissi e trofei per ognuno degli episodi (un totale di 71 divisi in 36 per God of War e 35 per God of War II). In questo senso il porting effettuato da Bluepoint Games, il piccolo studio indipendente che si è occupato del lavoro, è quasi impeccabile. Grazie anche ai benefici della risoluzione maggiorata, i due giochi si mostrano in forma smagliante praticamente a distanza di anni. Ovviamente nulla che possa paragonarsi seriamente alle migliori produzioni odierne, ma nonostante siano passate ormai quasi cinque primavere, è incredibile constatare come un videogioco realizzato su un hardware parecchio obsoleto riesca tranquillamente ad essere una gioia per gli occhi anche nel 2010, a testimonianza del grandissimo valore raggiunto al tempo dal titolo Sony Santa Monica.
Come accade per le edizioni del genere, un piacevole menu accompagna il giocatore all’inizio della partita chiedendogli di scegliere quale delle due avventure di Kratos giocare per prima. Naturalmente, ogni gioco funziona in maniera indipendente dall’altro e vale a dire che niente, blu-ray escluso, sarà condiviso dai due God of War.
Ciò che è piacevole constatare, discorsi grafici a parte, e come il gioco in sé sia tremendamente attuale. Chissà se si tratta di un reale merito di God of War o un di triste decadimento del il genere d’azione in questa generazione che, salvo qualche piccola perla, è rimasto sostanzialmente fermo alla precedente generazione. Ad ogni modo, anche se giocate per la prima volta con Kratos, vi sembrerà davvero di aver acquistato un videogioco “odierno”, con un complesso di gameplay, level design e scelte di regia sinceramente da oscar.
Le fasi di gioco, divise per capitoli, consistono infatti in un continuo andirivieni in spettacolari ambientazioni dell’antica Grecia, dove un infuriato Kratos cerca la sua personalissima vendetta contro i temuti dei dell’Olimpo. I combattimenti, che costituiscono la maggior parte del tempo speso in entrambe le produzioni, sono a volte intervallati da enigmi ambientali, purtroppo non molto complicati e di certo non l’esempio lampante dell’originalità. Ad enfatizzare l’aspetto spettacolare intervengono i Quick Time Event, forse per la prima volta così decisivi dai tempi dello storico Shenmue di Dreamcast. La pressione di tasti consecutivi indicati a schermo non è affatto una rarità in God of War, anzi costituisce spesso la normalità. L’uccisione di nemici “speciali” o di imponenti (non è affatto una esagerazione l’uso di questo termine fidatevi) boss di fine livello viene strettamente collegata all’utilizzo dei QTE, che permettono quindi di ottenere degli scorci spettacolari di prima e gustosa qualità.
Vi è anche un importante aspetto di personalizzazione delle abilità di Kratos: ogni nemico ucciso infatti fornirà degli speciali punti utili poi al potenziamento dei poteri o delle armi in possesso al guerriero spartano decaduto. A dire la verità, più che una personalizzazione la definiremmo meglio un “percorso obbligato”, dato che, come per tutte le produzioni del genere, la difficoltà andrà in crescendo con il passare delle ore. I nemici si faranno più forti, le situazioni più complicate e per questo andare avanti con le potenzialità iniziali sarà impossibile anche al livello di sfida più semplice disponibile. Anche perché, inutile dirlo, qualsiasi arma o potere avrà un importanza fondamentale, tale da permettervi di proseguire nel gioco non solo per l’uccisione di mostri altrimenti troppo potenti, ma specialmente per la risoluzione di enigmi che potrebbero dipendere da una abilità o un’arma di Kratos.
La collection non ha naturalmente intaccato nulla dei due splendidi capolavori di Santa Monica, al massimo ne ha letteralmente potenziato le già alte qualità grazie alle migliorie visive apportate. Un appunto negativo? Magari parlare dei difetti che si portano comunque i due videogiochi, specialmente il primo, non sarebbe propriamente corretto, del resto l’obiettivo di questa edizione non era certo rifare praticamente tutto da zero. Sappiate comunque che la longevità non è purtroppo alta, ed entrambi i titoli possono essere completati in 8-10 ore ciascuno. Potrebbe farvi storcere il naso anche qualche scelta di level design nel primo episodio non proprio azzeccata, e non è un caso dire comunemente che God of War II è sempre stata la ciambella con il buco meglio riuscito. Un appunto – piccolo – negativo anche a questa collezione: i filmati, sia del primo che del secondo episodio, non hanno ricevuto gli apporti dell’alta definizione rimanendo quindi ancorati alla definizione standard e potete ben capire come lo “stacco” con l’HD non sia propriamente un bello spettacolo. Una pecca in un lavoro altrimenti perfetto.